TORINO - C’è un silenzio che pesa più dei cori, quando gli occhi non appartengono al tifo ma al mercato. Sì, perché stasera, nascosto tra gli spalti dell’Allianz, ancora una volta ci sarà chi in silenzio passerà al microscopio ogni tocco, ogni giocata, ogni intuizione, nel tentativo di decifrare un prodigio con il volto da ragazzo e il peso della storia sulle spalle. Sono loro, gli scout dell’Arsenal, venuti da lontano in virtù di una visione che da mesi li porta a inseguire la luce fioca e potente di Kenan Yildiz. Ma c’è una verità che non troveranno nei report: il turco non è in vetrina. Anzi, è già parte di qualcosa. Di un progetto, sì. Ma prima ancora, di una fede. Resterà.
Yildiz e la Juve
Il suo futuro ha già preso forma nei corridoi della Continassa, tra firme che mancano solo nei dettagli - meri cavilli burocratici. Ma il sentimento no, quello è definito. Non si tratta solo di trattenere un talento. Si tratta di proteggere una scintilla. La Juve lo ha accolto con un fare materno, lasciando che si strutturasse - un passo alla volta - tra le fila della primavera (con qualche sporadica chiamata in Next) per poi consegnarlo a chi potesse imbrigliarne l’estro calcistico con una battuta, un consiglio o, perché no, una piccola lavata di testa: Massimiliano Allegri. Il tecnico che l’ha fatto esordire in Serie A. Lo stesso che stasera, per la prima volta, troverà seduto sulla panchina opposta…
Allegri, Tudor e la gestione Yildiz
Come dimenticare la gag del parrucchiere, con Max che ha “costretto” Yildiz a tagliarsi i capelli, per evitare che si distraesse nel corso della partita. Un espediente ironico, in pieno stile Livornese, ma comunque utile, denso di significato. E se oggi Kenan - pur brillando più degli altri - continua a custodire il proprio talento con la grazia di chi sa di dover ancora imparare, è anche grazie ad Allegri. Tra i primi a insegnargli che l’umiltà non è un limite, ma una forma rara di bellezza. A Tudor, invece, è spettato il compito successivo. Forse, il più difficile: riuscire a sgrezzarne il talento. A far sì che i suoi acuti più geniali e sporadici diventassero improvvisamente all’ordine del giorno.
