Pioli, non è un Milan da turnover. Ora la Champions con il Napoli

Rossoneri frenati dalle riserve: ancora una volta troppo lo squilibrio tra titolari e seconde linee, quando il tecnico ha cambiato sono arrivati solo sei punti su dodici

Questo Milan non è fatto per veder applicato un turnover massiccio. L’ultima dimostrazione è arrivata venerdì sera, quando Stefano Pioli ha ufficializzato ben cinque avvicendamenti rispetto alla partita di una settimana fa contro il Napoli. Se quelli di Malick Thiaw e Alexis Saelemaekers per Simon Kjaer e Brahim Diaz erano prevedibili, lo sono stati molto meno quelli che hanno visto andare in panchina anche Krunic, Leao e Giroud in favore di Pobega e, soprattutto, Ante Rebic e Divock Origi. Sostituzioni infruttuose, che hanno condotto il Milan a una demineralizzazione della sua fase offensiva, mettendo a nudo tutti i limiti strutturali di una rosa che ha un dislivello importante tra prime e seconde scelte. E il rimpianto aumenta perché, in generale, il Milan ha fatto una buonissima prova a livello fisico e di intensità, ma quando la qualità va tutta in panchina, è difficile riuscire a sbloccare la partita contro una squadra molto ben organizzata come l’Empoli di Paolo Zanetti.

Milan, per Pioli i precedenti erano chiari

Eppure i segnali di come potessero andare le cose con un turnover così massiccio c’erano già stati nel corso di questa stagione. Le rivoluzioni più ampie fatte da Pioli si sono viste contro il Sassuolo e la Cremonese all’andata e contro il Monza al ritorno. Compreso l’Empoli, il Milan ha ottenuto solo sei punti sui dodici disponibili portato a casa tre 0-0 e vincendo, a fatica, contro il Monza all’U-Power Stadium. Purtroppo per Pioli, quelle che in estate sembravano valide alternative ai titolari, in questo momento si stanno dimostrando giocatori che possono solo subentrare a partita in corso per far rifiatare i titolarissimi. Non è un caso se dopo l’ingresso di Leao e Giroud (al minuto 70 quindi nel secondo slot, visto che nel primo erano entrati Florenzi e Brahim Diaz) la partita sia andata a un ritmo offensivo diverso rispetto a quando in campo c’erano Rebic e Origi, con quest’ultimo fischiatissimo da San Siro al momento della sua uscita dal campo (non un bel segnale). Sicuramente in vista della Champions League e dell’andata dei quarti di finale contro il Napoli, Pioli metterà in campo una squadra diversa, ma i tanti punti persi in campionato e le occasioni non sfruttate come quella di due sere fa – al netto dei risultati delle altre pretendenti a un posto Champions – fanno aumentare il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Anche perché non confermare la propria presenza nella massima competizione europea sarebbe un danno economico importante per il Milan, che avrebbe delle ripercussioni anche sul mercato visto che ci sarebbero meno risorse a disposizione per mettere a posto la rosa e, in special modo, il reparto offensivo che necessita di un restyling anagrafico (Ibrahimovic non può essere ancora una soluzione, Giroud rinnoverà a breve per un anno) e tecnico- qualitativo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Verso la sfida di Champions con il Napoli: la formazione

Dopo l’allenamento di ieri, anche a Pasqua e Pasquetta il Milan si allenerà al mattino con la squadra che ha già messo il suo focus sulla partita di mercoledì sera a San Siro contro il Napoli dove, con ogni probabilità, si rivedrà lo stesso undici che ha calato il poker al “Maradona” con il ritorno dal primo minuto del trio offensivo formato da Brahim Diaz, Giroud e Leao. Spazio nuovamente anche a Rade Krunic, nel ruolo di centrocampista tutto fare al fianco di Tonali e Bennacer così come in difesa ritroverà il suo spazio Simon Kjaer accanto a Fikayo Tomori. Il turnover, in questa fase finale di stagione, dovrà essere gestito meglio da Pioli, con o senza Champions League in calendario, anche perché lo scorso anno vinse lo scudetto con una formazione che si sapeva a memoria. E questo Milan, putroppo per lui, non può permettersi rivoluzioni così profonde.

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Questo Milan non è fatto per veder applicato un turnover massiccio. L’ultima dimostrazione è arrivata venerdì sera, quando Stefano Pioli ha ufficializzato ben cinque avvicendamenti rispetto alla partita di una settimana fa contro il Napoli. Se quelli di Malick Thiaw e Alexis Saelemaekers per Simon Kjaer e Brahim Diaz erano prevedibili, lo sono stati molto meno quelli che hanno visto andare in panchina anche Krunic, Leao e Giroud in favore di Pobega e, soprattutto, Ante Rebic e Divock Origi. Sostituzioni infruttuose, che hanno condotto il Milan a una demineralizzazione della sua fase offensiva, mettendo a nudo tutti i limiti strutturali di una rosa che ha un dislivello importante tra prime e seconde scelte. E il rimpianto aumenta perché, in generale, il Milan ha fatto una buonissima prova a livello fisico e di intensità, ma quando la qualità va tutta in panchina, è difficile riuscire a sbloccare la partita contro una squadra molto ben organizzata come l’Empoli di Paolo Zanetti.

Milan, per Pioli i precedenti erano chiari

Eppure i segnali di come potessero andare le cose con un turnover così massiccio c’erano già stati nel corso di questa stagione. Le rivoluzioni più ampie fatte da Pioli si sono viste contro il Sassuolo e la Cremonese all’andata e contro il Monza al ritorno. Compreso l’Empoli, il Milan ha ottenuto solo sei punti sui dodici disponibili portato a casa tre 0-0 e vincendo, a fatica, contro il Monza all’U-Power Stadium. Purtroppo per Pioli, quelle che in estate sembravano valide alternative ai titolari, in questo momento si stanno dimostrando giocatori che possono solo subentrare a partita in corso per far rifiatare i titolarissimi. Non è un caso se dopo l’ingresso di Leao e Giroud (al minuto 70 quindi nel secondo slot, visto che nel primo erano entrati Florenzi e Brahim Diaz) la partita sia andata a un ritmo offensivo diverso rispetto a quando in campo c’erano Rebic e Origi, con quest’ultimo fischiatissimo da San Siro al momento della sua uscita dal campo (non un bel segnale). Sicuramente in vista della Champions League e dell’andata dei quarti di finale contro il Napoli, Pioli metterà in campo una squadra diversa, ma i tanti punti persi in campionato e le occasioni non sfruttate come quella di due sere fa – al netto dei risultati delle altre pretendenti a un posto Champions – fanno aumentare il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Anche perché non confermare la propria presenza nella massima competizione europea sarebbe un danno economico importante per il Milan, che avrebbe delle ripercussioni anche sul mercato visto che ci sarebbero meno risorse a disposizione per mettere a posto la rosa e, in special modo, il reparto offensivo che necessita di un restyling anagrafico (Ibrahimovic non può essere ancora una soluzione, Giroud rinnoverà a breve per un anno) e tecnico- qualitativo.

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