Yildiz, Tudor apre lo spogliatoio Juve: “Parlavo con gli altri e tutti hanno notato che…”

Intervistato dall'ex compagno di squadra Ferrara, il tecnico bianconero tra aneddoti, curiosità e rivelazioni con la solita schiettezza

La Juve per me rappresenta veramente una parte della vita: mi ha costruito tanto come persona e anche come lavoro. Se posso dire, personalmente, la Juve è una parte di me”. Inizia così l'intervista che Ciro Ferrara ha realizzato su Dazn ad Igor Tudor. Quest'ultimo è sì l'allenatore dei bianconero, ma è stato anche giocatore alla Juventus condividendo anni importanti proprio con Ferrara. Una chiacchierata tra amici: gli anni passati insieme, gli aneddoti (con in aggiunta due video simpatici da altri due ex compagni come Montero e Iuliano). Ma anche il presente, l'imminente Derby d'Italia contro l'Inter e qualche curiosità su alcuni singoli come Vlahovic e Yildiz.

Vialli, la coppia gol Tudor-Ferrara e Zidane

Ferrara sottolinea subito come abbia voluto cominciare Tudor al di sotto la frase impressa sulle mura del Training Center: “Il lavoro di squadra vince”, una citazione di Gianluca Vialli. “Se questa frase dà una spinta ai miei ragazzi? Si, vero: sta tutto là”. Non mancano le battute tra i due, come quando Ferrara ricorda un Juve-Deportivo La Corona finito 3-2 in cui segnarono sia lui che Tudor, e con l’ex difensore croato che afferma ridendo: “Perché gli attaccanti erano scorsi, dovevamo fare tutto noi”. E quando gli viene chiesto quale giocatore vorrebbe nella sua Juve attuale la risposta è immediata: “Zidane! E’ il calcio Zizou! Quando giocavamo c’era la tattica, ma alla fine davi la palla a Zizou e quella era la tattica sopra la tattica. Poi la sua umiltà: un campione come lui…”.  

L'arrivo alla Juve da giocatore

Si resta sul passato, all’arrivo di Tudor a Torino da calciatore: “La Juve in quegli anni era una squadra che vinceva la Champions, tu lo sai bene (ride, ndr). Vinceva coppe importanti, era quasi una cosa irreale. Era una cosa molto particolare vedere un Zinedine Zidane allenarsi solo, ad un campo. Queste son cose che mi son rimaste di quegli anni fa. C’era un campo solo, Marcello (Lippi) ci insegnava che dovevamo portare noi la porta, i palloni. Queste son cose che magari la gente non sa: oggi sono in 30 a trasportare la porta. I tempi sono diversi, ma le cose devono essere sempre uguali. Trasmetterlo oggi, però, è molto più difficile".

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Il mondo bianconero ieri e oggi

Tudor sa cosa è la Juve, avendola vissuta da giocatore: “Voglio parlare di te, di Iuliano, di Del Piero, di Pessotto, di Birindelli, di gente che mi ha insegnato. Le tue parole o quelle di Ale Del Piero: quando si perdeva una partitella, nello spogliatoio c’era incazzatura. Queste sono cose ogni tanto dico alla squadra”. Ferrara interviene: “Il famoso ‘Stile Juventus’”. Ma Tudor come prova a trasmetterlo al gruppo? Lo rivela lui stesso: “Abbiamo giovani, saggi, con la voglia di ascoltare. Nella vita coi miei figli e anche qua faccio lo stesso: si insegna con i fatti, con l’esempio, e con coerenza. Poche parole, coerenza nello stare là, senza girare la testa quando uno sbaglia. Bisogna stare sul pezzo tutti i giorni: l’allenamento è tutto, la partita è la cosa più facile. Devi essere sul pezzo, senza trascurare nulla: quello è l’insegnamento”. 

Il sogno di allenare la Juventus

Qui inizia il raccono delle sensazioni vissute alla chiamata della Juve: “Bellissime! Io ho giocato poco da calciatore, ho smesso presto per i grandi problemi alle caviglie: ho vissuto complessivamente 4-5 anni di calcio serio nella mia carriera e altri 3-4 di sofferenza. Ho smesso di giocare nel calcio professionistico a 28-29 anni. Avevo sempre questa cosa di non aver dato tutto quello che potevo, e iniziando ad allenare a 31-32 anni coltivavo il sogno di allenare la Juve un giorno. E quando questo sogno si è avverato mi son venuti in mente tutti questi pensieri, che ero un po’ in debito con questo club". Non mancano le risate durante la passeggiata/chiacchierata, come quando si cammina nei meandri del Training Centre, si arriva dallo staff di Tudor con Ferrara che trova sulla scrivania il libro scritto da Luciano Spalletti. A quel punto il tecnico escalama: “Si studia da quelli forti!”. 

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La sfida con l'Inter e lo Scudetto

Si torna seri quando si tratta l'argomento Juve-Inter, che andrà in scena tra due giorni: “Questa partita vale più di 3 punti, poi è il mio primo Derby d’Italia da allenatore. C’è questo peso che a me piace, viene anche più facile preparare la partita. L’Inter è una grande squadra: ha una rosa che, se non è la più forte, siamo lì. Hanno questa storia delle due finali di Champions, arriveranno qui giocatori maturi ed è un valore importante. Noi giochiamo le nostre carte, andando coi nostri punti di forza e lavorare sui punti deboli: poi vediamo chi vincerà".

L'obiettivo stagionale? Vincere. E Tudor lo dice apertamente: "Lottare per vincere il campionato? Ovvio! Sai che questa parola, vittoria… Il passato della Juve ti dà, ma ti toglie anche, ti mette pressione. Ad inizio stagione in un paio di riunioni parlo nello spogliatoio delle nostre possibilità e poi chiudo: tutto il resto dell’anno non parlo di obiettivi. Ma neanche di domenica, non parlo mai di obiettivi, parlo solo di robe concrete. Di obiettivi non si parla, gli obiettivi si raggiungono".

L'importanza di Bremer

Un avvio di stagione a punteggio pieno per la Juve, con due vittorie su due. Importantissimo, dopo il lungo infortunio dello scorso anno, aver recuperato Bremer: “Importanza enorme, da tutti i punti di vista: non solo come giocatore, ma anche come leader, come uno di cui lo spogliatoio ha bisogno in questo momento. Di quel peso, quel carisma: son cose che lui ci ha dato. La squadra è giovane, magari in queste cose manca un po’, e lui le ha date. Poi è un ragazzo buonissimo, come il pane, poi va in campo ed è cattivo. Io e lui abbiamo un ottimo rapporto, il ragazzo si mette sempre a disposizione. Se con te e Montero avrei schierato lui? A due no, ma a tre lo inserisco (ride, ndr)". 

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"Vlahovic, amore e bastone"

Da un difensore ad un attaccante. Argomento caldo quello di Dusan Vlahovic, che nonostante le voci di mercato estive ha iniziato la stagione con grande attitudine in campo: “Se ha trovato nuove motivazioni per riconquistarsi il posto? La situazione era molto particolare: contratto in scadenza, mercato aperto. Credo gli farà molto bene questa cosa qua. Lui è un 2000, ha 25 anni, non è neanche a metà della carriera. Si sta ancora costruendo come persona, e secondo me le sue migliori annate sono davanti a lui. Se ritengo sia il miglior centravanti della Serie A? Ora sono tre i più forti insieme a Openda e David (sorride, ndr). Lui è un giocatore forte, ha sempre fatto gol, credo che questa situazione sia stata molto importante per la sua crescita. Ha trovato la forza di essere concentrato, essere sul pezzo in un momento super difficile. Io lo chiamo Dusko, o Duki qualche volta: gli do amore quando gli serve amore e se gli serve bastone gli do il bastone". 

"Yildiz può diventare un top"

Da un attaccante ad un altro, l'argomento si sposta su Kenan Yildiz: “L’altro giorno parlavo con gli altri e hanno notato che a Yildiz non dico mai niente davanti agli altri, perché fa sempre tutto quello che deve fare. Raramente gli diciamo qualcosa, ma da tutti i punti di vista: non solo come gioca, ma anche di comportamento. Allora ho voluto elogiare una sua caratteristica che fa la differenza e che dico sempre ai giocatori: la differenza la fa la motivazione di arrivare che uno c’ha dentro. E deve essere così tutti i giorni. Questo ragazzo sta dimostrando questa cosa, di mantenerla tutti i giorni: spero lo faccia, ha tutti gli attributi per diventare un top".

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La Juve per me rappresenta veramente una parte della vita: mi ha costruito tanto come persona e anche come lavoro. Se posso dire, personalmente, la Juve è una parte di me”. Inizia così l'intervista che Ciro Ferrara ha realizzato su Dazn ad Igor Tudor. Quest'ultimo è sì l'allenatore dei bianconero, ma è stato anche giocatore alla Juventus condividendo anni importanti proprio con Ferrara. Una chiacchierata tra amici: gli anni passati insieme, gli aneddoti (con in aggiunta due video simpatici da altri due ex compagni come Montero e Iuliano). Ma anche il presente, l'imminente Derby d'Italia contro l'Inter e qualche curiosità su alcuni singoli come Vlahovic e Yildiz.

Vialli, la coppia gol Tudor-Ferrara e Zidane

Ferrara sottolinea subito come abbia voluto cominciare Tudor al di sotto la frase impressa sulle mura del Training Center: “Il lavoro di squadra vince”, una citazione di Gianluca Vialli. “Se questa frase dà una spinta ai miei ragazzi? Si, vero: sta tutto là”. Non mancano le battute tra i due, come quando Ferrara ricorda un Juve-Deportivo La Corona finito 3-2 in cui segnarono sia lui che Tudor, e con l’ex difensore croato che afferma ridendo: “Perché gli attaccanti erano scorsi, dovevamo fare tutto noi”. E quando gli viene chiesto quale giocatore vorrebbe nella sua Juve attuale la risposta è immediata: “Zidane! E’ il calcio Zizou! Quando giocavamo c’era la tattica, ma alla fine davi la palla a Zizou e quella era la tattica sopra la tattica. Poi la sua umiltà: un campione come lui…”.  

L'arrivo alla Juve da giocatore

Si resta sul passato, all’arrivo di Tudor a Torino da calciatore: “La Juve in quegli anni era una squadra che vinceva la Champions, tu lo sai bene (ride, ndr). Vinceva coppe importanti, era quasi una cosa irreale. Era una cosa molto particolare vedere un Zinedine Zidane allenarsi solo, ad un campo. Queste son cose che mi son rimaste di quegli anni fa. C’era un campo solo, Marcello (Lippi) ci insegnava che dovevamo portare noi la porta, i palloni. Queste son cose che magari la gente non sa: oggi sono in 30 a trasportare la porta. I tempi sono diversi, ma le cose devono essere sempre uguali. Trasmetterlo oggi, però, è molto più difficile".

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