Juric e il Toro dalla sua: sei mesi per allontanare le voci. E Gattuso...

Il tecnico è a scadenza e fino a fine maggio dovrà dimostrarsi più forte di tutto e tutti. Rino tra i tecnici seguiti dal club granata. Se non resterà a Marsiglia...
Juric e il Toro dalla sua: sei mesi per allontanare le voci. E Gattuso...© Marco Canoniero

TORINO - Il Grande Azzardo andrà avanti sino a fine maggio e sino a fine maggio Juric dovrà dimostrarsi più forte di tutto e tutti. Delle voci, dei tiraemolla, delle indiscrezioni, delle giacche tirate da ogni dove, delle telefonate in sua assenza, dei chiacchiericci dei giocatori, dell’inevitabile ambiguità che sotto più aspetti avvolge e avvolgerà la stagione in corso. Inevitabile, sì: perché Ivan ha il contratto in scadenza e al 99% non sarà rinnovato, a meno di colpi di scena davvero clamorosi. Oggi come oggi, Juric potrebbe restare soltanto se portasse la squadra in Europa, compiendo un’impresa (dovrebbe chiudere almeno al 7° posto), e se poi si ritrovassero entrambi, Cairo e Juric, senza di meglio da fare che continuare a stare insieme: il primo perché poco convinto dalle alternative, il secondo perché oggetto di altre proposte non coinvolgenti. Potrebbero guardarsi in faccia e scoppiare a ridere, a quel punto: accidenti, siamo obbligati a proseguire insieme! Ma non ci crede nessuno o quasi: persino Europa o non Europa.

Toro, il Grande Azzardo

Il Grande Azzardo è stato questo. Nonostante tutto, nonostante quella rissa in Austria, nonostante gli innumerevoli scontri, nonostante le difficoltà di comunicazione, Cairo e Juric han deciso di affrontare insieme anche il terzo anno, con un evidente patto di non belligeranza. Ma c’è una squadra intera, in mezzo a loro: giocatori più o meno giovani, più o meno importanti, più o meno costosi e ambiziosi, più o meno valorizzati da Juric, chiaramente interessati a intuire in anticipo le scelte per la prossima stagione. Anche per regolarsi, pensando a loro stessi. E poi c’è tutto quell’altro mondo, attorno. Fatto di procuratori, dirigenti, intermediari. Convenienza transitoria, quella tra Cairo, Vagnati e Juric: definiamola così. Il Grande Azzardo è tutto qua. E, legittimamente, tanto a Juric (per orgoglio, ambizione e per mettersi in vetrina) quanto a Cairo (per orgoglio, ambizione e per interessi di bottega, da proprietario del Torino) conviene che la squadra arrivi più in alto che si può. Di qui questa sorta di patto tra i due per incanalare gli sforzi reciproci al fine di tenere il più possibile lontano dalle dinamiche di spogliatoio (e del mercato) voci, indiscrezioni, chiacchiericci, contraddizioni, incomprensioni.

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Le opzioni per il dopo Juric

Dopo un inizio di stagione sulle montagne russe, deludente in campo e foriero pure di crepe al Fila, Juric ha aggiustato sia il tiro (il passaggio alla doppia punta, tatticamente) sia più di un rapporto (per cementare lo spirito di gruppo, strategicamente). E i 7 punti (quasi 9...) nelle ultime 3 partite hanno riaggiustato in buona parte la classifica, oltre all’indice di soddisfazione collettiva. Nonostante il Grande Azzardo, Juric dovrà essere bravo ad avere sempre lo spogliatoio dalla sua, di qui a fine maggio (6 mesi): giusto perseguire quest’obiettivo. Mentre i vertici granata, per forza di cose, si devono tenere informati su quanto succede lontano dal Filadelfia: le ambizioni di Tudor, una sorta di chimera (l’ex tecnico del Marsiglia, libero, ormai valuta solo club dalla sicura dimensione europea), le variabili (per esempio la crescita di Dionisi, peraltro bloccato dal Sassuolo sino al 2025) e i grandi ritorni: vedi le indiscrezioni degli ultimi tempi attorno a Gattuso, già da anni nel mirino di Cairo in momenti diversi. E Rino proprio a Marsiglia ha un contratto solo fino a giugno. E la squadra, tra rivoluzioni societarie e tecniche, continua a balbettare a metà classifica. Se effettivamente il rapporto tra Gattuso e la società francese si dovesse interrompere alla fine della stagione...

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TORINO - Il Grande Azzardo andrà avanti sino a fine maggio e sino a fine maggio Juric dovrà dimostrarsi più forte di tutto e tutti. Delle voci, dei tiraemolla, delle indiscrezioni, delle giacche tirate da ogni dove, delle telefonate in sua assenza, dei chiacchiericci dei giocatori, dell’inevitabile ambiguità che sotto più aspetti avvolge e avvolgerà la stagione in corso. Inevitabile, sì: perché Ivan ha il contratto in scadenza e al 99% non sarà rinnovato, a meno di colpi di scena davvero clamorosi. Oggi come oggi, Juric potrebbe restare soltanto se portasse la squadra in Europa, compiendo un’impresa (dovrebbe chiudere almeno al 7° posto), e se poi si ritrovassero entrambi, Cairo e Juric, senza di meglio da fare che continuare a stare insieme: il primo perché poco convinto dalle alternative, il secondo perché oggetto di altre proposte non coinvolgenti. Potrebbero guardarsi in faccia e scoppiare a ridere, a quel punto: accidenti, siamo obbligati a proseguire insieme! Ma non ci crede nessuno o quasi: persino Europa o non Europa.

Toro, il Grande Azzardo

Il Grande Azzardo è stato questo. Nonostante tutto, nonostante quella rissa in Austria, nonostante gli innumerevoli scontri, nonostante le difficoltà di comunicazione, Cairo e Juric han deciso di affrontare insieme anche il terzo anno, con un evidente patto di non belligeranza. Ma c’è una squadra intera, in mezzo a loro: giocatori più o meno giovani, più o meno importanti, più o meno costosi e ambiziosi, più o meno valorizzati da Juric, chiaramente interessati a intuire in anticipo le scelte per la prossima stagione. Anche per regolarsi, pensando a loro stessi. E poi c’è tutto quell’altro mondo, attorno. Fatto di procuratori, dirigenti, intermediari. Convenienza transitoria, quella tra Cairo, Vagnati e Juric: definiamola così. Il Grande Azzardo è tutto qua. E, legittimamente, tanto a Juric (per orgoglio, ambizione e per mettersi in vetrina) quanto a Cairo (per orgoglio, ambizione e per interessi di bottega, da proprietario del Torino) conviene che la squadra arrivi più in alto che si può. Di qui questa sorta di patto tra i due per incanalare gli sforzi reciproci al fine di tenere il più possibile lontano dalle dinamiche di spogliatoio (e del mercato) voci, indiscrezioni, chiacchiericci, contraddizioni, incomprensioni.

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