
Ha le potenzialità, ma non si applica. È una Ferrari in cerca di un'identità, messa dietro la lavagna per il rendimento dei primi due appuntamenti del Mondiale 2025 di F1. I tecnici del Cavallino Rampante speravano che il peggio fosse coinciso con il fine-settimana di Melbourne e la prima affermazione in Rosso di Lewis Hamilton nella Sprint Race a Shanghai (Cina) aveva tale parvenza. Tuttavia, questa vettura dall’andamento quasi schizofrenico ha perso la retta via, al variare delle condizioni climatiche, e nel box sono stati commessi degli errori piuttosto importanti. Sì, perché ricevere le squalifiche di entrambe le monoposto, dopo un quinto e un sesto posto nella gara domenicale, ha il sapore del mai visto e sentito, per di più con due motivazioni diverse. Una Ferrari che ha toccato il fondo, in tutti i sensi, e deve guardarsi allo specchio alla vigilia di Suzuka (4-6 aprile).
L'ultimo successo a Suzuka
“Essere o non essere, questo è il problema”. Dubbio amletico sulla bontà di una macchina, dalla sospensione anteriore pull-rod da digerire, ma che probabilmente ha nel retrotreno il punto debole. Una struttura tale da non garantire la rigidezza attesa, causa del consumo extra del plank della n.44 in Cina. Una criticità che obbliga ad alzare la monoposto in parco chiuso, trovandosi in una condizione "limite" se si va in cerca della prestazione. Sarebbe, quindi, la sospensione posteriore il vero dilemma e trovare le regolazioni è assai arduo. In Giappone si cercherà di mettere insieme i pezzi del puzzle, nella consapevolezza di affrontare un tracciato tecnico e impegnativo, su cui in 38 presenze il team di Maranello ha trionfato solo 7 volte e l'ultimo sigillo è stato posto da Michael Schumacher nel 2004, ben 21 anni fa. Un circuito noto per le curve iconiche come la 130R e la Spoon, che metteranno a dura prova la consistenza della SF-25. Una pista che presenta anche significativi cambi di direzione e una combinazione di curve ad alta velocità alternate a sezioni più lente, che rende indispensabile il compromesso tra efficienza aerodinamica e deportanza. In tutto questo i freni saranno assai sollecitati, con la staccata alla chicane dell'incidente tra Senna e Prost del 1989, dove si decelera dai 303 ai 103 km/h, con un carico sul pedale del freno di 166 kg, mentre i subisce una decelerazione di 4,5 g.