Tricarico: "Radonjic la svolta del Toro. E Djidji farà la differenza"

Intervista all'ex granata: "La squadra vista a Monza può andare lontano. Ilic ha tutto per esserne il cuore"
Tricarico: "Radonjic la svolta del Toro. E Djidji farà la differenza"© TVRG R.Garavaglia/ag. A.Liverani sas

Da anni segue partite praticamente ogni giorno. Le guarda per l'Empoli, cercando di scovare talenti interessanti in tutto il mondo. Spesso, però, siede accanto a Giancarlo Camolese al Grande Torino: quando può si gusta sempre il Toro, una squadra che ha contraddistinto la sua carriera da giocatore. Fabio Tricarico è rimasto molto legato al mondo granata: sotto la Mole ha vissuto cinque anni importanti fra il 1996 e il 2000, di cui non ha dimenticato nulla. La Serie A, ma anche la B. Le gioie, ma anche le contestazioni. Tricarico ama ancora il Toro: lo studia dal vivo e ora analizza per Tuttosport il momento vissuto dalla squadra di Juric, a pochi giorni dalla importante e delicata trasferta di Bologna.

Il Toro è tornato a rivedere la luce, dopo aver vissuto il periodo più complicato della gestione Juric. Si è dato una spiegazione sulle difficoltà iniziali?

"Le squadre allenate da Juric sono così: lo dimostra la sua storia da allenatore: vivono dei periodi in cui mentalmente e fisicamente sono stanche, il gioco è molto dispendioso. Parliamo di un tecnico attento a ogni dettaglio, maniaco di tanti aspetti tattici. In più, il Toro ha anche ripreso a giocare uomo su uomo a tutto campo: non è un gioco facile: richiede energie e concentrazione, anche perché Juric è un martello. Capisco la flessione che ha avuto il gruppo, che dopo il mercato andava amalgamato: non è semplice giocare sempre al ritmo che il tecnico chiede, ma da adesso la luce si vede. Il Toro a Monza meritava persino di più del pareggio ed era forse la trasferta più complicata degli ultimi tempi. Con queste premesse il Toro può andare lontano".

Le due punte sembrano funzionare: Zapata-Sanabria è veramente una coppia perfetta? O è solo una moda del momento?

"Quando in rosa hai due giocatori così, nessun allenatore si può permettere il lusso di tenerli fuori. Juric lo ha capito in fretta e si è adattato. Zapata aveva bisogno di uno sfiato, di un giocatore che gli consentisse di attaccare la profondità e di agevolare il gioco dei centrocampisti. Insieme funzionano, è una coppia che ha sicuramente futuro".

Toro, ora sei tappe per respirare l’aria d’Europa

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Sono tanti i giocatori da rilanciare in questo Toro: Djidji, Ilic e Radonjic su tutti.

"Sono tutte situazioni differenti, ma il Toro ha bisogno di questi giocatori. Con l’infortunio di Schuurs il francese diventa l’uomo chiave del girone di ritorno. Sta tornando dall’infortunio e presto si riprenderà il posto: parliamo di un difensore forte, che in Italia è sempre piaciuto a tutte le squadre che giocano a tre. Non è un caso: bravissimo Juric ad averlo reso fondamentale. Su Ilic, invece, penso che l’infortunio di Ricci potrà responsabilizzarlo: il Toro ha perso un uomo essenziale e il serbo dovrà essere scaltro, dovrà capire che il suo momento è adesso. Non gli manca nulla per riprendersi un ruolo centrale, anche perché se un allenatore parla spesso di te pubblicamente vuol dire che ci tiene. Radonjic, invece, non deve più spegnere l’interruttore: se non trova la giusta cattiveria rimarrà sempre un enorme rimpianto. Credo che Juric e i compagni possano fare poco: o decide di svoltare oppure rimarrà un giocatore normale".

Il pubblico ha fatto sentire la propria voce durante il periodo di flessione dei risultati. Le è sembrato giusto contestare la squadra?

"Io credo che un giocatore del Toro non abbia bisogno di trovare stimoli extra: basta guardare la Maratona per emozionarsi prima e durante la partita. La gente va capita, anche nei momenti difficili, anche durante una contestazione, che comunque non ha superato i limiti. Viva una contestazione sana, perché significa che non c’è indifferenza. Infatti la squadra ha reagito molto bene: la prestazione contro il Sassuolo è stata davvero buona".

Alle porte c’è il Bologna di Thiago Motta, un tecnico cresciuto come Juric sotto l’ala di Gasperini. Per il Toro può essere la partita della svolta?

"Sarà una gara difficilissima. Il Bologna è una squadra forte, Thiago Motta è già un allenatore da big e allena un gruppo che può puntare all’Europa. Ma se il Toro gioca come a Monza i punti li porterà a casa, ne sono certo. Con quello spirito i granata non ne perderanno più lungo la strada".

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Da anni segue partite praticamente ogni giorno. Le guarda per l'Empoli, cercando di scovare talenti interessanti in tutto il mondo. Spesso, però, siede accanto a Giancarlo Camolese al Grande Torino: quando può si gusta sempre il Toro, una squadra che ha contraddistinto la sua carriera da giocatore. Fabio Tricarico è rimasto molto legato al mondo granata: sotto la Mole ha vissuto cinque anni importanti fra il 1996 e il 2000, di cui non ha dimenticato nulla. La Serie A, ma anche la B. Le gioie, ma anche le contestazioni. Tricarico ama ancora il Toro: lo studia dal vivo e ora analizza per Tuttosport il momento vissuto dalla squadra di Juric, a pochi giorni dalla importante e delicata trasferta di Bologna.

Il Toro è tornato a rivedere la luce, dopo aver vissuto il periodo più complicato della gestione Juric. Si è dato una spiegazione sulle difficoltà iniziali?

"Le squadre allenate da Juric sono così: lo dimostra la sua storia da allenatore: vivono dei periodi in cui mentalmente e fisicamente sono stanche, il gioco è molto dispendioso. Parliamo di un tecnico attento a ogni dettaglio, maniaco di tanti aspetti tattici. In più, il Toro ha anche ripreso a giocare uomo su uomo a tutto campo: non è un gioco facile: richiede energie e concentrazione, anche perché Juric è un martello. Capisco la flessione che ha avuto il gruppo, che dopo il mercato andava amalgamato: non è semplice giocare sempre al ritmo che il tecnico chiede, ma da adesso la luce si vede. Il Toro a Monza meritava persino di più del pareggio ed era forse la trasferta più complicata degli ultimi tempi. Con queste premesse il Toro può andare lontano".

Le due punte sembrano funzionare: Zapata-Sanabria è veramente una coppia perfetta? O è solo una moda del momento?

"Quando in rosa hai due giocatori così, nessun allenatore si può permettere il lusso di tenerli fuori. Juric lo ha capito in fretta e si è adattato. Zapata aveva bisogno di uno sfiato, di un giocatore che gli consentisse di attaccare la profondità e di agevolare il gioco dei centrocampisti. Insieme funzionano, è una coppia che ha sicuramente futuro".

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