TORINO - Il pensiero di Damien Comolli è scevro di pregiudizi. Nella testa del dirigente francese c’è spazio per gigabyte di dati, non per gli apriorismi. Un modo d’intendere che strizza l’occhio alle porte aperte, al limite socchiuse. Non a quelle sbattute in faccia. E il discorso vale anche per uno dei dossier più delicati in questo momento sulla scrivania alla Continassa: quello relativo a Dusan Vlahovic. I dubbi sulla sua permanenza alla Juventus, beninteso, sono destinati a rimanere. Ma, ora che l’ex presidente del Tolosa si è ufficialmente insediato, a Torino non avranno cittadinanza quelle premesse che, fino a pochi giorni fa, potevano sembrare scontate. “Alla luce dell’imminente addio di Vlahovic, l’attacco della Juventus…”. Ecco, no.
Comolli, confronto con Vlahovic
La pratica intestata al bomber serbo è aperta. E lo resterà ancora per alcuni giorni, quantomeno. Il tempo necessario affinché Comolli e Vlahovic si siedano allo stesso tavolo e si guardino negli occhi. Da lì in poi, naturalmente, si giocherà la partita sul futuro dell’attuale numero nove bianconero, ma il fischio d’inizio deve ancora essere celebrato. C’è un antefatto, semmai, una rapida telefonata introduttiva del primo al secondo. Ma nulla di più. DV9 fino a ieri sera è stato impegnato con la Nazionale della Serbia e il fresco direttore generale della Juventus ha voluto rispettare il momento di Vlahovic, rinviando una chiacchierata più approfondita alle giornate successive al suo rientro in Italia.