Per i giudizi risentiamoci, come minimo, a Natale. Sì, è vero, le sentenze del tribunale del calcio verranno emesse senza sosta da domani sera, quando andrà in campo una Juventus che Spalletti avrà allenato un giorno. Ma le persone serie potranno esprimere un’idea compiuta tra due mesi. Fino ad allora sarà un lento formarsi dell’opinione, partita dopo partita, passo dopo passo. La speranza è che la smania di cambiamento che opprime l’ambiente bianconero si incendi al primo passaggio sbagliato o si entusiasmi al primo tiro in porta, ormai succede così nel calcio e, più in generale, nel mondo dell’informazione. Da qualche tempo il giornalismo sembra aver rinunciato alla razionalità per scegliere di occuparsi solo di emozioni, rischiando costantemente di diventarne un sottoprodotto. Abbiamo la Giustizia più lenta d’Europa, ma la capacità di produrre giudizi più veloce del West. Questo non c’entra con Spalletti e la Juve. O, meglio, c’entra, ma non è il punto.
L'inizio di una nuova era
Il punto è che oggi inizia una nuova era che, a naso, dovrebbe essere più duratura delle ultime due, per il tipo di professionista coinvolto e per l’ordine, arrivato dall’alto, di evitare ulteriori sbandate e provare ad andare dritti e sicuri per un po’. Il che contrasta con la durata del contratto a tempo determinatissimo firmato da Spalletti: otto mesi. Per conquistarsi altri due anni, deve arrivare nei primi quattro posti e staccare la qualificazione Champions. Ci si può leggere di tutto in quella clausola: mancanza di fiducia, paura di sbagliare ancora (con tre allenatori a libro paga), ma anche la fiducia di Spalletti nel gruppo che si appresta a guidare, consapevolezza dei propri mezzi e della voglia di rivincita dopo la delusione in Nazionale. Per quanto sia un azzardare fare previsioni in casa Juve, in questo periodo, sembra lecito credere che il matrimonio tra la Juventus e Spalletti andrà oltre gli otto mesi.
Spalletti anche con Giuntoli
Comolli è arrivato a luglio, ha parlato poco, non ha spiegato niente al popolo juventino. Ma all’interno si sa che ha il compito di riportare la squadra al successo entro due anni. La scelta di Spalletti si intona bene con questa esigenza e, curiosamente, anche con il recente passato. Se fosse rimasto Giuntoli nella posizione che oggi occupa Comolli, sarebbe comunque arrivato Spalletti, suo amico e compagno nell’impresa di Napoli. Anzi l’avrebbe portato anche prima se non si fosse intromesso il destino sotto forma di Mancini in Arabia e Luciano in Nazionale. Oggi Spalletti, invece, sposa la nuova era della Juventus, quella di Comolli. E di Chiellini. Dall’abbraccio sbirciato dai video di ieri, in questo momento, è il suo migliore alleato all’interno della Juventus. Ed è un ottimo punto di partenza.
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