Bagnaia, vittoria di cuore: i retroscena tra Domizia e Valentino Rossi

Dopo il terribile incidente di Barcellona e 5 gare di astinenza, Pecco è protagonista di una rimonta fantastica. Rieccolo al comando: +18 su Martin, caduto quand’era in testa

Telefono casa. Perché una chiamata non solo può salvarti la vita, ma farti (ri)volare su due ruote rese magiche dal tuo tocco come l’extratrrestre più amato della storia disegnato da Carlo Rambaldi e portato all’Oscar da Steven Spielberg. Quello che Pecco Bagnaia s’è messo in testa di riconquistare. Con una telefonata, sì.

Perché puoi avere sotto il sedere una moto che costa due milioni e mezzo di euro, nel box decine di ingegneri e tecnici e molti di più a casa che in remoto cercano e trovano una soluzione per farla funzionare come vuoi tu, questa benedetta Desmosedici GP23 che da qualche gara sembra far volare soltanto l’ex compagno di stanza ai tempi degli esordi in Moto3 e ora tuo rivale per il titolo mondiale in MotoGP, ma alla fine è soprattutto questione di cuore. Quello che fa funzionare la testa. O disconnettarla, fate voi. La condizione necessaria perché un ragazzo di ventisei anni pieghi a 61° un attrezzo di carbonio e alluminio da quasi 300 cavalli a velocità che fanno paura solo a pensarci. Così, dietro alle reazione da campione di Pecco da Chivasso al sorpasso subìto sabato in classifica da parte di Jorge Martin, ovvero a quella spettacolare rimonta d’altri tempi (alla Valentino Rossi per intenderci) messa in pista nel Gran Premio dell’Indonesia per tornare alla vittoria e anche in testa al Mondiale, il suo Mondiale, c’è una chiamata a Pesaro.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La chiamata da Pesaro

Dodicimila chilometri e cinque ore di fuso orario di distanza. Sabato sera, dopo la batosta (definizione di Gigi Dall’Igna) nella Sprint e prima di addormentarsi, Pecco ha sentito Domizia Castagnini, la fidanzata alla quale la scorsa vigilia di Natale ha chiesto la mano sotto le luci d’artista viola del Monte dei Cappuccini a Torino e che sposerà il prossimo luglio, perché quest’estate lo slot nella Banda VR46 era stato già occupato da Luca Marini. Non hanno parlato di freno motore e staccate da sistemare, ma di shopping. Sì, di un giro tra negozi e novità della stagione. Non prima di ricevere un solenne cazziatone. "Domizia lo fa sempre - racconta Bagnaia -. Quando vede che non riesco a dare il massimo mi cazzia, più di tutti. Mi è servito. Come avermi disltolto dai miei pensieri parlandomi del suo giro di commissioni. E l’aiuto di tanti, perché fortunatamente sono circondato da tante persone che mi vogliono bene e che mi fanno sfogare: la squadra, la mia famiglia, Valentino. Sì, ho sentito anche lui".

Bagnaia torna leader della classifica

Impegnato a Zandvoort, in Olanda, nell’ultimo atto della sua seconda stagione sulle auto da corsa. Adesso sulle moto, le due ruote più veloci ed entusiasmanti del mondo, a comandare c’è lui. Di nuovo lui. Pecco da Chivasso, che torna a vincere dopo cinque gran premi d’astinenza e ribalta una classifica che sembrava precipitosamente e irrimediabilmente avviata verso un nuovo padrone, in Spagna. Con l’onta della stessa moto, la Ducati che Bagnaia lo scorso autunno ha riportato sul tetto del mondo dopo quindici anni. S’era passati dal +62 dell’Austria al -7 della Sprint di sabato. Un’emorragia copiosa iniziata col drammatico incidente di Barcellona, quando dopo un via a fionda s’è trovato a terra, investito dalla Ktm di Brad Binder e poi all’ospedale. Rientrando da supereroe dopo pochi giorni a Misano, ma senza mai riuscire a fermare Martin, subendo uno stillicidio di punti e di mazzate nell’anima che sarebbe stato letale per chiunque. Non per lui. Non per un vero numero 1.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le parole di Dall'Igna

"Pecco ha dimostrato di essere un campione dopo la batosta della Sprint, perché di batosta s’è trattato" sentenzia Gigi Dall’Igna, l’artefice del dominio rosso. "Meritavamo tanto questa vittoria e ne sono orgoglioso - conferma il torinese -. Avevo bisogno di questo risultato dopo un periodo difficile. Dà molta motivazione. Non solo a me, anche alla mia squadra". Che sembrava perduta, abbattuta, travolta. Invece ieri mattina nel warm up è arrivata la mossa vincente sistemando l’elettronica che rendeva nervosa la GP23. Ma poi a fare la differenza in pista è stato lui. Con un trionfo d’altri tempi. Era dal 2006 (Marco Melandri in Turchia, scattando 14°) che nessuno vinceva in top class partendo dopo la quarta fila. Ma riuscirci nella MotoGP di oggi, dove la posizione in griglia è sempre più fondamentale, come in Formula 1, fa fare a Bagnaia un altro passo verso l’olimpo dei grandissimi. A Mandalika, in una MotoGP dove proprio i sorpassi sono una rarità e quasi proibiti, Pecco ne ha infilati due cattivissimi al primo giro (il punto debole delle sue ultime gare: mandare in temperatura le gomme) su Marc Marquez e Aleix Espargaro, quindi su Quartararo e quello decisivo, con coraggio, su Viñales al 20° giro, 7 dopo la caduta di Martin, che in quel momento era primo e aveva portato a 16 i punti di vantaggio virtuale sul torinese.

Sì, perché il torello della Pramac che s’è messo in testa di usurpare il trono di Pecco I, l’italiano che ha riportato nel Bel Paese il Mondiale di MotoGP su una moto italiana cinquant’anni dopo Giacomo Agostini sulla MV Agusta, stavolta ha osato troppo e pagato dazio sulle strada della gloria. Che è ancora lontana. Cinque weekeend di gara in sei settimane verso Valencia. Ma è una strada di nuovo lastricata di godimento rosso. Rosso Bagnaia.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Telefono casa. Perché una chiamata non solo può salvarti la vita, ma farti (ri)volare su due ruote rese magiche dal tuo tocco come l’extratrrestre più amato della storia disegnato da Carlo Rambaldi e portato all’Oscar da Steven Spielberg. Quello che Pecco Bagnaia s’è messo in testa di riconquistare. Con una telefonata, sì.

Perché puoi avere sotto il sedere una moto che costa due milioni e mezzo di euro, nel box decine di ingegneri e tecnici e molti di più a casa che in remoto cercano e trovano una soluzione per farla funzionare come vuoi tu, questa benedetta Desmosedici GP23 che da qualche gara sembra far volare soltanto l’ex compagno di stanza ai tempi degli esordi in Moto3 e ora tuo rivale per il titolo mondiale in MotoGP, ma alla fine è soprattutto questione di cuore. Quello che fa funzionare la testa. O disconnettarla, fate voi. La condizione necessaria perché un ragazzo di ventisei anni pieghi a 61° un attrezzo di carbonio e alluminio da quasi 300 cavalli a velocità che fanno paura solo a pensarci. Così, dietro alle reazione da campione di Pecco da Chivasso al sorpasso subìto sabato in classifica da parte di Jorge Martin, ovvero a quella spettacolare rimonta d’altri tempi (alla Valentino Rossi per intenderci) messa in pista nel Gran Premio dell’Indonesia per tornare alla vittoria e anche in testa al Mondiale, il suo Mondiale, c’è una chiamata a Pesaro.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Bagnaia, vittoria di cuore: i retroscena tra Domizia e Valentino Rossi
2
La chiamata da Pesaro
3
Le parole di Dall'Igna