Koopmeiners sparito, sollievo McKennie: Venezia-Juve, la probabile formazione

Con i rientri degli squalificati, Thuram e Savona, Tudor avrà a disposizione gran parte dell’organico per l’ultima sfida decisiva

TORINO - Un mattoncino dietro l’altro, stando attenti a dove camminare, a come farlo, a non inciampare prima di arrivare al gran finale. C’è aria d’attesa, alla Continassa. E non potrebbe essere altrimenti: la Juventus è riuscita a strappare l’ultima chiamata per la Champions League, e con l’Udinese la trappola è stata accuratamente evitata. Con tigna, certo. Però pure con due sospiri di sollievo felicemente incassati.

Il pensiero di vincere

Il primo: Kenan Yildiz ha reagito bene a situazioni e settimane dalle quali poteva finire risucchiato; il secondo: Nico Gonzalez, nell’epilogo di stagione, riesce a dare un contributo chiave e determinante. E poi il clean sheet, il recupero - solido - di Kelly, Cambiaso che cresce e che anche ieri ha intrapreso senza problemi la strada verso domenica. Ecco: Venezia nella testa, in ogni momento, in ogni parola di Igor Tudor. Le prepara così, le finali. Parlando, e tanto, con i giocatori. Immaginando situazioni, studiando gli avversari, ma soprattutto strutturando la propria squadra. Quello che può ancora dare e che magari ha solo intravisto in nemmeno due mesi. La posta in palio è pesante, però non deve spaventare. Sembra una frase fatta, quasi scontata, e invece in un gruppo di ragazzi meno esperti è un concetto da ribadire con forza. Quasi da urlare. Del resto, l’aveva detto lo stesso allenatore presentando il lavoro di questi giorni: «Si prepara pensando soltanto a quello che devi fare», aveva spiegato. Poi l’aggiunta juventina: «Ma con il pensiero di vincere». Da inculcare. E da costruire step dopo step, magari rafforzandolo davanti alle buone notizie.

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Tudor, buone notizie: McKennie e non solo

Ne sono arrivate un po’, pure dall’allenamento di ieri. Intanto McKennie: il texano non preoccupava al termine dei 90 minuti dello Stadium, ma un giro di accertamenti è stato fatto e le sensazioni sono state confermate. Solo una botta per il centrocampista, non è in dubbio per la trasferta del Penzo. Ottime risposte poi da chi rientrava: Cambiaso ha lavorato con i compagni, Kelly uguale. Sta meglio, Gatti, ma ha svolto lavoro differenziato al pari di Teun Koopmeiners, che vede il Mondiale per Club all’orizzonte e dunque non sarà arruolabile per la prossima. Di fatto, l’emergenza che aveva attanagliato la squadra nelle scorse settimane è stata rispedita al mittente, e cioè al destino: la Juve, salvo intoppi, per Venezia può contare su una formazione vera, soprattutto considerando i rientri di Thuram e Savona dalle rispettive squalifiche. Si può tornare al 3-4-2-1, allora. E si può iniziare a ragionare sull’undici più importante per la partita più importante.

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Due maglie da assegnare

Corrono forte verso una conferma Alberto Costa e lo stesso Cambiaso, da Veiga non ci si separerà e nemmeno da Lloyd Kelly. In mezzo, con il ritorno di Thuram e la presenza certa di Manuel Locatelli, i gol nelle gambe di Nico sono un fattore che sarà considerato, oltre all’aver padroneggiato ormai con cura la doppia fase richiestagli da Tudor. Yildiz c’è, è decisivo, e starà ancora meglio a fine settimana. Ci sono perciò due maglie da assegnare: quella di un esterno e poi del centravanti. Partiamo dal primo: se sta bene, non ha dolore, e avrà eliminato gli ultimi dubbio per il tecnico, allora Weston McKennie parte nettamente avanti a Francisco Conceiçao e Timothy Weah, e anche per un discorso di cambi e di risorse dalla panchina. Avanziamo sul nove da schierare: non è detto che Vlahovic sia nettamente in svantaggio su Kolo Muani, anzi. La rete trovata nel finale con l’Udinese gli vale un bigliettino da visita ingombrante e la sensazione generale che abbia ancora qualcosa da dire e dare. La competizione è più viva che mai, ogni scatto sarà fondamentale. Tenersi forte, verso la Laguna.

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TORINO - Un mattoncino dietro l’altro, stando attenti a dove camminare, a come farlo, a non inciampare prima di arrivare al gran finale. C’è aria d’attesa, alla Continassa. E non potrebbe essere altrimenti: la Juventus è riuscita a strappare l’ultima chiamata per la Champions League, e con l’Udinese la trappola è stata accuratamente evitata. Con tigna, certo. Però pure con due sospiri di sollievo felicemente incassati.

Il pensiero di vincere

Il primo: Kenan Yildiz ha reagito bene a situazioni e settimane dalle quali poteva finire risucchiato; il secondo: Nico Gonzalez, nell’epilogo di stagione, riesce a dare un contributo chiave e determinante. E poi il clean sheet, il recupero - solido - di Kelly, Cambiaso che cresce e che anche ieri ha intrapreso senza problemi la strada verso domenica. Ecco: Venezia nella testa, in ogni momento, in ogni parola di Igor Tudor. Le prepara così, le finali. Parlando, e tanto, con i giocatori. Immaginando situazioni, studiando gli avversari, ma soprattutto strutturando la propria squadra. Quello che può ancora dare e che magari ha solo intravisto in nemmeno due mesi. La posta in palio è pesante, però non deve spaventare. Sembra una frase fatta, quasi scontata, e invece in un gruppo di ragazzi meno esperti è un concetto da ribadire con forza. Quasi da urlare. Del resto, l’aveva detto lo stesso allenatore presentando il lavoro di questi giorni: «Si prepara pensando soltanto a quello che devi fare», aveva spiegato. Poi l’aggiunta juventina: «Ma con il pensiero di vincere». Da inculcare. E da costruire step dopo step, magari rafforzandolo davanti alle buone notizie.

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