Torino, ecco la Juve: tre giorni per rifondare. Serve una svolta nel derby

La sconfitta contro la Lazio e il pari con il Verona hanno tolto certezze ai granata. Nel match di sabato contro i bianconeri serviranno pochi concetti, ma chiari
Torino, ecco la Juve: tre giorni per rifondare. Serve una svolta nel derby© /Agenzia Aldo Liverani Sas

TORINO - Abbondanza, che problema. Certo suona come un paradosso, ma è quanto sta succedendo al Toro. Un allenatore dovrebbe godere della possibilità di scegliere tra più soluzioni, variare lo spartito, operare differenti scelte in base alla condizione dei singoli e all’avversario. E invece, in questa fase, Juric si sta incartando proprio a causa della pluralità di soluzioni a disposizione. Un po’ come colui che in cucina si trova a dover assemblare troppi ingredienti finendo per sbagliare il piatto. Meglio averne meno? No, meglio trovare in fretta l’alchimia giusta per rendere la pietanza appetitosa, nello specifico per allestire una squadra equilibrata e propositiva.

L'analisi del match di Verona

L’opposto di quanto si è visto contro il Verona, tra un centrocampo succube di quello gialloblù e un attacco sterilizzato dall’insipienza delle prestazioni dei vari Seck, Radonjic, Vlasic e pure Karamoh, nel breve lasso di tempo in cui è stato in campo. E se quanto meno il senegalese merita di essere rimandato, il serbo e il croato sono andati incontro a una secca bocciatura. Sufficiente ripercorrere la faticosissima partita di Zapata, l’assenza di palle gol avute dal colombiano, per comprendere come alle sue spalle sia andato in panne il generatore di idee. Pure peggio a centrocampo, almeno guardando ai due elementi che più di altri avrebbero dovuto fare la differenza. Ilic ancor prima di Ricci ha vagato per il campo sbagliando tutto lo sbagliabile, certificando un’involuzione mascherata da un paio di pur preziosi assist forniti nelle precedenti uscite (a Radonjic col Genoa e a Zapata contro la Roma). La speranza è che la mezzala serba possa essere stata punta nell’orgoglio dai fischi ricevuti dai tifosi, nonché dalle parole rilasciate a fine gara da Juric: «Da Radonjic, Vlasic e Ilic mi aspetto di più». Ilic potrebbe ad esempio prendere spunto da Tameze, fortemente determinato che gli sia toccato di agire con Linetty, con Ricci o con lo stesso ex interno del Chelsea.

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Parlando di tattica del Toro

Parlando di tattica, quella che Juric non ha ancora adattato al suo Toro a differenza di quanto successo nelle precedenti stagioni - quando i granata erano magari tecnicamente più deboli, ma anche meglio organizzati - Tameze proprio contro il Verona è stato esempio di disponibilità. Dopo una serie di buone partite nel mezzo del campo è risultato tra i granata più tonici e vogliosi di ben figurare anche da centrale di destra. Là dove l’allenatore lo ha piazzato quando Sazonov è stato costretto a gettare la spugna. E si torna al problema iniziale: l’abbondanza, la pluralità delle soluzioni, sta ingarbulgliando la proposta tattica. «Avere molte scelte può essere uno svantaggio o un vantaggio - diceva non a caso il tecnico alla vigilia della prova contro il Verona -. Nel nostro caso non ho capito ancora cosa sia». Un’ammissione onesta, ma auspicabile venga lasciata da parte dopo sette giornate di campionato. Troppi gli scarti tra alcune dichiarazioni e i fatti. La possibilità di giocare con le due punte è in un primo momento stata tenuta in considerazione («Quando tutti staranno bene potremo giocare con i due attaccanti», diceva il tecnico prima del Genoa).

Nel derby pochi concetti, ma chiari

Poi, alla vigilia della trasferta di Salerno, il cambio di rotta: «Alle due punte non penso nemmeno». Quindi, a Roma contro la Lazio, hanno giocato dall’inizio Sanabria e Zapata: Toro in campo con il doppio attaccante. Indice di un’attuale mancanza di chiarezza che ha investito anche le scelte per quanto riguarda i centrocampisti. L’unico reparto nel quale si sono visti pochi cambiamenti, anche a causa dei tanti infortuni, è stata la difesa: non a caso quello che ha reso meglio, fin qui. In questa fase servono punti fermi, una volta acquisiti si potrà forse tornare alle sperimentazioni. Nel derby serviranno pochi concetti, chiari  e da mandare a memoria.

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TORINO - Abbondanza, che problema. Certo suona come un paradosso, ma è quanto sta succedendo al Toro. Un allenatore dovrebbe godere della possibilità di scegliere tra più soluzioni, variare lo spartito, operare differenti scelte in base alla condizione dei singoli e all’avversario. E invece, in questa fase, Juric si sta incartando proprio a causa della pluralità di soluzioni a disposizione. Un po’ come colui che in cucina si trova a dover assemblare troppi ingredienti finendo per sbagliare il piatto. Meglio averne meno? No, meglio trovare in fretta l’alchimia giusta per rendere la pietanza appetitosa, nello specifico per allestire una squadra equilibrata e propositiva.

L'analisi del match di Verona

L’opposto di quanto si è visto contro il Verona, tra un centrocampo succube di quello gialloblù e un attacco sterilizzato dall’insipienza delle prestazioni dei vari Seck, Radonjic, Vlasic e pure Karamoh, nel breve lasso di tempo in cui è stato in campo. E se quanto meno il senegalese merita di essere rimandato, il serbo e il croato sono andati incontro a una secca bocciatura. Sufficiente ripercorrere la faticosissima partita di Zapata, l’assenza di palle gol avute dal colombiano, per comprendere come alle sue spalle sia andato in panne il generatore di idee. Pure peggio a centrocampo, almeno guardando ai due elementi che più di altri avrebbero dovuto fare la differenza. Ilic ancor prima di Ricci ha vagato per il campo sbagliando tutto lo sbagliabile, certificando un’involuzione mascherata da un paio di pur preziosi assist forniti nelle precedenti uscite (a Radonjic col Genoa e a Zapata contro la Roma). La speranza è che la mezzala serba possa essere stata punta nell’orgoglio dai fischi ricevuti dai tifosi, nonché dalle parole rilasciate a fine gara da Juric: «Da Radonjic, Vlasic e Ilic mi aspetto di più». Ilic potrebbe ad esempio prendere spunto da Tameze, fortemente determinato che gli sia toccato di agire con Linetty, con Ricci o con lo stesso ex interno del Chelsea.

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