Quali conseguenze potrà avere questo trasferimento?
«Gli atti, innanzitutto, restano perfettamente validi e utilizzabili, compresi quelli raccolti con una certa fretta in seguito alla prima richiesta di chiarimenti da parte della difesa sulla competenza territoriale: la Procura di Torino, in quel caso, aveva chiuso rapidamente le indagini al fine di scaricare la decisione sul Gup, ma ritengo fosse evidente fin da principio la necessità di risolvere questo problema».
Ma potranno mutare alcuni termini del processo, scendendo nel concreto?
«In tutta sincerità, prevedo che i pm romani non si discosteranno dalle conclusioni tratte dall’ufficio di Torino. La principale conseguenza riguarderà un notevole allungamento dei tempi, dal momento che la giustizia nella capitale vive una situazione difficile, in cui capita che decadano i termini anche per reati la cui prescrizione è di 15 o 20 anni».
Quello della prescrizione è un rischio in cui rischia di incorrere anche Prisma?
«Stiamo parlando di fatti relativi alla stagione 2020/2021, quindi al momento direi di no. Ma, nel caso in cui si arrivi al terzo grado di giudizio, è una conclusione che non mi sento di escludere a priori. Ci saranno sempre processi più urgenti a Roma, dunque immagino tempi lunghissimi e, chi lo sa, una provvidenziale cortina di oblio sulla vicenda. Il tempo aggiusta tante cose, noi avvocati lo sappiamo bene».
Quale sarà il prossimo passo della vicenda, in conclusione?
«Dovrà essere fissata l’udienza preliminare, innanzitutto. Se verrà istituito un criterio preferenziale per Prisma, allora se ne potrebbe parlare entro la fine del 2023. Altrimenti si finirà almeno alla primavera del prossimo anno».