Hamilton, il ritratto dello sportivo eccezionale: dai trionfi alle sfide al limite

Dalle battaglie in pista a quelle nella vita: tutto quello che c'è da sapere sul nuovo pilota della Ferrari

Quando si parla di lui, trovare gli aggettivi giusti si rivela sempre una sfida all’altezza del suo valore sportivo e umano. Tracciarne un ritratto fedele, che metta tutti d’accordo, è praticamente impossibile. Un po' come succede quando ci si ritrova di fronte alle grandi opere astratte di arte contemporanea. Un uomo eccentrico, istrionico, a tratti anarchico, ma soprattutto uno sportivo eccezionale. Hamilton è questo e molto altro, una leggenda vivente pronta a scrivere con la Ferrari un nuovo capitolo della storia della Formula 1. Un viaggio che parte da lontano, a Stevenage, nel sud dell’Inghilterra, quando Lewis viene messo per la prima volta all’età di 6 anni sopra a un go-kart. Passa poco tempo prima che suo padre Anthony, convinto di avere di fronte un predestinato, decida di investire tutti i suoi risparmi per fare correre il figlio.

Lewis inizia a vincere le prime gare, ma per continuare a competere nei campionati giovanili servono molti più soldi. Anthony non molla e accetta quattro lavori diversi: deve aiutare suo figlio, per forza. Spesso gli capita di passare le nottate in garage a sistemare go-kart pur di arrotondare. La svolta per Lewis arriva a dodici anni, quando Ron Dennis decide di offrigli un contratto con la McLaren. Anthony accetta, non sa ancora che suo figlio undici anni più tardi vincerà con la McLaren il primo dei suoi sette titoli mondiali. Il ragazzo ha la stoffa del campione, sembra l’inizio di una vertiginosa scalata verso l’olimpo dei più grandi. Non sarà così, almeno non ancora, non con questa macchina.

Hamilton e l'inizio del dominio

È nel 2013 con il suo passaggio in Mercedes che inizia quello che si rivelerà un vero e proprio dominio: con la casa tedesca Hamilton conquista altri sei campionati del mondo, diventando il pilota più vincente di sempre al pari di Michael Schumacher. Nella vita, come in pista, a trionfare è la libertà: nessuno può dirgli come fare, e così quando la FIA prova a impedire ai piloti il rilascio di dichiarazioni politiche, personali, lui, da sempre in prima linea contro le discriminazioni razziali e religiose, non si tira indietro: «La Formula 1 non metterà mai il bavaglio a nessuno. Penso che tutti i piloti siano stati molto allineati sulla libertà di parola. Ho saputo di questo divieto durante la pausa invernale ma nulla mi impedirà di parlare delle cose che mi appassionano e dei problemi che ci sono».

A sostenerlo in questa battaglia ci sono anche i suoi rivali, quelli che ne riconoscono la grandezza sportiva, ma che ne disprezzano l’attitudine in pista. Lui non guarda in faccia nessuno: se trova di fronte a sé un pilota più lento, lo deve passare. Non importa se c’è spazio o meno, lui attaccherà sempre.

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Hamilton e i rivali storici

Sono diversi i piloti che hanno dovuto fare i conti con questa tenuta che ha fatto di lui un grande della F1, a cominciare da Felipe Massa. Emblematico in questo senso il GP di Singapore del 2011: in curva Hamilton tocca la Ferrari del brasiliano squarciandone la gomma posteriore. Lewis rientra ai box, cambia il musetto e riprende la corsa piazzandosi al 5° posto, quella di Massa di fatto, finisce li. Nel paddock a fine gara la tensione è alle stelle, manca poco perché i due arrivino alle mani di fronte alle telecamere della BBC. Situazione simile a quella che poi vedremo in Azerbaigian, sei anni più tardi, quando al 19° giro Hamilton, al comando e dietro alla safety car, decide di rallentare bruscamente per compattare il gruppo alla ripartenza. Vettel non riesce a frenare in tempo e finisce per tamponarlo. Il tedesco non ci sta: si affianca ad Hamilton e sterza verso di lui rifilandogli una ruotata. Manovra che poi verrà punita dai commissari di gara con dieci secondi di penalità.

A battere il campione inglese ci provano tutti, e alla fine a spuntarla è chi decide di giocare con lui ad armi pari: Max Verstappen. Nel 2021, dopo una stagione scandita da una serie di incidenti con i due piloti protagonisti, è tempo del Gran Premio di Monza. A metà gara i due si ritrovano fianco a fianco all’ingresso della prima variante: Verstappen vede Lewis uscire dai box e prova a passarlo. Nessuno dei due alza il piede all’uscita dalla curva e la Red Bull finisce sopra la Mercedes, con Hamilton salvato dall’Halo. A fine gara i due non se le mandano a dire: è solo l’epilogo di una stagione giocata a viso aperto con tutti i mezzi possibili e che vedrà Verstappen per la prima volta campione del mondo. La fine di un’era? Sarà la pista a dirlo, nel frattempo Lewis è pronto a questa nuova sfida che porta il colore del sangue, quello che Hamilton proverà a sputare per dimostrare a tutti, ancora una volta, il campione che è.

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Quando si parla di lui, trovare gli aggettivi giusti si rivela sempre una sfida all’altezza del suo valore sportivo e umano. Tracciarne un ritratto fedele, che metta tutti d’accordo, è praticamente impossibile. Un po' come succede quando ci si ritrova di fronte alle grandi opere astratte di arte contemporanea. Un uomo eccentrico, istrionico, a tratti anarchico, ma soprattutto uno sportivo eccezionale. Hamilton è questo e molto altro, una leggenda vivente pronta a scrivere con la Ferrari un nuovo capitolo della storia della Formula 1. Un viaggio che parte da lontano, a Stevenage, nel sud dell’Inghilterra, quando Lewis viene messo per la prima volta all’età di 6 anni sopra a un go-kart. Passa poco tempo prima che suo padre Anthony, convinto di avere di fronte un predestinato, decida di investire tutti i suoi risparmi per fare correre il figlio.

Lewis inizia a vincere le prime gare, ma per continuare a competere nei campionati giovanili servono molti più soldi. Anthony non molla e accetta quattro lavori diversi: deve aiutare suo figlio, per forza. Spesso gli capita di passare le nottate in garage a sistemare go-kart pur di arrotondare. La svolta per Lewis arriva a dodici anni, quando Ron Dennis decide di offrigli un contratto con la McLaren. Anthony accetta, non sa ancora che suo figlio undici anni più tardi vincerà con la McLaren il primo dei suoi sette titoli mondiali. Il ragazzo ha la stoffa del campione, sembra l’inizio di una vertiginosa scalata verso l’olimpo dei più grandi. Non sarà così, almeno non ancora, non con questa macchina.

Hamilton e l'inizio del dominio

È nel 2013 con il suo passaggio in Mercedes che inizia quello che si rivelerà un vero e proprio dominio: con la casa tedesca Hamilton conquista altri sei campionati del mondo, diventando il pilota più vincente di sempre al pari di Michael Schumacher. Nella vita, come in pista, a trionfare è la libertà: nessuno può dirgli come fare, e così quando la FIA prova a impedire ai piloti il rilascio di dichiarazioni politiche, personali, lui, da sempre in prima linea contro le discriminazioni razziali e religiose, non si tira indietro: «La Formula 1 non metterà mai il bavaglio a nessuno. Penso che tutti i piloti siano stati molto allineati sulla libertà di parola. Ho saputo di questo divieto durante la pausa invernale ma nulla mi impedirà di parlare delle cose che mi appassionano e dei problemi che ci sono».

A sostenerlo in questa battaglia ci sono anche i suoi rivali, quelli che ne riconoscono la grandezza sportiva, ma che ne disprezzano l’attitudine in pista. Lui non guarda in faccia nessuno: se trova di fronte a sé un pilota più lento, lo deve passare. Non importa se c’è spazio o meno, lui attaccherà sempre.

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