Ricostruire la rosa e l'immagine Juve

Il futuro dei bianconeri passa dal tornare attraente anche per i giocatori

È giusto che un ragazzo di vent’anni chieda garanzie a un club che ne ha 108 di più? E che, a partire dalla sua data di nascita a oggi, ha vinto undici scudetti? Se la si mette giù così, cioè in modo un po’ brutale, la risposta è ovviamente: no. Ma dietro la garbata e, in fondo, lecita richiesta di Yildiz, di avere una sorta di garanzia sulle ambizioni del club, c’è un punto intorno al quale si snoda il futuro della Juventus. Esattamente dieci anni fa, a cavallo tra la finale di Berlino e quella di Cardiff, nel pieno del mostruoso ciclo di nove scudetti, l’immagine della Juve nel mondo rifletteva il prestigio, la potenza economica e il livello tecnico di un club fra i primi cinque al mondo. Non a caso di lì a tre stagioni, Cristiano Ronaldo, il giocatore più famoso della terra e uno dei due più forti, non aveva esitato ad accettare la proposta, trasferendosi in bianconero. Dieci anni fa, insomma, la Juventus era una meta desiderabile, in certi casi addirittura bramata.

Il tempo passa veloce nel calcio e, dopo cinque stagioni senza scudetto e con “appena” due coppe Italia in bacheca, una travagliata vicenda giudiziaria, cinque cambi di allenatore, quattro differenti dirigenze, l’immagine della Juventus risulta sbiadita. Anzi sfocata, nel senso che non si riesce a leggere bene cosa può succedere nel futuro. Ora un giocatore, ma anche un tifoso, può chiedersi: arriverà davvero lo scudetto in due anni, come ha promesso Comolli? O, peggio ancora: ci sarà ancora Comolli fra due anni?

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Ricostruire la Juve tra ambizioni e campioni

La centrifuga dell’ultimo quinquennio ha legalizzato qualsiasi forma di scetticismo nei confronti del club e di chi lo gestisce, rendendo l’idea di vestire la maglia un po’ meno sexy di quanto potesse esserlo solo un lustro fa. Ecco perché, indipendentemente da cosa si possa pensare calcisticamente di Spalletti, il suo arrivo è comunque positivo, portando con sé la solidità e l’affidabilità di un allenatore di lungo corso. Ma ovviamente non basta. Ricostruire la Juventus, in questo momento storico, significa ricostruirne le ambizioni. Significa, quindi, trovare un equilibrio fra la deprimente real politik del quarto posto e gli spericolati proclami scudetto, ma se proprio bisogna sbilanciarsi, conviene farlo più sullo scudetto.

Poi, naturalmente, varare campagne acquisti che diano concretezza alle ambizioni, infilando - tra un giovane e una scommessa - qualche giocatore dal nome e dal carattere più consolidati, uno come Modric, per intendersi, sarebbe stato perfetto. Il giovane Del Piero, a cui Yildiz si ispira, crebbe in un spogliatoio dove, girandosi a destra vedeva Vialli e Baggio, girandosi a sinistra Conte, Ferrara, Peruzzi e Deschamps. Non vogliamo alzare troppo l’asticella, soprattutto oggi che certe follie economiche non sono più materialmente possibili, ma i poster nei corridoi dello Stadium raccontano una storia troppo diversa dalla cronaca di oggi.

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È giusto che un ragazzo di vent’anni chieda garanzie a un club che ne ha 108 di più? E che, a partire dalla sua data di nascita a oggi, ha vinto undici scudetti? Se la si mette giù così, cioè in modo un po’ brutale, la risposta è ovviamente: no. Ma dietro la garbata e, in fondo, lecita richiesta di Yildiz, di avere una sorta di garanzia sulle ambizioni del club, c’è un punto intorno al quale si snoda il futuro della Juventus. Esattamente dieci anni fa, a cavallo tra la finale di Berlino e quella di Cardiff, nel pieno del mostruoso ciclo di nove scudetti, l’immagine della Juve nel mondo rifletteva il prestigio, la potenza economica e il livello tecnico di un club fra i primi cinque al mondo. Non a caso di lì a tre stagioni, Cristiano Ronaldo, il giocatore più famoso della terra e uno dei due più forti, non aveva esitato ad accettare la proposta, trasferendosi in bianconero. Dieci anni fa, insomma, la Juventus era una meta desiderabile, in certi casi addirittura bramata.

Il tempo passa veloce nel calcio e, dopo cinque stagioni senza scudetto e con “appena” due coppe Italia in bacheca, una travagliata vicenda giudiziaria, cinque cambi di allenatore, quattro differenti dirigenze, l’immagine della Juventus risulta sbiadita. Anzi sfocata, nel senso che non si riesce a leggere bene cosa può succedere nel futuro. Ora un giocatore, ma anche un tifoso, può chiedersi: arriverà davvero lo scudetto in due anni, come ha promesso Comolli? O, peggio ancora: ci sarà ancora Comolli fra due anni?

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