È una questione di qualità, come decidere di mettere Zhegrova. È una questione di qualità, come farla finita con le due punte, aiutando Yildiz, sempre più responsabilmente leader oltre che fuoriclasse. La Juve vince faticando e sbagliando, ma impadronendosi della partita dall'inizio e insistendo con la determinazione di chi non solo vuole vincere, ma sa di poter vincere. Altro successo prezioso, contro il Pisa, proprio perché sudatissimo. E non può stupire che trasferta all'Arena Garibaldi si trasformasse in una partita più disagevole delle sfide contro Bologna e Roma, anzi è più giusto evidenziare l'accresciuta forza mentale della Juventus, capace di vincere la terza gara consecutiva in campionato, strappandola nel finale, con la calma tipica dei forti. Certo, è una questione di qualità, perché dominare la partita per una settantina di minuti e rischiare di non vincerla per le tante, troppe decisioni sbagliate dalla trequarti in su, significa che il grande lavoro di Spalletti è zavorrato dai limiti tecnici di una rosa cresciuta in carattere, tattica e gioco di squadra, ma povera di uomini dal tiro letale e frenata dai pasticci di Openda e David.
Zhegrova zucchero filato
E, in questa generale aridità calcistica, diventa curiosamente indispensabile Zhegrova. Curiosamente perché Zhegrova, in questa Juve, è un optional di lusso, teoricamente superfluo, un po' come avere i sedili in pelle su un automobile con le gomme lisce. Zhegrova è zucchero filato, ne ha la stessa gioiosa golosità, ma anche la medesima consistenza. Perde palloni sanguinosi in fase difensiva, non si aff atica ad allungare la falcata quando il lancio non gli cade sui piedi, gioca solo con un piede, ma è divertente e, in una partita bloccata, può detonare come un petardo in una chiesa, stordendo gli avversari. Ieri è successo così: sono bastati due strappi per mandare nel panico la difesa del Pisa, fino a quel momento un muro di gomma sul quale la Juve rimbalzava. La lezione è che i pur volenterosi Openda e David continuano a essere un problema e che forse un attaccante a gennaio è un’esigenza da sottovalutare sempre meno. Soprattutto ora, che la Juve è lì, che ha tutti i motivi per credere a qualcosa di grande e ha, davanti a sé, l’opportunità di scalare la classifica.
Vincere mette appetito
La Juve che vince mette appetito all’ambiente, dalla proprietà in giù, e un paio di pedine a gennaio, Spalletti le meriterebbe per il lavoro che sta facendo nel solidifi care quello che, fino a qualche mese fa, pareva liquido. Vittorie come quella di ieri sera erano esattamente del tipo che la Juve non coglieva più da due anni a questa parte. Si impantanava, non ne uscita e, magari, nel panico fi niva perfino di aff ondare nel fango. È sempre presto per annunciare la svolta, ma è del tutto lecito che questa è un’altra Juve e fa sentire il profumo di quella vera.
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