Torino Primavera, la magia di Scurto: non ci sono riserve

Il tecnico ha saputo ovviare agli infortuni e ai giocatori passati in prima squadra coinvolgendo tutta la rosa a disposizione
Torino Primavera, la magia di Scurto: non ci sono riserve

TORINO - Il meraviglioso cammino della Primavera del Toro è racchiuso in una parola: coinvolgimento. Il fotogramma che riassume il senso di un campionato chiuso con pieno merito al secondo posto è il gol del 3-2 contro l'Empoli, quello decisivo per blindare l'accesso alle semifinali scudetto. Anton, che ha passato più di un quarto d'ora in campo praticamente zoppo, fa una sponda perfetta per Ansah, subentrato al posto di Ruszel ad inizio ripresa. Quest'ultimo fa doppietta, all'ultimo respiro dei minuti di recupero. E da quel momento parte la festa granata, per aver mandato la Fiorentina ai playoff. Ecco perché la parola coinvolgimento è alla base di tutto. Sin da tempi molto lontani, da quando cioè Ruggero Ludergnani, capo del vivaio al secondo anno in granata, si prendeva l'onere di compiere la scelta più pesante di tutte: quella di portare un suo uomo per il post-Coppitelli, un tecnico stimato anche dal presidente Cairo.

Il valore di Scurto

Sfogliando una margherita composta da Palladino, Gorgone e Asta, Ludergnani va dritto su Giuseppe Scurto. Conoscendo il valore di un allenatore che aveva già apprezzato due anni prima alla Spal, ma anche esponendosi a sicure critiche nel caso in cui qualcosa fosse andato storto. Mossa indovinata. Così Scurto già da inizio luglio al Cit Turin inizia a plasmare la rosa, completata tassello dopo tassello 40 giorni dopo, quando Ludergnani si concede l'ultimo colpaccio: il portiere Pietro Passador dal Pordenone, già promesso sposo del Catania. Il merito del responsabile del vivaio è stato quello di aver messo a disposizione di Scurto la rosa già fatta e finita: il 20 agosto ad Asseminello, contro il Cagliari, il Toro è pronto. Lo dimostra subito, contro una delle formazioni che l'anno prima aveva sfiorato il tricolore. Il gol di Ansah al 40' è il preludio ad un avvio folgorante, nel quale i granata iniziano a credere realmente nei propri mezzi. Se ne rendono subito conto tutti: cadono Inter e Atalanta, zoppica la Roma e la Juventus rischia la figuraccia, prima di perfezionare una rimonta pazzesca al Piola. 

Un percorso incredibile

Già, perché il derby dell’andata si rivela fondamentale per la crescita del gruppo. Avanti 3-1, il Toro si sente troppo bello. E viene punito, con Montero che si impone 4-3 in un finale incredibile. Da lì inizia una leggera flessione, compensata però da cinque vittorie di fila fra fine ottobre e metà gennaio. I passi falsi contro Udinese, Bologna ed Empoli al giro di boa sembrano aprire una crisi, poi interrotta da un percorso incredibile: dall’11 febbraio in avanti i granata hanno perso solo due partite. Una vera impresa, in un campionato storicamente equilibratissimo dopo la riforma. La capacità di Scurto è stata quella di tenere vivo tutto il gruppo, dall’inizio alla fine: non ha lasciato nessuno per strada. Così se in difesa manca il totem N’Guessan, Anton diventa decisivo. Così se Gineitis viene prelevato da Juric, avanzano Ruiz e Silva

Sognando la finale

Così quando Dell’Aquila e Jurgens sono infortunati, in attacco fra Ansah, Njie, Caccavo e Corona non c’è mai un motivo per rimpiangere chi è stato assente. Sotto questo aspetto Scurto è stato fenomenale. Ma la società ha dimostrato una grande forza: quella di sdrammatizzare i pochi momenti negativi della stagione. Come l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano del Genoa (formazione di Primavera 2) ai quarti di finale, quando il Toro al 60’ era avanti di due gol. Persino Juric, storicamente parco di complimenti, si è stropicciato gli occhi: «Penso che in questi due anni sia stato fatto un bel lavoro. Mi piace Scurto, lavoriamo in sintonia: ci sono tanti ragazzi interessanti che mi stuzzicano, è un piacere vederli allenarsi con noi». Il tecnico di Alcamo si è destreggiato bene anche dal punto di vista “politico”, assecondando Juric su tutto, anche quando il croato lo ha depredato di forze fresche con pochissimo preavviso. Perché la prima squadra viene prima di tutto e Scurto ha capito che avrebbe dovuto sempre avere un piano B in tasca. Ora il Toro attende la vincente di Fiorentina-Roma, sognando la finale di Reggio Emilia del 9 giugno. Provando a far sì che la città del sanguinoso spareggio del 1998 perso col Perugia - che costò la retrocessione in Serie B - nella memoria del tifoso granata diventi il luogo del decimo scudetto della Primavera. 

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