Retroscena Tudor: il doppio no al Parma dove ora si gioca il futuro Juve

Non c'è due senza tre: l'allenatore croato insegue la terza vittoria alla guida dei bianconeri dopo quelle contro Genoa e Lecce. Successo che sarebbe anche un terzo 'sgarbo' ai gialloblù...

TORINO - Strada Garibaldi, svolta a sinistra su Via Pisacane e dritto fino a Borgo Venti Marzo. Si snoda per le vie di Parma, correndo tra la Cattedrale di Santa Maria Assunta e il Battistero dell’Antelami, il filo della stagione di Igor Tudor. Che nella serata di Pasquetta, a bordo del rettangolo verde del Tardini, confida di recapitare il suo, personalissimo, terzo “no” dell’anno ai ducali.

Tudor alla Juve, Chivu al Parma

Le strade del tecnico croato e del club emiliano, infatti, si sono già sfiorate in questa stagione. Per due volte. Il curriculum dell’allenatore bianconero ha stazionato a lungo sulla scrivania del presidente Krause, che ha creduto nel progetto Pecchia finché possibile, ma che non ha voluto farsi trovare impreparato di fronte all’eventualità di un addio anticipato al timoniere dell’ultima promozione. Come poi puntualmente accaduto. Così i gialloblù avevano sondato l’alternativa Tudor già a ottobre, all’indomani del pareggio a reti bianche nel derby con il Bologna e alla vigilia di una sosta Nazionali in cui il nuovo tecnico avrebbe potuto lavorare in maniera intensiva su testa e gambe dei giocatori. Così l’hanno nuovamente valutata nel mese di febbraio, a margine della quarta sconfitta di fila, patita in casa contro la Roma, prima di virare con decisione sul nome di Chivu. Anche perché da Spalato, appunto, era arrivata una chiusura più che un’apertura. Il turning point che, con il senno di poi, ha permesso a Tudor di farsi trovare pronto e libero al momento di un’altra chiamata, quella della “sua” Juventus. Corsi e ricorsi storici, come sosteneva Giambattista Vico, che pure ha trascorso la maggior parte della sua vita a Napoli e non a Parma.

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Tudor, la corsa Champions

E il turning point in virtù del quale, lunedì sera, Tudor siederà effettivamente sulla panchina del Tardini. Ma su quella riservata agli ospiti. In occasione della partita più delicata di questa porzione di calendario, se non di tutta la volata con vista sulla prossima Champions League. Certo: per la Juventus, all’orizzonte, ci sono ancora gli scontri diretti con il Bologna e con la Lazio. Da affrontare, per giunta, in trasferta. Ma arrivarci con lo scenario attuale rivisto per eccesso, ovvero con in saccoccia sei punti tra la trasferta di Parma e il successivo impegno casalingo contro il Monza, permetterebbe di ridimensionare – in qualche modo – le sfide del Dall’Ara e dell’Olimpico. Tanto, insomma, passa dalla partita di Pasquetta, quando Tudor farà di tutto per confermare il proprio “no” ai ducali. Questa volta, però, direttamente sul terreno di gioco: una sorta di diniego alla voglia di rivalsa della squadra di Chivu e alle legittime ambizioni di una salvezza più anticipata possibile.

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Ricomincio da tre

Ma il numero tre ricorre in maniera insistente, alla vigilia della partita che contrapporrà il tecnico croato a quello che sarebbe potuto essere il suo… presente. Tre, infatti, sono anche le vittorie che Tudor insegue da allenatore della Juventus, dopo i successi interni ai danni di Genoa e Lecce: per rinsaldare la candidatura a un piazzamento Champions, per dare un paio di martellate ai chiodi che potrebbero rendere sempre più stabile la sua panchina, con vista anche oltre il Mondiale per Club in estate. Da Parma, ampliando il campo visivo, passa infatti anche un pezzetto del futuro professionale del gigante di Spalato. Che intende giocarsi le proprie chance di permanenza a Torino senza derogare dal suo credo calcistico, fatto di corsa, intensità e... attacco. Il contrattempo occorso ieri a Yildiz, ammesso e non concesso che ne limiti l’apporto lunedì sera, non influirà sull’atteggiamento della squadra, che verrà ancora schierata - nel segno della continuità - con almeno quattro elementi offensivi contemporaneamente in campo, a maggior ragione se Nico Gonzalez dovesse ancora agire da esterno. Segnare una rete in più degli avversari - in fondo - resta la stella polare cui guarda il tecnico croato. Che, ai tempi in cui svettava al centro della difesa dei bianconeri, al Parma aveva anche segnato due reti. Già: corsi e ricorsi.

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TORINO - Strada Garibaldi, svolta a sinistra su Via Pisacane e dritto fino a Borgo Venti Marzo. Si snoda per le vie di Parma, correndo tra la Cattedrale di Santa Maria Assunta e il Battistero dell’Antelami, il filo della stagione di Igor Tudor. Che nella serata di Pasquetta, a bordo del rettangolo verde del Tardini, confida di recapitare il suo, personalissimo, terzo “no” dell’anno ai ducali.

Tudor alla Juve, Chivu al Parma

Le strade del tecnico croato e del club emiliano, infatti, si sono già sfiorate in questa stagione. Per due volte. Il curriculum dell’allenatore bianconero ha stazionato a lungo sulla scrivania del presidente Krause, che ha creduto nel progetto Pecchia finché possibile, ma che non ha voluto farsi trovare impreparato di fronte all’eventualità di un addio anticipato al timoniere dell’ultima promozione. Come poi puntualmente accaduto. Così i gialloblù avevano sondato l’alternativa Tudor già a ottobre, all’indomani del pareggio a reti bianche nel derby con il Bologna e alla vigilia di una sosta Nazionali in cui il nuovo tecnico avrebbe potuto lavorare in maniera intensiva su testa e gambe dei giocatori. Così l’hanno nuovamente valutata nel mese di febbraio, a margine della quarta sconfitta di fila, patita in casa contro la Roma, prima di virare con decisione sul nome di Chivu. Anche perché da Spalato, appunto, era arrivata una chiusura più che un’apertura. Il turning point che, con il senno di poi, ha permesso a Tudor di farsi trovare pronto e libero al momento di un’altra chiamata, quella della “sua” Juventus. Corsi e ricorsi storici, come sosteneva Giambattista Vico, che pure ha trascorso la maggior parte della sua vita a Napoli e non a Parma.

 

 

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