Torino, Radonjic addio? Il caso tra messaggi social e punizioni di Juric

Il talento serbo non riesce a conquistare la fiducia di allenatore e società: i suoi guzzi in campo vengono annullati dalla mancanza di disciplina

TORINO - Altro giro, altra corsa saltata. Nemanja Radonjic assiste alla sconfitta del Toro in Coppa Italia dalla panchina. Il giocatore tecnicamente più estroso, in grado di accendere i granata in qualsiasi momento (ma terribilmente discontinuo, e non solo discontinuo), resta a guardare. Ad osservare solo così la situazione, si rischierebbe di far passare per matto Ivan Juric. Tecnico che si può discutere, soprattutto in una prima parte di stagione in cui praticamente niente è girato per il verso giusto, ma certo non si può nemmeno lontanamente pensare che non metta il bene della squadra al centro di ogni discorso.

Gli attacchi social a Juric

Un Toro che, evidentemente, non contempla più Radonjic. A 27 anni il serbo resta un eterno incompiuto, che ormai affida a criptiche stories su Instagram i propri pensieri. Sprecando energie che potrebbe destinare al campo. Dopo la vittoria di Lecce aveva regalato ai propri followers uno scatto del rapper Tupac col dito medio, ieri invece è toccato alla parola "persistence". Persistenza, cocciutaggine, ostinazione: e ovviamente pare un nuovo atto di accusa a Juric, che non lo fa più giocare. Solo Rado potrebbe raccontare cosa gli passi per la testa, ammesso che ai tifosi interessi realmente. I quali, visti i risultati del Toro, si stanno dividendo fra chi lo vorrebbe di nuovo in campo e chi non desidera vederlo più nemmeno in cartolina.

Radonjic ai margini del progetto

La realtà è che ormai Radonjic, di recente sgridato anche da Cairo («Deve unire al talento la disciplina»), è ai margini del progetto Juric. Andando avanti così le cose, a tal punto da mettere il Toro nelle condizioni di valutare una cessione a gennaio. Il problema, fra un paio di mesi, sarà trovare acquirenti che vogliano investire su un giocatore con un potenziale enorme espresso col contagocce. E non parliamo di un ragazzo alle prime armi, ma di un uomo che nell’economia di una squadra dovrebbe prendersi responsabilità maggiori. Maggiori, per esempio, della maglia numero 10 presa in estate: sembrava un modo per lanciare un messaggio a se stesso, a Juric e al campionato. Perché Radonjic, con il suo tocco, potrebbe fare molto. Invece si ritrova a marcire in panchina, ormai solo. Tre gol in sette gare di Serie A, cancellate dalla tribuna nel derby e dalla tripla panchina contro Inter, Lecce e Frosinone, per ragioni punitive. «Stiamo facendo scelte diverse», ripete Juric gelidamente nelle conferenze stampa. Evidentemente, a partire dagli allenamenti e dai comportamenti, si è reso conto di non avere più alcuna chance per renderlo un elemento ancora funzionale al gruppo. A Juric questa scelta costa: ma evidentemente ha deciso che Rado ha davvero superato il limite.

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