"I debiti del Torino di Cairo"
Sbagliamo o i debiti complessivi del Torino di Cairo sono saliti da 143 a 159 milioni? Di questi, 10 milioni sono nei confronti dell’azionista di maggioranza, cioè lo stesso Cairo, per via del suo nuovo finanziamento versato nelle casse del Torino nel 2023. "Dal punto di vista finanziario, chi comprasse il Torino per un valore patrimoniale di 79 milioni dovrebbe far fronte, in base a quanto risulta a bilancio, al pagamento di un flusso di debiti fino al 31 dicembre del 2028, ovvero nei canonici 5 anni post chiusura del bilancio: complessivamente, 133,3 milioni di debiti. Per ripagarli, sempre stando così le cose come da fotografia dell’ultimo bilancio approvato, l’acquirente non potrebbe contare su un grande flusso di cassa dalla gestione, considerati gli scarsi risultati economici che caratterizzano il Torino come molte altre squadre di calcio. Né potrebbe puntare troppo sulla vendita con plusvalenza di calciatori in rosa, che a oggi, se venissero venduti tutti, genererebbe circa 75 milioni di plusvalenze. Non granché, insomma. E stiamo parlando per assurdo, ovviamente: perché se vendessi tutti i giocatori che ho, poi chi manderei in campo? Devo vendere e acquistare, insomma. L’acquirente non potrebbe inoltre ottenere cassa dai 40 milioni di marchio nel patrimonio, perché nessuno lo comprerebbe staccato dal Toro. La morale è che l’acquirente del Torino dovrebbe quindi pensare di dedicare all’investimento, oltre ai soldi per l’acquisto del club, un buona dotazione di capitale per ripagare nei prossimi 4 anni, fino al ’28, i debiti creati nel passato".
Riassumiamo, allora.
"Il valore del Torino dal punto di vista della redditività è zero, se non addirittura negativo. Dal punto di vista patrimoniale potrebbe attestarsi tra 4 e 79 milioni, ma ricordando sempre che chi lo acquista avrebbe poi debiti da ripagare già oggi a bilancio per 133 milioni. E ora proviamo a individuare un prezzo realistico del Torino".
Il primo aspetto fondamentale da sottolineare?
"Il prezzo è qualcosa di molto diverso dal valore di bilancio: è stabilito dalla domanda e dall’offerta, che a loro volta sono influenzate da fattori comportamentali come l’umore e il momento, i quali, invece, non giocano un ruolo chiave nella determinazione del valore. Vediamo allora quale potrebbe essere la domanda sul mercato: i potenziali acquirenti, insomma. Dividiamoli per categorie. 1) Un accanito tifoso alla ricerca di ciò che l’accademia definisce un “bene trofeo”: di tanto in tanto i tifosi sperano in qualche ricco imprenditore dal cuore granata con il portafoglio in mano, ma allo stato attuale non sembra esistere. 2) Un miliardario magari non del Toro, ma amante dell’Italia e alla ricerca di un “bene trofeo”. Una specie di Commisso per la Fiorentina, i fratelli Hartono del Como, Niederauer del Venezia o Krause del Parma. Potrebbe anche esistere, ma fino a oggi non si è palesato neppure lui. E non si è palesata neanche la versione araba del miliardario, ovvero il fondo sovrano. E in questo caso, restando alla Serie A, non aiuta il fatto che gli arabi non provino la medesima attrazione per il nostro Paese che provano invece per altre realtà calcistiche. Poi c’è la categoria numero 3: un imprenditore alla ricerca di un “bene trofeo” capace anche di farlo rendere. Una specie di De Laurentiis, o di Lotito, o di Percassi. Cairo poteva essere uno di loro sia per la sua capacità imprenditoriale sia per i tanti anni, 19, in cui è stato presidente. Sembra proprio aver fallito, sotto questo punto di vista".
