Juric, scintilla di Toro

L’allenatore di Spalato proverà a riaccendere la squadra e i tifosi: l’ultimo a riuscirci fu Mihajlovic
Juric, scintilla di Toro

La differenza è decisiva: se si considera Juric l’uomo forte del Toro, il tecnico capace di invertire la tendenza che nelle ultime due stagioni ha visto i granata giocare mediamente male, l’allenatore di carattere in grado di scuotere un gruppo che ha taluni elementi sul catatonico andante, si è coerenti con le legittime aspettative nei confronti del croato. Se invece Juric fosse stato preso per fare il parafulmine, per mettere un velo sulle beghe che da tempo si trascinano nel Torino si esporrebbe l’ex del Verona a una pressione destinata a divorarlo, nel tempo. Non perché Juric non abbia spalle larghe, ma perché a gioco lungo anche un soggetto granitico sarebbe sgretolato da problemi irrisolti, polemiche, mancanza di appoggio da parte della società.

Juric, un allenatore diretto, martellante e cattivo

Di recente è successo a Mazzarri, destabilizzato da una contestazione che dalla società era scivolata verso la squadra (reduce dai 7 gol subiti dall’Atalanta e dai 4 incassati dal Lecce) e a Giampaolo, accompagnato al suo arrivo da una serie di promesse per lo più non mantenute. Tra i due sono poi stati messi sotto contratto Longo e Nicola, ai quali è stato dato il benservito a salvezza acquisita. Per arrivare a un tecnico che con i suoi tanti pregi e molti difetti si è comunque calato nella parte aderendo all’ambiente bisogna tornare a Mihajlovic. Balcanico come Juric, per quanto quest’ultimo sia croato e l’attuale allenatore del Bologna serbo. Attaccava più in vantaggio di due reti che sullo 0-0, Mihajlovic, però aveva quella leggerezza, mista ad audacia e spavalderia, che aveva attecchito, nell’ambiente. Per certi versi con Juric ben poco ha da spartire, ma su determinati lati della personalità tra i due si può stendere un ponte. L’audacia, tattica e verbalizzata, non manca nemmeno al nuovo allenatore del Torino. Diretto come una lama se c’è da mettere un paletto (“I presidenti sono incompetenti e i direttori sportivi devono essere in sintonia con i tecnici”, disse), martellante quando si tratta di spremere il succo dalla rosa a disposizione (“Nei primi mesi di lavoro urlo molto, quando mi accorgo che sto smettendo vuol dire che la squadra sta iniziando a diventare la mia”), cattivo all’occorrenza (“Noi dei Balcani abbiamo un’indole pericolosa, se qualcosa non ci piace possiamo anche diventare cattivi: non è semplice relazionarsi a noi, però quando ci alleniamo o quando giochiamo una partita siamo anche altamente competitivi”).

Toro, prima partita contro il Rennes

Juric, intanto, ieri è stato il primo ad arrivare allo Stadio Olimpico Grande Torino, nella giornata in cui i granata si sono ritrovati per dare il la alla stagione 2021-22. Un modo per ricevere - come farebbe il padrone di casa - e non per essere ricevuto come succede con gli ospiti. Per vederlo all’opera in campo ci sarà tuttavia ancora da attendere. Oggi è tempo di tamponi e vaccini, domani inizierà il lavoro al Filadelfia che precederà il ritiro. La squadra sarà operativa sul campo di Santa Caterina in Valgardena dal 14 al 30, mentre il 31 volerà a Rennes per affrontare i francesi. Sarà insomma sulle Dolomiti che, dopo le sgambate torinesi, si inizierà a valutare la proposta di gioco di Juric.

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