Il caso Arrivabene al Coni
Mercoledì pomeriggio, nel salone d’onore del Coni che ha ospitato l’udienza del Collegio, i legali della Juventus avevano sottolineato l’incongruenza tecnica, specificando bene la data dalla quale Arrivabene assumeva il ruolo di amministratore delegato della società. Ma i giudici non devono aver colto il dettaglio. Eppure, a conferma del fatto che il dirigente non dirigeva nulla prima del primo luglio 2021, c’è anche la documentazione di fine indagini della manovra stipendi, che riguarda più o meno lo stesso periodo delle plusvalenze (comunque fatti antecedenti al 1/7/2021) e il nome di Arrivabene non compare, perché all’epoca era solo un consigliere d’amministrazione.
Avvocati increduli
Arrivabene, ieri pomeriggio, era frastornato come chi si ritrova nelle situazioni che uscivano dalla fantasia di Kafka. I suoi avvocati increduli. Tutti ora aspettano le motivazioni per capire cosa sia successo. Poi decideranno cosa fare. Dove andare, invece, non devono deciderlo perché se vogliono agire la direzione è solo una e porta al Tar del Lazio. Arrivabene, d’altronde, ha niente da perdere e una dignità da riconquistare. Non ha intenzione di tornare nel mondo del calcio e sa di essere innocente. Se il Tar riconoscesse le sue ragioni, non potrebbe annullare l’inibizione sportiva, ma potrebbe riconoscergli un risarcimento economico per i danni arrecati dall’inibizione (non pochi soldi se parametrati, per esempio, agli stipendi di Arrivabene) e l’impagabile sensazione di vedersi riconosciuta giustizia.