Un addio turbolento, accompagnato con livore dai tifosi del Milan. Livore che, anche quando Gianluigi Donnarumma è tornato a San Siro in occasione della sfida di Champions col suo Psg, è venuto fuori. Ma si sa, quando c'è del sentimento profondo, non sempre gli addi sono facili. E quello di Donnarumma al Milan rientra, indubbiamente, in uno di questi casi. A sviscerare motivi e retroscena della separazione tra il portiere e il club rossonero ci ha pensato Enzo Raiola, fratello del compianto Mino e procuratore dell'estremo difensore, a 'Croquetas', su Dazn.
Donnarumma e l'addio al Milan
"A 17-18 anni aveva i migliori club del mondo ad adocchiarlo, e il Milan non era tra i migliori. Come procuratori avevamo il dovere di dire al calciatore che alle spalle aveva società come il Real Madrid: c'erano i primi 5 club al mondo, anche la Juve. Ha voluto dare un'altra possibilità al Milan, rinnovando, e sperando che negli anni tornasse ai fasti di un tempo. Non è successo, tranne l'ultimo anno quando i rossoneri si qualificarono alla Champions all'ultima giornata. Se avete le immagini di quel match, vi renderete conto che lui era quello che stava peggio: sapeva che era il suo ultimo giorno al Milan".
Così Raiola inizia il suo racconto, e prosegue: "Una delle cose che mi ha insegnato Mino è che se un calciatore può aumentare il suo livello, gli va data quella possibilità, altrimenti si appiattisce. Al Psg, con Navas dietro e tante pressione, è cambiato dal punto di vista professionale. Da professionista è diventato un super professionista. Negli ultimi 6 mesi ha contribuito a portare l'Italia gli Europei, è primo col Psg, è agli ottavi di Champions: cosa chiedergli di più? La gente guarda il fallo da ultimo uomo e l'espulsione: c'è un accanimento eccessivo in Italia, in Francia non è così. Spero questo attacco mediatico diminuisca: capisco la delusione dei tifosi del Milan, ma quando capita con l'Italia fa rabbia". E intanto, a Donnarumma, era interessata anche la Juventus...