Tutto finisce nell’acqua. Persino la fede, non la fiducia, di Gimbo Tamberi. Parigi non val bene una liturgia della città, che tutti nel mondo sanno già meravigliosa, in giro per i suoi luoghi storici. Parigi non vale uno show fuori dall’ordinario che vorrebbe segnare l’apertura al mondo, al noi. Ma riesce a far partecipare davvero soltanto la popolazione lungo i 6 chilometri del fiume dal ponte di Austerlitz al Trocadero e intorno ai luoghi storici. E finisce per essere uno straordinario promo pubblicitario della capitale. Lontana la magniloquenza di Pechino, anni luce la leggerezza pop inglese di Londra. Tutto finisce in buco nell’acqua. Forse perché dall’acqua doveva passare e sotto una doccia d’acqua piovana vive, bagnando capi di stato e vip, neppure le coperture per chi conta funzionano. Un buco nell’acqua per Macron che aveva voluto la Senna al centro. E per gli ideatori Thierry Reboul (il coreografo) e Thomas Jolly (il direttore aristico). Peraltro nell’unico pomeriggio davvero piovoso da quando il mondo si è indirizzato a Parigi.
Atleti come elementi di passaggio
Ma l’ouverture della terza Olimpiade parigina riesce a fare di peggio. Laddove gli atleti sono sempre stati protagonisti, diventano elementi di passaggio, anzi in transito sugli 85 barconi. E i portabandiera si dstinguono soltanto per il drappo più grande. In questo sì, il noi prevale. Nel senso dell’omologazione, un po’. Allora perché averli nominati? Per l’albo? Certo, lo spettacolo seppur colpito dalla pioggia e dalle paure precedenti, è di grande impatto, crediamo più televisivo che altro, vista la dispersione, uno street show. Certo, un ripasso di storia il mondo se lo fa. E i riferimenti culturali nei 12 quadri, le 12 scene e coreografie, sono strepitosi, in particolare per Notre Dame colpita dalle fiamme e per Les Miserables. Piace la celebrazione della sorellanza, l’emersione di statue dorate di Olympe de Gouges, Alice Milliat, Gisèle Halimi, Simone de Beauvoir, Paulette Nardal, Jeanne Barret, Louise Michel, Christine de Pizan, Alice Guy e Simone Veil. Figure che in ambiti completamente diverse hanno indicato la strada per la parità. E nello spettacolo emerge forte la parità di ogni genere di ogni amore perché l’amore e unico. Fino a proporre drag queen ai piedi della futura sfilata di moda che mimano quasi un’utima cena. Lo sforzo insomma c’è, le idee anche ci sono. È il risultato che non convince mai appieno. Però come in ogni show possono apparire prodotti pubblicitari. Nella fattispecie una cassa con il logo di Louis Vuitton, sponsor dei Giochi attraverso LVMH e marchio che veste la Francia.
