TORINO - Abbondanza, che problema. Certo suona come un paradosso, ma è quanto sta succedendo al Toro. Un allenatore dovrebbe godere della possibilità di scegliere tra più soluzioni, variare lo spartito, operare differenti scelte in base alla condizione dei singoli e all’avversario. E invece, in questa fase, Juric si sta incartando proprio a causa della pluralità di soluzioni a disposizione. Un po’ come colui che in cucina si trova a dover assemblare troppi ingredienti finendo per sbagliare il piatto. Meglio averne meno? No, meglio trovare in fretta l’alchimia giusta per rendere la pietanza appetitosa, nello specifico per allestire una squadra equilibrata e propositiva.
L'analisi del match di Verona
L’opposto di quanto si è visto contro il Verona, tra un centrocampo succube di quello gialloblù e un attacco sterilizzato dall’insipienza delle prestazioni dei vari Seck, Radonjic, Vlasic e pure Karamoh, nel breve lasso di tempo in cui è stato in campo. E se quanto meno il senegalese merita di essere rimandato, il serbo e il croato sono andati incontro a una secca bocciatura. Sufficiente ripercorrere la faticosissima partita di Zapata, l’assenza di palle gol avute dal colombiano, per comprendere come alle sue spalle sia andato in panne il generatore di idee. Pure peggio a centrocampo, almeno guardando ai due elementi che più di altri avrebbero dovuto fare la differenza. Ilic ancor prima di Ricci ha vagato per il campo sbagliando tutto lo sbagliabile, certificando un’involuzione mascherata da un paio di pur preziosi assist forniti nelle precedenti uscite (a Radonjic col Genoa e a Zapata contro la Roma). La speranza è che la mezzala serba possa essere stata punta nell’orgoglio dai fischi ricevuti dai tifosi, nonché dalle parole rilasciate a fine gara da Juric: «Da Radonjic, Vlasic e Ilic mi aspetto di più». Ilic potrebbe ad esempio prendere spunto da Tameze, fortemente determinato che gli sia toccato di agire con Linetty, con Ricci o con lo stesso ex interno del Chelsea.