Chat, pressioni e consapevolezza dei rischi
Le intercettazioni di quelle ore raccontano molto del clima attorno all’affare Osimhen. Il 17 luglio 2020, l’ad Chiavelli scrive ironicamente a Giuntoli: "Speriamo rifiutino… sennò dovremo darci alle rapine", con tanto di emoji. È evidente che i dirigenti stessi siano consapevoli dei rischi. Giuntoli replica a Pompilio: "Sto fermo infatti mi ha detto di mandarla, sperando che non accettino. Devo parlare con Aurelio. Che terrorista". "Questo è terrorismo psicologico", replica Pompilio. Giuntoli insiste: "Terrorista. Scrivi che siamo stati fortunati che Amrabat e Kumbulla non sono voluti venire. Altrimenti bisognava giocare il campionato con Petagna". Pompilio, preoccupato per le tracce digitali, ammonisce Giuntoli: "Non devi scrivere nulla. Tracce nelle mail non se ne lasciano. A voce quello che ti pare". Un’altra chat tra i due, datata 20 luglio, mostra come gestissero in prima persona la compilazione dei contratti per i giovani ceduti. "Questo lo manda il procuratore del giocatore al Lille", scrive Giuntoli. A cui segue un suggerimento: "Il Lille lo chiama e dopo averlo chiamato gli dice che le condizioni del contratto vanno bene. Dopo averlo chiamato gli scrive e gli chiede di fargli sapere eventuali club interessati". Un copione pronto da recitare per rendere l’operazione formalmente regolare.
I timori del Lille e l’intervento del dirigente legale
Giuntoli e Pompilio lavorano per definire i valori da attribuire ai tre giovani da inserire nell’affare Osimhen e mandare così la bozza dettagliata a De Laurentiis. Pompilio spiega: "Mi ci vogliono almeno 2-3 ore. Devo fare scaricare dal sistema lo storico federale di tutti". Giuntoli insiste: "Allora fallo fare. E approssimativamente". Pompilio replica infastidito: "Cri fidati. Non puoi renderti conto di cosa ti ha chiesto. Fammi lavorare". Anche all’interno del Lilla emergono perplessità sulla correttezza dell’operazione. In una mail interna, Julien Mordacq, direttore amministrativo e giuridico del club francese, scrive al CEO Marc Ingla: "È mio dovere metterti in guardia di nuovo a proposito dei rischi connessi a questo affare, in ragione degli elementi che ti ho esposto verbalmente. Ogni particolare ritenuto “strano” potrebbe generare domande sull’insieme di queste operazioni (accordi relativi a 5 giocatori) e bisognerà apportarvi elementi di risposta reali e giustificazioni". L’evidente imbarazzo e le precauzioni suggerite dai dirigenti francesi evidenziano che anche da quella parte si temeva una possibile contestazione dell’accordo. Ora, queste stesse giustificazioni sono al vaglio del Tribunale di Roma, che dovrà stabilire se si sia trattato di una strategia illecita per aggirare le regole contabili o semplicemente di una trattativa molto creativa. Di certo, quanto emerso finora solleva interrogativi inquietanti su uno dei trasferimenti più discussi degli ultimi anni.