Toro malato e in caduta libera: Juric, svolti o è la fine

Sabato il Lecce, poi il Frosinone in Coppa, il Sassuolo, il Monza e la sosta. Punti e rimonta in classifica, altrimenti il tecnico correrà verso l’esonero

Il Toro è malato, Juric sembra impantanato nelle sabbie mobili, Cairo è sempre più preoccupato, Vagnati telefona e una scia di procuratori, legati ad alcuni allenatori a piedi, annusa l’aria per individuare il possibile punto di caduta: caduta di Ivan, intendono loro, perché il detto “mors tua, vita mea” resta uno dei più recitati nel mondo del calcio, quando una squadra sprofonda. Un po’ tutti hanno sentito tirare il vento: folate di un nervosismo dominante, ai vertici del Torino. Ma tra tutti, escludendo ovviamente Juric, Cairo è il protagonista che ci pare più restio anche solo a ipotizzare un possibile siluramento del tecnico croato, strada facendo. Continua a testimoniare fiducia nell’allenatore: in pubblico e pure in privato, quando la discrezione lo invita a mantenere dosi di riservatezza. La prima regola è ostentare la convinzione che Juric e i giocatori abbiano tutti gli strumenti per rialzarsi, e anche in fretta. Traduzione: sdrammatizzare, esorcizzare, esprimere positività, compattarsi. Vietato minare il terreno sotto i piedi del tecnico: sarebbe pernicioso per tutti. Al contrario, Cairo tiene ad esternare la calma e la prudenza del Buon Presidente: forte richiamo alle responsabilità della squadra e avanti con Juric.

Cairo ha fiducia in Juric

Però. Però a tutto c’è sempre un però, prima o poi. E quella «fiducia totale in Ivan» dettata ai media dopo il flop nel derby risulta sempre meno totale (ma già all’epoca sin su Marte avevano notato l’esagerazione), perché è sempre più intaccata dai fatti (al Filadelfia) e dall’involuzione della squadra (in partita). Lazio, Verona, Juventus e Inter: un solo punto minimalista e nessun gol segnato, in compenso 7 pere ingurgitate. E anche in precedenza il trend era stato troppo altalenante. Cairo non ha alcuna intenzione di licenziare Juric, pur se un vantaggio lo avrebbe rispetto alla stragrande maggioranza degli esoneri (numerosi, numerosissimi) statuiti in 18 anni di gestione: il contratto del tecnico croato scadrà già a giugno, quindi sotto l’aspetto temporale il danno sarebbe limitato, in teoria.

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Ma non nella realtà, se si fanno due conti: i 2,5 milioni netti di ingaggio (quanto guadagna adesso Juric) e i compensi dei collaboratori significano ben oltre 6 milioni lordi. In più, le alternative potenzialmente in ballo (in ogni caso non gratis) non esaltano granché negli uffici milanesi: non è un mistero. C’è di più, poi. Cairo vuole tenersi le mani libere per la prossima stagione, per cui un problema nel problema sarebbe anche individuare un tecnico disponibile a giocarsela in granata solo per pochi mesi: e poi tanti saluti. Insomma, una strettoia dopo l’altra tra mille dubbi, corridoi bui e soltanto danni per il portafoglio. E un gran nome che appartiene alla categoria dei sogni, per non dire dei miraggi: Igor Tudor, l’ex tecnico del Marsiglia, altro discepolo di Gasperini come il connazionale Ivan, già successore (con successo) di Juric a Verona. Ma ormai Tudor viaggia su ben altre (e alte) sfere, quanto a emolumenti e ambizioni europee: la pista ci pare chiusa in partenza.

Fondamentali le prossime gare

Cairo non ha nessuna voglia di esonerare Juric, un giorno lontano. Resta questa la verità: rifugge l’idea come una maledizione. Ed è anche sinceramente convinto che Ivan abbia le capacità per prendere ancora in mano la situazione e aggiustare l’aggiustabile: i casi aperti con più di un giocatore e quel senso di scollamento che si percepisce nello spogliatoio. La squadra ha perso in coraggio, inventiva, personalità, spirito di reazione. E il gioco garibaldino è un ricordo consumato. Riuscirà Ivan a trasmettere ancora carica e motivazioni sufficienti? La reazione innanzi tutto caratteriale dei giocatori sarà adeguata? Il calendario potrebbe aiutare: dopo ripetute vittorie pantagrueliche, ora le big si prendono una pausa di riflessione, col Toro. Sabato la trasferta a Lecce, terra dai terribili ricordi fra la retrocessione del 1989 e l’esonero di Mazzarri nel febbraio di 3 anni fa. Giovedì 2 novembre, la Coppa Italia: Torino-Frosinone (e non sia mai che Juric si faccia eliminare: sarebbe un altro terribile colpo di piccone). Lunedì 6, Toro-Sassuolo. Infine, sabato 11, prima della sosta, il Monza. Fra la Puglia e la trasferta in Brianza intercorreranno 14 giorni esatti: un arco temporale brevissimo. Rinascere, o rinascere: non immaginiamo altri comandamenti, negli uffici di Cairo.

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Il Toro è malato, Juric sembra impantanato nelle sabbie mobili, Cairo è sempre più preoccupato, Vagnati telefona e una scia di procuratori, legati ad alcuni allenatori a piedi, annusa l’aria per individuare il possibile punto di caduta: caduta di Ivan, intendono loro, perché il detto “mors tua, vita mea” resta uno dei più recitati nel mondo del calcio, quando una squadra sprofonda. Un po’ tutti hanno sentito tirare il vento: folate di un nervosismo dominante, ai vertici del Torino. Ma tra tutti, escludendo ovviamente Juric, Cairo è il protagonista che ci pare più restio anche solo a ipotizzare un possibile siluramento del tecnico croato, strada facendo. Continua a testimoniare fiducia nell’allenatore: in pubblico e pure in privato, quando la discrezione lo invita a mantenere dosi di riservatezza. La prima regola è ostentare la convinzione che Juric e i giocatori abbiano tutti gli strumenti per rialzarsi, e anche in fretta. Traduzione: sdrammatizzare, esorcizzare, esprimere positività, compattarsi. Vietato minare il terreno sotto i piedi del tecnico: sarebbe pernicioso per tutti. Al contrario, Cairo tiene ad esternare la calma e la prudenza del Buon Presidente: forte richiamo alle responsabilità della squadra e avanti con Juric.

Cairo ha fiducia in Juric

Però. Però a tutto c’è sempre un però, prima o poi. E quella «fiducia totale in Ivan» dettata ai media dopo il flop nel derby risulta sempre meno totale (ma già all’epoca sin su Marte avevano notato l’esagerazione), perché è sempre più intaccata dai fatti (al Filadelfia) e dall’involuzione della squadra (in partita). Lazio, Verona, Juventus e Inter: un solo punto minimalista e nessun gol segnato, in compenso 7 pere ingurgitate. E anche in precedenza il trend era stato troppo altalenante. Cairo non ha alcuna intenzione di licenziare Juric, pur se un vantaggio lo avrebbe rispetto alla stragrande maggioranza degli esoneri (numerosi, numerosissimi) statuiti in 18 anni di gestione: il contratto del tecnico croato scadrà già a giugno, quindi sotto l’aspetto temporale il danno sarebbe limitato, in teoria.

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