Tennis, Sinner: ecco dove passa la marcia per il numero 1

L’andamento della stagione pare proiettare Jannik verso importanti sviluppi futuri: un 2023 da vivere come avvicinamento alla meta
Tennis, Sinner: ecco dove passa la marcia per il numero 1© EPA

Come una pallina del karaoke che corra sul testo della canzone, la sconfitta con Medvedev nella finale dell’Hard Rock Stadium rimbalza sugli entusiasmi che l’italico popolo del tennis tributa a Sinner. Non li scalfisce, piuttosto li asseconda. È la sesta, contro il russo, ma nessuno ci fa caso. Ben altro è rimasto nel cuore. La vittoria con Carlos Alcaraz, su tutto, e quello scambio da 25 colpi concluso con un passante tracciato da un goniometro che il vano tuffo dello spagnolo proteso a rete ha reso ancor più indimenticabile. Il resto sembra contare meno, appare trascurabile. Gli italiani hanno scelto: il “rosso Jannik” è il colore alla moda. Siamo un popolo di Sinner? In tutti i sensi…

Quando al numero uno?

Si affacciano così domande ineludibili. La più implacabile riguarda il numero uno. Quando sarà il momento per JS di prendere posto sulla poltrona che gli spetta, quella lassù, sulla vetta del tennis? Presto. L’ha detto e scritto Panatta, l’ha giurato Pietrangeli, Barazzutti se n’è detto certo, mentre Volandri che è il capitano di Davis non lo dice, ma di sicuro lo pensa. E presto sia, chi sono io per dire il contrario? Magari non subito, forse i primi tempi s’intrecceranno nella necessaria alternanza con i competitor altrettanto dotati e meritevoli, ma prima o poi arriverà il turno di Sinner. Il team sta lavorando per quello, e l’andamento della stagione, con un titolo (Montpellier), due finali (Miami e Rotterdam) e una semifi nale a Indian Wells già riposti in berta, insieme al recupero di sei posizioni in classifica che l’ha riproposto al numero 9 (e sarà numero 8 la prossima settimana), appare propedeutico a nuovi e importanti sviluppi futuri. Sembra essere, questo 2023, l’anno dell’avvicinamento alla meta agognata e più volte indicata, la stagione che permetterà a Sinner non solo di avvicinarsi ai piani alti del tennis, ma di entrare nella parte, e di accumulare esperienze che lo raff orzeranno nelle convinzioni, mostrandogli la via, i suoi ostacoli e come evitarli. È stato così per tutti. Anche per Djokovic, e in parte per Federer. Poi ci sono i fenomeni, quelli che a 19 anni vincono il Roland Garros (Rafa, che il compleanno lo festeggiò in corso d’opera, a metà torneo) e salgono al numero uno (Alcaraz, dopo aver vinto gli US Open). Ma questa è un’altra storia…

I punti di forza

Mi chiedo quanto l’entusiasmo abbia contagiato il gruppo di lavoro con cui Sinner condivide la propria parabola tennistica. Di certo lo condividono anche coach Vagnozzi e supercoach Cahill, dev’essere per loro motivo di grande orgoglio, ma spero anche lo sappiano dosare. Indian Wells, e ancor più Miami, hanno evidenziato aspetti nuovi del percorso che JS ha ormai imboccato, e promosso nuove domande. Jannik ha confermato una predilezione per le prove sul cementolà sui monti, a casa mia – ha spiegato – quando nevica si gioca indoor e sul cemento, e io lì ho imparato più che sulla terra rossa»), ha ribadito che tra lui e Alcaraz la competizione è aperta, e se lo spagnolo ha qualcosa in più nel fisico e nei colpi, il nostro sa far valere lo spirito di adattamento e quella forza interiore che lo spinge a resistere oltre ogni logica. Infi ne, il doppio “mille” fa intuire come altri tennisti impegnati nella corsa alle prime posizioni siano scesi di qualche grado, nella scala Richter dei pericoli che potrebbero mettere a soqquadro le certezze di Sinner. Un nome esplicativo, in tal senso, è quello di Taylor Fritz, non tanto perché battuto da Jannik, quanto per la sensazione di superiorità offerta dal nostro nell’ultimo confronto (Indian Wells). Un altro è Andrey Rublev, letteralmente preso a scappellotti (Miami).

Il confronto con gli altri

Tra tante note positive, non vanno dimenticati né i due kappaò con Medvedev (Rotterdam e Miami, quest’anno), né la sconfitta con Tsitsipas a Melbourne (ottavi), né la minaccia costituita da altri giocatori interessati alla disputa. Con Djokovic, Sinner non incrocia le racchette da Wimbledon, con Rune ci ha perso nell’unica occasione in cui si sono trovati di fronte, e con Korda la situazione è in parità, ma Sinner ci ha vinto soffrendo, mentre lo statunitense si è imposto (lo scorso gennaio) in termini ben più comodi. Medvedev a Miami ha posto JS di fronte a un problema che non può essere risolto con qualche correzioni tecnica. Il tennis infernale nei ritmi e straordinario nelle esecuzioni posto in essere con Alcaraz, con il russo non serve, semplicemente perché se ne sottrae e impone lui le regole d’ingaggio. Le sei sconfitte di Jannik con l’orso hanno un denominatore comune, al di là dei guasti fisici che nella finale di Miami hanno determinato la prestazione: con lui Sinner non riesce mai a dettare i tempi del gioco. Vi è riuscito in parte solo a Torino, nella sfida di due anni fa (ed ebbe due match point dalla sua). È anche con queste valutazioni che Sinner dovrà confrontarsi. Per far sì che quella poltrona da numero uno non attenda troppo a lungo.

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