Parlando di tattica del Toro
Parlando di tattica, quella che Juric non ha ancora adattato al suo Toro a differenza di quanto successo nelle precedenti stagioni - quando i granata erano magari tecnicamente più deboli, ma anche meglio organizzati - Tameze proprio contro il Verona è stato esempio di disponibilità. Dopo una serie di buone partite nel mezzo del campo è risultato tra i granata più tonici e vogliosi di ben figurare anche da centrale di destra. Là dove l’allenatore lo ha piazzato quando Sazonov è stato costretto a gettare la spugna. E si torna al problema iniziale: l’abbondanza, la pluralità delle soluzioni, sta ingarbulgliando la proposta tattica. «Avere molte scelte può essere uno svantaggio o un vantaggio - diceva non a caso il tecnico alla vigilia della prova contro il Verona -. Nel nostro caso non ho capito ancora cosa sia». Un’ammissione onesta, ma auspicabile venga lasciata da parte dopo sette giornate di campionato. Troppi gli scarti tra alcune dichiarazioni e i fatti. La possibilità di giocare con le due punte è in un primo momento stata tenuta in considerazione («Quando tutti staranno bene potremo giocare con i due attaccanti», diceva il tecnico prima del Genoa).
Nel derby pochi concetti, ma chiari
Poi, alla vigilia della trasferta di Salerno, il cambio di rotta: «Alle due punte non penso nemmeno». Quindi, a Roma contro la Lazio, hanno giocato dall’inizio Sanabria e Zapata: Toro in campo con il doppio attaccante. Indice di un’attuale mancanza di chiarezza che ha investito anche le scelte per quanto riguarda i centrocampisti. L’unico reparto nel quale si sono visti pochi cambiamenti, anche a causa dei tanti infortuni, è stata la difesa: non a caso quello che ha reso meglio, fin qui. In questa fase servono punti fermi, una volta acquisiti si potrà forse tornare alle sperimentazioni. Nel derby serviranno pochi concetti, chiari e da mandare a memoria.