Non è detto che sarà così, anzi noi proprio speriamo il contrario. Non ce ne frega niente dell’Uefa e della Fifa in sé, e riteniamo giusto che chiunque – nel rispetto delle leggi, delle norme e del fair play – possa organizzare quel che gli pare. Ci interessa però che ogni squadra, ogni tifoseria, ogni storia, ogni cultura, ogni sentimento calcistico - Star, Gold, Blue o arancione a pallini verdi che sia - continui ad avere il rispetto che merita e le pari opportunità sportive, per quanto – lo sappiamo già da molto tempo – in maniera molto teorica. Ci interessa che vincere uno scudetto o conquistare una salvezza non diventi meno importante di uno spareggio per accedere dal girone dei peones a quello dei medio sfigati aspiranti al salotto del direttore megagalattico.
Ci interessa che in qualunque stadiolo del mondo la gente del posto possa sperare di vedere un giorno giocare la Juventus, il Manchester United, il Real Madrid. Ci interessa che i sauditi – tanto per fare un nome non a caso – non vengano a cambiare ulteriormente le regole del gioco in virtù delle centinaia di bilioni di fantastiliardi che potrebbero ora facilmente stanziare per organizzarla loro, una Superlega. Ci interessa che quando si disputano i Mondiali e gli Europei, come per le Olimpiadi, ci si ritrovi ancora tutti assieme a palpitare per l’Italia.
Ci interessa che qualsiasi giocatore del mondo continui a considerare la chiamata della Nazionale un onore e non una rottura, e che per il suo club di appartenenza questo rappresenti un obiettivo e non un fastidio. Ci interessa che un bambino possa ancora tifare, sulle gradinate, per la Sambenedettese o per la Pro Vercelli e non, sullo smartphone, per una squadra araba che ingaggi il calciatore più forte del mondo. Ci interessa che nessuno – parafrasando De Laurentiis e il Frosinone in Serie A: mal gliene incolse - un domani possa dire: cosa ci fa il Copenaghen in Superlega?