Il potere della giustizia sportiva
Sì, la giustizia sportiva come si smonta? Se il Tar o la Corte di giustizia europea riconoscessero che la legge 280 non garantisce la tutela giurisdizionale effettiva e che, quindi, i giudici sportivi possano decidere sui diritti personali senza appello, allora il sistema della giustizia sportiva in Italia andrebbe riformato dalle fondamenta, venendo a crollare la legge che ne garantisce la totale autonomia.
Siamo di fronte, ancora una volta, a una decisione che potrebbe essere epocale con delle connotazioni politiche enormi che peseranno molto sul giudizio (in questo caso a sfavore di Giraudo). Sul tavolo c’è sempre la stessa domanda: può la giustizia sportiva arrogarsi l’esclusiva di giudicare, senza appello in altri tribunali, su questioni che riguardano club quotati in Borsa, sulle carriere di importanti manager, sulla vita degli atleti? Lo sport, il calcio in particolare, non è più un circolo di gentiluomini accomunati dalla stessa passione per una certa disciplina, ma è un’industria che produce ricchezza, quantificabile in miliardi di euro.
Calciopoli e il ricorso di Giraudo
E Calciopoli? Non c’entra con questo procedimento, se non per essere la causa scatenante dell’iter: Giraudo è ricorso contro la sua radiazione al tribunale del lavoro di Torino, arrivando fino in Cassazione, che ha rispedito la questione al Tar. Ma anche in caso di vittoria, le sentenze di Calciopoli non sarebbero in discussione, perché in questo caso si tratta una questione di principio. Per intendersi, è un altro il ricorso di Giraudo che può minare Calciopoli: quello presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, dove vuole dimostrare le incongruenze e le ingiustizie di quel processo. Anche in quel caso, si attende la fissazione di un’udienza, ma senza la possibilità di effettuare previsioni. È invece molto probabile che l’udienza presso la sottosezione specializzata del Tar venga fissata per l’autunno.