"Di Gregorio un rimpianto per l'Inter. I fratelli Thuram decisivi"

Le parole dell'ex centrocampista e allenatore delle giovanili nerazzurre che conosce bene il portiere bianconero

Per Benoit Cauet, ex centrocampista dell’Inter nonché allenatore delle giovanili nerazzurre, la sfida tra i vice campioni d’Italia e la Juventus rappresenta e rappresenterà sempre - per forza, blasone e importanza - un match dal fascino più che particolare: «È e sarà sempre una sfida scudetto, una partita che tutti vogliono e devono vincere. Sono due squadre che lottano per il vertice, per essere protagoniste. La Juve, dopo anni di difficoltà, sta tornando. L’Inter è ancora lì, con un ciclo nuovo da lanciare. Il risultato non sarà determinante per il campionato, visto che è solo la terza giornata, ma darà delle indicazioni importanti su quel che potrebbe essere e su ciò su cui invece si dovrà lavorare». Lei conosce molto bene Di Gregorio. «Sì, pur non avendolo avuto direttamente nelle mie squadre giovanili, è capitato che si allenasse con noi. È un ragazzo che deve essere preso come esempio per il settore giovanile dell’Inter. Per atteggiamenti, continuità, voglia di fare e così via rappresenta un valore aggiunto e un fiore all’occhiello di tutto il settore nerazzurro». 
 
Già allora pensava sarebbe potuto arrivare lontano? 
«Aveva le doti per farcela: resilienza, concentrazione, determinazione, tenacia, si divertiva in allenamento, ma lavorava pure duramento. Ascoltava i consigli degli allenatori, voleva migliorare e maturare. Si capiva potesse fare bene, poi le sue capacità sono emerse anche perché si è messo in gioco in categorie inferiori. Step by step è cresciuto, ha superato i problemi incontrati sul suo percorso, vedi gli infortuni e la concorrenza, meritandosi di essere quello che è oggi, ossia uno dei portieri più forti del mondo». 
 
All’epoca si diceva che Radu, nato nel 1997 come Di Gregorio, sarebbe arrivato più lontano rispetto all’attuale portiere della Juve. 
«Probabilmente anni fa il rumeno era semplicemente considerato più pronto e più avanti rispetto a Michele». 
 
Di Gregorio è un rimpianto per l’Inter? 
«I nerazzurri hanno sempre lavorato molto bene con i giovani, la linea guida era molto chiara. Se vede oggi quello che sta facendo Di Gregorio puoi avere dei rimpianti, visto che sta mostrando tutto il suo valore. Ma spesso la società ha dovuto fare delle scelte dettate anche della parte economica, c’erano necessità economiche di cui tenere in conto». 
 
Lei ha giocato con Sergio Conceição, il figlio Francisco vuole essere protagonista con la Juve. 
«E pure lui sta facendo molto bene in bianconero. Crea scompiglio, è veloce, tecnico, può mettere in difficoltà chiunque. Si è conquistato anche la nazionale, sarà uno dei giocatori del futuro. Sono contento per Sergio e devo dire che suo figlio sicuramente lo ricorda nel modo di giocare». 
 
Francisco è stato già determinante lo scorso anno contro l’Inter, quanto sarebbe importante per Tudor riuscire a recuperarlo in extremis? 
«Se sta bene, Francisco è un giocatore decisivo, ma credo che al massimo possa andare in panchina. Detto questo, averlo acquistato per la Juve è stato un affare. Perché se ti punta e gli lasci mezzo metro, può fare la differenza anche con una sola giocata, giocatori così sono utilissimi nel calcio moderno». 

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

I fratelli Thuram e i due allenatori

Da un figlio d’arte, ad altri due: Khephren e Marcus Thuram. 
«I ragazzi hanno la stessa determinazione del padre, vogliono essere protagonisti, dare tanto alla squadra e essere decisivi nel risultato. Khephren è tanto importante per la Juve, quanto Marcus per l’Inter. Ovviamente ricoprono dei ruoli diversi, ma si tratta di due calciatori decisivi per entrambe le squadre, sebbene chiaramente ognuno possieda le proprie caratteristiche». 
 
Chiudiamo parlando dei suoi colleghi allenatori. 
«Tudor ha finito bene il campionato dello scorso anno, conosce bene la storia bianconera, è stato giocatore e pure secondo allenatore della Juventus. È un tecnico tosto, propone un tipo di gioco da Juve. Ci sono poi i calciatori bianconeri e la squadra è molto forte. E mi faccia spendere una parola per Yildiz, tra non molto sarà tra i migliori del mondo. Nell’Inter non c’è più Inzaghi, ma Chivu: penso che la linea guida sia la stessa. I nerazzurri cercheranno un gioco diverso rispetto a quello proposto negli ultimi anni, serviranno delle alternative, ma potrà fare bene». 

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Per Benoit Cauet, ex centrocampista dell’Inter nonché allenatore delle giovanili nerazzurre, la sfida tra i vice campioni d’Italia e la Juventus rappresenta e rappresenterà sempre - per forza, blasone e importanza - un match dal fascino più che particolare: «È e sarà sempre una sfida scudetto, una partita che tutti vogliono e devono vincere. Sono due squadre che lottano per il vertice, per essere protagoniste. La Juve, dopo anni di difficoltà, sta tornando. L’Inter è ancora lì, con un ciclo nuovo da lanciare. Il risultato non sarà determinante per il campionato, visto che è solo la terza giornata, ma darà delle indicazioni importanti su quel che potrebbe essere e su ciò su cui invece si dovrà lavorare». Lei conosce molto bene Di Gregorio. «Sì, pur non avendolo avuto direttamente nelle mie squadre giovanili, è capitato che si allenasse con noi. È un ragazzo che deve essere preso come esempio per il settore giovanile dell’Inter. Per atteggiamenti, continuità, voglia di fare e così via rappresenta un valore aggiunto e un fiore all’occhiello di tutto il settore nerazzurro». 
 
Già allora pensava sarebbe potuto arrivare lontano? 
«Aveva le doti per farcela: resilienza, concentrazione, determinazione, tenacia, si divertiva in allenamento, ma lavorava pure duramento. Ascoltava i consigli degli allenatori, voleva migliorare e maturare. Si capiva potesse fare bene, poi le sue capacità sono emerse anche perché si è messo in gioco in categorie inferiori. Step by step è cresciuto, ha superato i problemi incontrati sul suo percorso, vedi gli infortuni e la concorrenza, meritandosi di essere quello che è oggi, ossia uno dei portieri più forti del mondo». 
 
All’epoca si diceva che Radu, nato nel 1997 come Di Gregorio, sarebbe arrivato più lontano rispetto all’attuale portiere della Juve. 
«Probabilmente anni fa il rumeno era semplicemente considerato più pronto e più avanti rispetto a Michele». 
 
Di Gregorio è un rimpianto per l’Inter? 
«I nerazzurri hanno sempre lavorato molto bene con i giovani, la linea guida era molto chiara. Se vede oggi quello che sta facendo Di Gregorio puoi avere dei rimpianti, visto che sta mostrando tutto il suo valore. Ma spesso la società ha dovuto fare delle scelte dettate anche della parte economica, c’erano necessità economiche di cui tenere in conto». 
 
Lei ha giocato con Sergio Conceição, il figlio Francisco vuole essere protagonista con la Juve. 
«E pure lui sta facendo molto bene in bianconero. Crea scompiglio, è veloce, tecnico, può mettere in difficoltà chiunque. Si è conquistato anche la nazionale, sarà uno dei giocatori del futuro. Sono contento per Sergio e devo dire che suo figlio sicuramente lo ricorda nel modo di giocare». 
 
Francisco è stato già determinante lo scorso anno contro l’Inter, quanto sarebbe importante per Tudor riuscire a recuperarlo in extremis? 
«Se sta bene, Francisco è un giocatore decisivo, ma credo che al massimo possa andare in panchina. Detto questo, averlo acquistato per la Juve è stato un affare. Perché se ti punta e gli lasci mezzo metro, può fare la differenza anche con una sola giocata, giocatori così sono utilissimi nel calcio moderno». 

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I fratelli Thuram e i due allenatori