Comolli, bivio decisivo. Ottolini e la cura di Spalletti
Spalletti sta rattoppando l’anima della squadra, ha lucidato l’orgoglio, gonfiato la fiducia dei singoli, riassettato l’equilibratura tattica. Fin qui puro e sapiente artigianato, sufficiente a riportare i valori dove si pensava fossero. Se la fiducia di Elkann dovesse valergli qualche acquisto a gennaio e se gli acquisti fossero quelli giusti, potrebbe anche essere tutto più divertente. Intanto è arrivato il ds, Ottolini, un italiano che conosce la Juve e certi dettagli che fanno la differenza quando indossi quella divisa. Sono passati sei mesi dall’insediamento di Damien Comolli e la società inizia a prendere corpo. I prossimi sei saranno decisivi per capire quanto è solida e quanto sia quella giusta per la rinascita che John vuole fortemente e per la quale continua e continuerà a spendere.
Ora è prematuro: c’è un mercato con molti errori alle spalle, la scelta azzeccata di Spalletti e, sul piatto, una miriade di questioni, a partire dal rinnovo di Yildiz. Di Comolli se ne sentono di ogni tipo. La sua mania per gli algoritmi sta diventando caricaturale; la verità è che ci sono ancora troppi pochi elementi per giudicarlo, il personaggio è ancora sfuggente sotto il profilo mediatico e, soprattutto, deve ancora prendere troppe decisioni cruciali per poterlo pesare. Con i luoghi comuni si costruiscono i meme, i giudizi si devono basare sui fatti. Una cosa è certa: la stabilità che auspica Elkann deve essere vincente, non un’eterna transizione.
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