Wada, l'incoerenza e l'ebbrezza di dominare un invincibile
La giustizia sportiva non è nuova a questi pastrocchi, perché troppo spesso chi la amministra finisce per ubriacarsi del potere di decidere il destino di un grande atleta o di un club, provando l’ebbrezza di dominare un invincibile. I codici sono vaghi, il margine interpretativo è così enorme da poterci coltivare tutto e il contrario di tutto. La magistratura sportiva si atteggia seriosa e applica una giurisprudenza da circolo delle bocce. Non è una cosa seria e non è più una cosa ammissibile, perché si giudica di atleti o società che fatturano centinaia di milioni di euro, che generano migliaia di posti di lavoro e che, soprattutto, coinvolgono i sentimenti di milioni e milioni di persone.
Quella su Sinner, alla fine, è una decisione che soddisfa tutti, Sinner per primo. E la cosa triste è che la ragione di questa soddisfazione è insita nell’incertezza della giustizia sportiva, dove si sceglie il male minore invece di pretendere l’assoluzione, perché “non si sa mai”. Da assurdopoli è davvero tutto.
