Toro, questione stadio
Il 30 giugno scadrà il contratto di affitto dello stadio al Torino e il Comune vorrebbe cedere l’impianto, fonte per la Città di perdite. Per adesso tutte le ipotesi sono aperte: cessione dello stadio Grande Torino o rinnovo dell’affitto. "Proseguo nello scenario. Se io fossi il padrone della Red Bull o di una multinazionale interessata a promuovere i miei prodotti a consumatori appassionati di calcio in Italia, allora punterei a formalizzare un contratto di compravendita con Cairo a cifre garantite, con una condizione sospensiva a 90 giorni. Una compravendita, cioè, condizionata dal raggiungimento di un accordo anche con l’ente pubblico, con il Comune, per l’acquisto dello stadio. A quel punto tanto Cairo quanto il Comune avrebbero tutto l’interesse a mettermi in condizione di poter acquistare lo stadio, così da siglare un accordo con tutte le parti in ballo. In un contesto del genere, anche le tanto chiacchierate ipoteche sullo stadio, accese a seguito del fallimento nel 2005 di Cimminelli, sarebbero facilmente rimovibili, diventerebbero un ostacolo molto relativo".
A proposito di fallimento. Ricorda quanto spese Cairo per acquistare il Torino dai Lodisti, nel 2005?
"Mi pare circa 200 mila euro, se non mi sbaglio".
Cairo rimborsò complessivamente 10 mila euro di spese ai 16 Lodisti mediante altrettanti assegni da 625 euro cadauno. E poi rimborsò a Giovannone quel prestito di 180 mila euro che costui aveva versato al Torino in quell’estate di morte e rinascita del club. In tutto, Cairo spese 190 mila euro per acquistare il club. Ora ipotizziamo che venda il Torino per 150 milioni…
"La plusvalenza potrebbe coincidere nei fatti con il prezzo di vendita. Anche considerando i soldi che Cairo ha investito in questi vent’anni, si tratterebbe comunque di una condizione vantaggiosissima, straordinaria!".
Da economista che segue con passione il Torino, che idea si è fatto delle volontà di Cairo?
"Metto insieme tutto, anche la contestazione e il mediocre rendimento della squadra dopo un percorso lunghissimo di 19 anni. La mia sensazione, diciamo così, è che come minimo Cairo stia seriamente pensando di vendere, e anche già da diverso tempo".
Si vocifera che Cairo valuti il Torino sui 300 milioni, per eventualmente venderlo tra i 200 e i 250. A un candidato acquirente come la Red Bull, che volesse entrare anche nel calcio italiano (oltre che in Francia con il Paris, come socio di minoranza di Arnault), Cairo potrebbe chiedere anche 50 milioni in più di quel valore “realistico” del Toro che lei ci ha descritto in precedenza: sia per la potenza di fuoco della multinazionale, sia, proseguendo in questo scenario, per le motivazioni dell’acquirente. L’abbinamento di marketing bull-toro sarebbe un plus valore, un unicum che potrebbe garantire soltanto il Torino, in Italia, tra le società di medioalto livello da rilanciare.
"Diciamo che se l’appartamento della nostra metafora si trovasse vicino al posto di lavoro di un grande manager a cui serve perché viene a lavorare a Torino, costui sarebbe disposto a pagarlo di più per una sua motivazione specifica. In economia chi compra deve pensare di concedere al venditore una parte delle maggiori sinergie che farà con il bene. In fondo anche noi compriamo magliette granata con numeri stampati dietro la schiena a un prezzo molto più alto di quanto si potrebbero vendere in qualsiasi altra parte del mondo». Grazie, professore. «Prego. È stato un piacere".
