C’è un concetto molto importante, tra i numerosi - pochi allenatori accettano di analizzare le partite con dovizia di particolari come lui, andando al punto senza eludere più di tanto le domande - espressi da Ivan Juric al termine della vittoria in casa della Fiorentina. Ed è quello su cui il tecnico croato ha costruito il successo: «Ultimamente avevamo fatto un grande possesso palla e a volte questo non ti dà poi tanti vantaggi...». Non è una frase pronunciata per caso, ovviamente. A Firenze, il Torino ha avuto il 38 per cento di possesso palla, il dato più basso di tutta la stagione. Ma l’elemento davvero significativo è che quella dei granata è stata una scelta più che una necessità. È vero che Italiano nella ripresa ha aumentato il potenziale offensivo della Fiorentina, ma è altrettanto vero che raramente i viola hanno creato grosse occasioni da gol, se si escludono quelle di solito inevitabili nei concitati minuti finali di qualsiasi gara nella quale il risultato sia in bilico. Il Toro, cioè, ha scelto di stare basso, di provare a far correre il pallone verso terminali importanti quali si sono rivelati Seck, Vlasic e poi Sanabria, badando prima di tutto a chiudere ogni spazio alla creatività degli avversari, tanto che con Singo e Vojvoda bassissimi la difesa era di fatto a cinque: una maniera intelligente e utile anche per limitare le conseguenze degli errori individuali che troppe volte, soprattutto all’inizio della stagione, sono costati carissimi.
L’atteggiamento tattico di Juric e la riflessione espressa sono frutto del lungo lavoro di analisi di un girone d’andata che il Torino poteva concludere con qualche punto in più ma sostanzialmente con la stessa posizione in classifica: la distanza dalle prime sei (più la Juve, ora alle spalle per altre ragioni) è al momento incolmabile. Ebbene, nelle 7 partite vinte, 5 volte il possesso palla è stato inferiore, una volta superiore e una volta sostanzialmente pari. In tutte le 5 partite pareggiate il possesso palla è stato superiore: dunque, non ha prodotto gli effetti sperati. Di più, nelle 7 partite perse, solo 2 volte il possesso palla è stato inferiore (contro l’Inter e a Bologna): e anche in questi casi, dunque, il segno positivo davanti alla percentuale si è rivelato fine a se stesso. I dati sono ancora più eclatanti se limitiamo il discorso al 2023, perché contro Verona e Salernitana (pareggi) e Spezia (sconfitta) il possesso palla del Toro è stato clamorosamente superiore. Ed ecco, quindi, la svolta di Firenze, che ha portato tre punti importantissimi in un momento chiave della stagione, perché sono arrivati dieci giorni dopo l’impresa di San Siro in Coppa Italia - anche qui con possesso palla largamente inferiore rispetto al Milan, va da sé - e contribuiscono ad alimentare quelle speranze europee che parevano sopite.