In Inghilterra come funziona la giustizia sportiva?
«E’ molto diversa. Ci sono commissioni istituite dai vertici della Premier League, o della Football Association o, per le divisioni minori, della Football League. In 31 anni di storia della Premier League, solo un club è stato penalizzato in termini di punti. Nel 1997, quando il Middlesbrough non si presentò in casa del Blackburn Rovers a causa dei tanti giocatori infortunati, senza aver ottenuto un rinvio. Fu penalizzato di tre punti che a fine campionato costarono la retrocessione. La Premier League poi ha sempre cercato di evitare di comminare penalizzazioni in punti. Nella Football League invece ci sono state penalizzazioni consistenti. Tutto però resta nell’ambito sportivo».
Potrebbe verificarsi una situazione come quella della Juventus?
«No, non potrebbe. C’è un solo appello, in caso di condanna da parte della commissione, e tutte le parti devono poi attenersi alla successiva sentenza».
Questa situazione di incertezza mina la credibilità del calcio italiano?
«Sì, penso di sì. E’ un colpo duro alla credibilità della Serie A e della Figc. Non si tratta del fatto se la Juventus meriti o meno luna punizione. Il punto importante, penso, è che se il Collegio che si è riunito mercoledì e giovedì ha ritenuto che i dirigenti della Juventus fossero colpevoli, avrebbe dovuto stabilire la pena. La domanda è: dovrebbero una società, i giocatori e i tifosi, essere penalizzati oggi per qualcosa accaduto in passato? Questa è una decisione che spetta al calcio e alla società italiani. Nella Premier League ci sono due indagini in corso, credo che quella sull’Everton sarà risolta in questa stagione, non sono sicuro quella del City. Il nostro sistema non è perfetto, ma credo che la struttura sia molto più chiara di quella che avete in Italia».