Il Torino FC di Cairo: la goduria di Juric, la pena dei tifosi

La dimensione a cui è stato confinato il Toro: il consolidamento del decimo posto...

Chissà se si è di nuovo «divertito», anzi se ha «goduto» ancora, Ivan Juric. Lo aveva detto appena prese due pappine dalla Lazio in casa, dopo aver dominato il primo tempo senza però aver segnato - come quasi sempre - uno straccio di gol. Figurarsi quanto deve aver goduto ieri che il primo tempo lo ha dominato a Roma, e vedendo addirittura la sua squadra segnare una volta - pazzesco! - prima di beccare nella ripresa altre due pere e tornare a casa con un bel consolidamento del 10° posto: il target di Cairo, lo scudetto dei mediocri, la sintesi dei né carne né pesce né soprattutto Toro, l’apoteosi del vivacchiare. Sai quanto godono i tifosi? Uno sballo, per loro: sono perfi no davanti al Sassuolo! Del resto, per Juric, il senso del Toro è - ipse dixit - una rincorsa di Zapata in fase di ripiego: di fronte a cotanta meraviglia, che ce frega dei risultati?

Juric e Milinkovic-Savic nel mirino dei tifosi

In fondo lui conosce solo il Torino Fc di Cairo: pensa che la dimensione del Toro sia salvarsi senz’aff anni e che lui dunque stia facendo miracoli da tre anni. Chissà se continuerà a sostenere - sia a parole sia facendolo giocare - quel simpatico ragazzone di Milinkovic-Savic, cestista mancato, ribattezzato “citofono” da tutti i tifosi granata; citofono nel senso che basta schiacciare un bottone e lui apre la porta; uno che quando fa una buona parata - cioè quello che un portiere normale di Serie A dovrebbe fare per mestiere - più che applaudirlo quasi ti commuovi, esclamando: ma guarda che bravo, ne ha presa una, ma pensa. Uno che ogni volta scopre un modo originale, innovativo di prendere gol. Dybala, che non segnava una tripletta da sei anni, gli deve una cena, anzi due: due come i suoi goffi non-interventi sui tiri dell’ex juventino (il terzo è un rigore regalato da Sazonov, beniamino della tifoseria perché viaggia in tram). Siccome Vanja è bravo con i piedi - cosa con cui i profeti della costruzione dal basso (una delle più grandi iatture del calcio moderno) giustifi cano il suo utilizzo - sarebbe forse meglio schierarlo punta, sua ambizione dichiarata: difficilmente segnerebbe meno dei suoi compagni deputati, la cui capacità di reiterare, in fase d’attacco, giocate degne dei migliori difensori rasenta ormai il grottesco. Chissà se riuscirà ancora a lagnarsi dei tifosi, Juric, allorché noterà un relativo entusiasmo nell’appassionarsi alla pugna per difendere con le unghie e con i denti il 10° posto dall’assalto del Monza, ora a pari punti. Chissà che senso ha, andare avanti così. In campo. Sulla panchina. In società. Dopo diciannove anni.

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