Pagina 1 | Juve, il Natale del futuro

Le parole chiave sono famiglia e stabilità, password del discorso di John Elkann sullo stato della Juve, ottime per capire cosa sta succedendo e, forse, anche cosa succederà nell’universo bianconero. E, quello di famiglia, è un concetto che si vede e si tocca alla cena di Natale del club, significativamente organizzata al J-Museum e alla quale, ancora più significativamente, Elkann si presenta con i figli Oceano e Leone. Non è un battesimo, visto che i due (soprattutto Oceano) partecipano da tempo alla vita della squadra di cui sono appassionatamente tifosi, e neanche un passaggio di consegne, perché l’anagrafe è prematura, tuttavia sarebbe superficiale non cogliere il simbolismo della loro presenza, soprattutto in queste settimane. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulle intenzioni di John a proposito della Juve e pensasse che il nodo dell’eventuale cessione sia solo una questione di prezzo, l’azionista di maggioranza del club cerca di dare una risposta plastica: la Juve è sempre stata una questione di famiglia, la sua, e continuerà a esserlo, perché gli eredi ci sono, sono anche (molto) tifosi e vivono la squadra da dentro.

Il rapporto Juve e Agnelli

Sì, suona un po’ tipo Royal Family, ma, in fondo, il rapporto tra la Juve e gli Agnelli è la cosa più vicina al concetto di famiglia reale che possa esserci nello sport visto che si tramanda da quattro generazioni. La Juve non è un’azienda, perché se lo fosse, John, l’avrebbe liquidata da tempo, considerato il consumo di risorse senza alcun ritorno economico. La Juve è una di famiglia, non ha un prezzo. E nella sala principale di un museo, fisicamente circondato dal secolo bianconero degli Agnelli, Elkann rilancia il suo impegno per il club e la fiducia nel nuovo corso. Spalletti lo ha colpito e l’impressione di aver ritrovato un certo spirito nella squadra lo ha confortato. La speranza di John è quella di non dover ancora cambiare rotta, la «stabilità» - eccola, la seconda parola che risuona forte nel suo discorso - è fondamentale per la crescita. La centrifuga di dirigenti e allenatori che ha frullato la Juve negli ultimi tre anni ha disorientato la squadra e l’ambiente, ha frenato la crescita tecnica e caratteriale dei giocatori più giovani, ha creato una sempre più irritata frustrazione in milioni di tifosi, ora stuzzicati maliziosamente da Tether con il balenare del sogno di un futuro miliardario.

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Il nome di Ardoino e discussioni

Buffo, a pensarci: la cena di Natale della Juve anticipa di ventiquattro ore quella delle famiglie juventine, dove il nome di Ardoino scatenerà discussioni più accese della “famiglia nel bosco”. Al netto di qualsiasi opinione o speranza (lecite entrambe), resta la stranezza di chi vuole acquistare qualcosa di così particolare, scelga la propaganda al posto della discrezione, al punto da suscitare il dubbio, maligno, lo ammettiamo, che il fine ultimo sia la pubblicità, mentre l’eventuale acquisizione del club sia un effetto collaterale.

Perché, al momento, le offerte, i rilanci mediatici, le promesse trumpiane, hanno avuto l’effetto di agitare molto le acque, anche intorno alla squadra proprio mentre è alla ricerca di un galleggiamento più saldo. Non il modo migliore con cui perseguire il bene della Juve, al netto dei miliardi e di progetti tutti ancora da spiegare. Ma gli slogan dei social arrivano molto attutiti o, forse, non arrivano per niente nelle sale del Museum, coibentate da trofei e cimeli. Non c’è niente di più stabile della storia e la Juve vi si immerge in un momento particolare della stagione.

 

 

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Comolli, bivio decisivo. Ottolini e la cura di Spalletti

Spalletti sta rattoppando l’anima della squadra, ha lucidato l’orgoglio, gonfiato la fiducia dei singoli, riassettato l’equilibratura tattica. Fin qui puro e sapiente artigianato, sufficiente a riportare i valori dove si pensava fossero. Se la fiducia di Elkann dovesse valergli qualche acquisto a gennaio e se gli acquisti fossero quelli giusti, potrebbe anche essere tutto più divertente. Intanto è arrivato il ds, Ottolini, un italiano che conosce la Juve e certi dettagli che fanno la differenza quando indossi quella divisa. Sono passati sei mesi dall’insediamento di Damien Comolli e la società inizia a prendere corpo. I prossimi sei saranno decisivi per capire quanto è solida e quanto sia quella giusta per la rinascita che John vuole fortemente e per la quale continua e continuerà a spendere.

Ora è prematuro: c’è un mercato con molti errori alle spalle, la scelta azzeccata di Spalletti e, sul piatto, una miriade di questioni, a partire dal rinnovo di Yildiz. Di Comolli se ne sentono di ogni tipo. La sua mania per gli algoritmi sta diventando caricaturale; la verità è che ci sono ancora troppi pochi elementi per giudicarlo, il personaggio è ancora sfuggente sotto il profilo mediatico e, soprattutto, deve ancora prendere troppe decisioni cruciali per poterlo pesare. Con i luoghi comuni si costruiscono i meme, i giudizi si devono basare sui fatti. Una cosa è certa: la stabilità che auspica Elkann deve essere vincente, non un’eterna transizione.

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Le parole chiave sono famiglia e stabilità, password del discorso di John Elkann sullo stato della Juve, ottime per capire cosa sta succedendo e, forse, anche cosa succederà nell’universo bianconero. E, quello di famiglia, è un concetto che si vede e si tocca alla cena di Natale del club, significativamente organizzata al J-Museum e alla quale, ancora più significativamente, Elkann si presenta con i figli Oceano e Leone. Non è un battesimo, visto che i due (soprattutto Oceano) partecipano da tempo alla vita della squadra di cui sono appassionatamente tifosi, e neanche un passaggio di consegne, perché l’anagrafe è prematura, tuttavia sarebbe superficiale non cogliere il simbolismo della loro presenza, soprattutto in queste settimane. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulle intenzioni di John a proposito della Juve e pensasse che il nodo dell’eventuale cessione sia solo una questione di prezzo, l’azionista di maggioranza del club cerca di dare una risposta plastica: la Juve è sempre stata una questione di famiglia, la sua, e continuerà a esserlo, perché gli eredi ci sono, sono anche (molto) tifosi e vivono la squadra da dentro.

Il rapporto Juve e Agnelli

Sì, suona un po’ tipo Royal Family, ma, in fondo, il rapporto tra la Juve e gli Agnelli è la cosa più vicina al concetto di famiglia reale che possa esserci nello sport visto che si tramanda da quattro generazioni. La Juve non è un’azienda, perché se lo fosse, John, l’avrebbe liquidata da tempo, considerato il consumo di risorse senza alcun ritorno economico. La Juve è una di famiglia, non ha un prezzo. E nella sala principale di un museo, fisicamente circondato dal secolo bianconero degli Agnelli, Elkann rilancia il suo impegno per il club e la fiducia nel nuovo corso. Spalletti lo ha colpito e l’impressione di aver ritrovato un certo spirito nella squadra lo ha confortato. La speranza di John è quella di non dover ancora cambiare rotta, la «stabilità» - eccola, la seconda parola che risuona forte nel suo discorso - è fondamentale per la crescita. La centrifuga di dirigenti e allenatori che ha frullato la Juve negli ultimi tre anni ha disorientato la squadra e l’ambiente, ha frenato la crescita tecnica e caratteriale dei giocatori più giovani, ha creato una sempre più irritata frustrazione in milioni di tifosi, ora stuzzicati maliziosamente da Tether con il balenare del sogno di un futuro miliardario.

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