TORINO - Il Grande Azzardo andrà avanti sino a fine maggio e sino a fine maggio Juric dovrà dimostrarsi più forte di tutto e tutti. Delle voci, dei tiraemolla, delle indiscrezioni, delle giacche tirate da ogni dove, delle telefonate in sua assenza, dei chiacchiericci dei giocatori, dell’inevitabile ambiguità che sotto più aspetti avvolge e avvolgerà la stagione in corso. Inevitabile, sì: perché Ivan ha il contratto in scadenza e al 99% non sarà rinnovato, a meno di colpi di scena davvero clamorosi. Oggi come oggi, Juric potrebbe restare soltanto se portasse la squadra in Europa, compiendo un’impresa (dovrebbe chiudere almeno al 7° posto), e se poi si ritrovassero entrambi, Cairo e Juric, senza di meglio da fare che continuare a stare insieme: il primo perché poco convinto dalle alternative, il secondo perché oggetto di altre proposte non coinvolgenti. Potrebbero guardarsi in faccia e scoppiare a ridere, a quel punto: accidenti, siamo obbligati a proseguire insieme! Ma non ci crede nessuno o quasi: persino Europa o non Europa.
Toro, il Grande Azzardo
Il Grande Azzardo è stato questo. Nonostante tutto, nonostante quella rissa in Austria, nonostante gli innumerevoli scontri, nonostante le difficoltà di comunicazione, Cairo e Juric han deciso di affrontare insieme anche il terzo anno, con un evidente patto di non belligeranza. Ma c’è una squadra intera, in mezzo a loro: giocatori più o meno giovani, più o meno importanti, più o meno costosi e ambiziosi, più o meno valorizzati da Juric, chiaramente interessati a intuire in anticipo le scelte per la prossima stagione. Anche per regolarsi, pensando a loro stessi. E poi c’è tutto quell’altro mondo, attorno. Fatto di procuratori, dirigenti, intermediari. Convenienza transitoria, quella tra Cairo, Vagnati e Juric: definiamola così. Il Grande Azzardo è tutto qua. E, legittimamente, tanto a Juric (per orgoglio, ambizione e per mettersi in vetrina) quanto a Cairo (per orgoglio, ambizione e per interessi di bottega, da proprietario del Torino) conviene che la squadra arrivi più in alto che si può. Di qui questa sorta di patto tra i due per incanalare gli sforzi reciproci al fine di tenere il più possibile lontano dalle dinamiche di spogliatoio (e del mercato) voci, indiscrezioni, chiacchiericci, contraddizioni, incomprensioni.