Red Bull, caso budget cap: gli scenari per la squadra e per la Fia

Accertata l’infrazione, il team di Verstappen deve scegliere se dare battaglia o accettare le sanzioni

Accertata la violazione del budget cap, ora si passa alla fase due del caso che sta agitando e scuotendo la Formula 1. Che cosa può fare la Red Bull? E quali scenari si prospettano? La situazione è complessa. Sino ad ora l’eventualità che vengano decurtati dei punti dalle classifiche del Mondiale 2021 era giudicata pressoché impossibile. E in effetti sembra così, perché consuetudine (e norme) dicono che ogni stagione si conclude con la consegna dei premi mondiale a Parigi in dicembre. Non è solo una serata di gala, dal punto di vista formale è il suggello alla stagione. Certamente si può stabilire che in questo caso non sia così, ma sarebbe quantomeno irrituale. Difficile che avvenga. Tra l’altro, la decurtazione potrebbe riguardare solo la classifica costruttori, lasciando inalterata quella dei piloti. O cambiare entrambe, dando un colpo terribile alla credibilità dell’intera Formula 1. Improbabile che succeda, anche se Ross Brawn - oggi ascoltatissimo consigliere di Stefano Domenicali e della sua squadra di lavoro - non ha escluso che si possa fare.

Formula 1, le spiegazioni della Red Bull

In realtà la palla è più nelle mani della Red Bull che della Fia. In Germania circolano voci secondo le quali la squadra (di proprietà austriaca) voglia continuare a professare la propria innocenza, sostenendo che alcune voci di spesa sono state male interpretate (ma sembrano più scuse che reali motivazioni, come ad esempio il computo delle giornate di malattia del personale). Qualcuno sostiene che nel conto generale sia finito per errore anche il super consulente Helmuth Marko, che in realtà (in quanto super consigliere del patron Dieter Mateschitz) potrebbe non gravare sul bilancio della squadra basata a Milton Keynes. Ma, a parte questo, le strade sono essenzialmente due: la Red Bull può accettare la pena, qualunque essa sia (dalla citata decurtazione dei punti, a una multa, alle limitazioni delle ore di lavoro in galleria del vento, ai tagli sul budget dell’anno venturo) oppure contestarla. Ma in questo modo rischia di andare incontro a una pena ancora più severa qualora, dopo tutti i controlli, venga confermato che l’infrazione c’è stata.

L'altra via d'uscita

In verità ci sarebbe anche un’altra via: accettare un accordo riservato, ossia non pubblico, con la Fia stessa. È quel che fece la Ferrari nel 2019. Alla Rossa convenne, perché nulla di quanto era emerso dai controlli federali venne reso pubblico e perché (formalmente parlando) non appare alcuna macchia, niente che dica che a Maranello abbiano trasgredito ad alcuna regola (si sa solo che il tema affrontato riguardava l’area motore). Per contro, la Scuderia ha dovuto accettare maggior controlli, il pagamento delle spese, e soprattutto una penalizzazione “de facto” nella stagione successiva (che infatti fu una delle peggiori di questi ultimi anni). Dopo aver vinto due titoli mondiali piloti e con ogni probabilità anche il titolo costruttori quest’anno), la Red Bull potrebbe trovare conveniente percorrere questa via.

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