Tamberi senza fede, Mattarella bagnato: “Olimpiadi 2024, una figata pazzesca”

Azzurri scatenati nella sfilata sulla Senna. Errigo: “Tutto stupendo nonostante la pioggia”

Tutto finisce nell’acqua. Persino la fede, non la fiducia, di Gimbo Tamberi. Parigi non val bene una liturgia della città, che tutti nel mondo sanno già meravigliosa, in giro per i suoi luoghi storici. Parigi non vale uno show fuori dall’ordinario che vorrebbe segnare l’apertura al mondo, al noi. Ma riesce a far partecipare davvero soltanto la popolazione lungo i 6 chilometri del fiume dal ponte di Austerlitz al Trocadero e intorno ai luoghi storici. E finisce per essere uno straordinario promo pubblicitario della capitale. Lontana la magniloquenza di Pechino, anni luce la leggerezza pop inglese di Londra. Tutto finisce in buco nell’acqua. Forse perché dall’acqua doveva passare e sotto una doccia d’acqua piovana vive, bagnando capi di stato e vip, neppure le coperture per chi conta funzionano. Un buco nell’acqua per Macron che aveva voluto la Senna al centro. E per gli ideatori Thierry Reboul (il coreografo) e Thomas Jolly (il direttore aristico). Peraltro nell’unico pomeriggio davvero piovoso da quando il mondo si è indirizzato a Parigi.

Atleti come elementi di passaggio

Ma l’ouverture della terza Olimpiade parigina riesce a fare di peggio. Laddove gli atleti sono sempre stati protagonisti, diventano elementi di passaggio, anzi in transito sugli 85 barconi. E i portabandiera si dstinguono soltanto per il drappo più grande. In questo sì, il noi prevale. Nel senso dell’omologazione, un po’. Allora perché averli nominati? Per l’albo? Certo, lo spettacolo seppur colpito dalla pioggia e dalle paure precedenti, è di grande impatto, crediamo più televisivo che altro, vista la dispersione, uno street show. Certo, un ripasso di storia il mondo se lo fa. E i riferimenti culturali nei 12 quadri, le 12 scene e coreografie, sono strepitosi, in particolare per Notre Dame colpita dalle fiamme e per Les Miserables. Piace la celebrazione della sorellanza, l’emersione di statue dorate di Olympe de Gouges, Alice Milliat, Gisèle Halimi, Simone de Beauvoir, Paulette Nardal, Jeanne Barret, Louise Michel, Christine de Pizan, Alice Guy e Simone Veil. Figure che in ambiti completamente diverse hanno indicato la strada per la parità. E nello spettacolo emerge forte la parità di ogni genere di ogni amore perché l’amore e unico. Fino a proporre drag queen ai piedi della futura sfilata di moda che mimano quasi un’utima cena. Lo sforzo insomma c’è, le idee anche ci sono. È il risultato che non convince mai appieno. Però come in ogni show possono apparire prodotti pubblicitari. Nella fattispecie una cassa con il logo di Louis Vuitton, sponsor dei Giochi attraverso LVMH e marchio che veste la Francia.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Olimpiadi

Bebe Vio grande protagonista

L’Italia appare la prima volta con la Gioconda, il furto operato nel 1911 da Vincezo Peruggia, disse per patriottismo. Fatto è che a noi italiani è piaciuta di più Monna Lisa di Ivan Graziani come rievocazione o spunto, l’Italia ritorna con Bebe Vio grande protagonista della sfilata sulla Passerelle Debilly e poi con la sfilata del barcone con i nostri che fanno festa e in tal mondo raccolgono applausi che quasi distolgono dai fischi solenni dei cittadini per Israele (compagno di barca con Islanda e Giamaica). E con il presidente Mattarella che, incurante della pioggia e tutto bagnato si alza per salutare.

Le parole di Tamberi

Gimbo Tamberi nonostante la disavventura, si esalta sui social: «Abbiamo appena scattato la foto dell’anno». E poi aggiungeo: «È stata una figata pazzesca e poi il finale è stato bellissimo con la Tour Eiffel, i cinque cerchi. Che squadra, c’è un entusiasmo unico, invidiato da tutte le altre imbarcazioni». Arianna Errigo incalza: «È stato stupendo condividerlo con tutti. Nonostante la pioggia, nonostante il trucco e parrucco, ma è andata così, è stato unico. Come unica è questa squadra».

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Pesa l'assenza di Sinner

E questa squadra resterà nella top ten, annzi intende battere il record di 40 medaglie (con 10 ori) stabilito a Tokyo. Può farcela grazie al connubio di grandissimi veterani in cerca di gloria eterna come Gimbo (nessuno ha mai vinto due ori nell’alto maschile) con giovani straordinari. Certo, manca Sinner e si è scesi a 402, ma Graceland nel pronostico con l’algoritmo scaturito dai risultati ci dava a 46 medaglie (45 senza Jannik). Mentre SI Sports Illustrated ce ne concede solo 36. Con alcune certezze d’oro per entrambi e dunque forse per tutti: il capitano Gimbo Tamberi, il fioretto a squadre femminile e Alice Volpi nell’individuale, Marini nel fioretto maschile, Elena Micheli nel pentathlon moderno e la supercoppia della vela, Tita/Banti.

Una cerimonia fuori dagli schemi

Ma che spazio hanno i campioni in tutto questo show? Zinedine Zidane apre la cerimonia da tedoforo dirompente in un video per consegnare la fiaccola a tre bambini in barca. Poi nel finale i maxischermi diffondono le gesta delle leggende olimpiche. E gli atleti entrano nella piazza alle spalle della Senna, davanti al Trocadero. E il braciere è acceso da Marie Josè Perec e Teddy Riner. Siamo vecchi, la Cerimonia fuori dagli schemi è finalmente finita. Siamo giovani, possiamo tifare per la nuova Italia multietnica e vincente. Un’Italia migliore di quella quotidiana. Così come lo sport e l’Olimpiade è la realizzazione dell’utopia per quindici giorni. Migliore anche della Cerimonia che punta sull’originalità.

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Tutto finisce nell’acqua. Persino la fede, non la fiducia, di Gimbo Tamberi. Parigi non val bene una liturgia della città, che tutti nel mondo sanno già meravigliosa, in giro per i suoi luoghi storici. Parigi non vale uno show fuori dall’ordinario che vorrebbe segnare l’apertura al mondo, al noi. Ma riesce a far partecipare davvero soltanto la popolazione lungo i 6 chilometri del fiume dal ponte di Austerlitz al Trocadero e intorno ai luoghi storici. E finisce per essere uno straordinario promo pubblicitario della capitale. Lontana la magniloquenza di Pechino, anni luce la leggerezza pop inglese di Londra. Tutto finisce in buco nell’acqua. Forse perché dall’acqua doveva passare e sotto una doccia d’acqua piovana vive, bagnando capi di stato e vip, neppure le coperture per chi conta funzionano. Un buco nell’acqua per Macron che aveva voluto la Senna al centro. E per gli ideatori Thierry Reboul (il coreografo) e Thomas Jolly (il direttore aristico). Peraltro nell’unico pomeriggio davvero piovoso da quando il mondo si è indirizzato a Parigi.

Atleti come elementi di passaggio

Ma l’ouverture della terza Olimpiade parigina riesce a fare di peggio. Laddove gli atleti sono sempre stati protagonisti, diventano elementi di passaggio, anzi in transito sugli 85 barconi. E i portabandiera si dstinguono soltanto per il drappo più grande. In questo sì, il noi prevale. Nel senso dell’omologazione, un po’. Allora perché averli nominati? Per l’albo? Certo, lo spettacolo seppur colpito dalla pioggia e dalle paure precedenti, è di grande impatto, crediamo più televisivo che altro, vista la dispersione, uno street show. Certo, un ripasso di storia il mondo se lo fa. E i riferimenti culturali nei 12 quadri, le 12 scene e coreografie, sono strepitosi, in particolare per Notre Dame colpita dalle fiamme e per Les Miserables. Piace la celebrazione della sorellanza, l’emersione di statue dorate di Olympe de Gouges, Alice Milliat, Gisèle Halimi, Simone de Beauvoir, Paulette Nardal, Jeanne Barret, Louise Michel, Christine de Pizan, Alice Guy e Simone Veil. Figure che in ambiti completamente diverse hanno indicato la strada per la parità. E nello spettacolo emerge forte la parità di ogni genere di ogni amore perché l’amore e unico. Fino a proporre drag queen ai piedi della futura sfilata di moda che mimano quasi un’utima cena. Lo sforzo insomma c’è, le idee anche ci sono. È il risultato che non convince mai appieno. Però come in ogni show possono apparire prodotti pubblicitari. Nella fattispecie una cassa con il logo di Louis Vuitton, sponsor dei Giochi attraverso LVMH e marchio che veste la Francia.

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Tamberi senza fede, Mattarella bagnato: “Olimpiadi 2024, una figata pazzesca”
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