© EPAAltro che fuga romantica in qualche località esotica per dimenticare la delusione della finale persa agli US Open, meglio un “buen ritiro” nella routine di Monte-Carlo. A pochi giorni dalla sconfitta a New York con Carlos Alcaraz (il nuovo n. 1 del mondo, che ha rinunciato alla sfida di Davis con la Danimarca a Marbella, ha mantenuto la promessa: ennesimo cambio di look, con tinta biondo platino) Jannik Sinner ha rimesso piede sul campo. Sulla terra rossa del Country Club il campione azzurro ha scambiato colpi con il 15enne russo Daniil Valter, allievo del Sanremo Tennis Team con già alcuni punti nel ranking Itf under 18, accompagnato per l’occasione dal maestro Fabio Lavazza. Non è stata una seduta di allenamento vera e propria, bensì qualche ‘pallata’ tirata per girare uno spot pubblicitario.
I dettagli sul servizio
Il 24enne di Sesto Pusteria, però, seguito anche da coach Simone Vagnozzi, è tornato a lavorare pure sul servizio, il fondamentale che più di tutti lo ha tradito a Flushing Meadows. A certificare l’esistenza del problema c’è un numero, che deve aver fatto suonare il campanello d’allarme (soprattutto in vista della rivalità con il murciano), specie per uno come Sinner che aspira ad essere una macchina perfetta o quasi, in cui tutto è misurato al millimetro. Secondo le statistiche Atp, quello dell’altoatesino è il secondo miglior servizio del tour, dietro solo a Mpetshi Perricard. Il motivo? Abbastanza chiaro: innanzitutto, è il migliore al mondo per numero di game di servizio vinti, con il 92%; ed è anche il migliore nel circuito per punti vinti con la seconda, con il 59,6%. Dati che ribadiscono, una volta di più, quanto la ‘Volpe’ sia forte da fondo campo (il che gli consente di prevalere sulla maggior parte degli avversari senza troppe difficoltà) e quanto in battuta la sua seconda palla sia incredibilmente efficace.
Attesa per Pechino e Shanghai
La carenza invece è nella percentuale di prime di servizio messe in campo, dove il primo e unico italiano accomodatosi sul trono mondiale scende al 54° posto, con il 60,6% di media, piuttosto indietro rispetto a nomi come Alcaraz, Djokovic e Zverev. Una tendenza piuttosto evidente nella trasferta nordamericana. Jannik a Cincinnati ha superato il 60% di prime di servizio solo in una partita (il debutto contro Galan), tanto che dopo il match di 2° turno con Diallo è tornato in campo verso le 22 solo per allenare il servizio. Percentuali che non sono migliorate nello Slam newyorchese, dove nelle sette partite disputate ha passato il 60% di prime solo nel derby tricolore dei quarti con Lorenzo Musetti. Questo calo della sua fiducia con la prima di servizio dà maggior margine di manovra ai giocatori aggressivi che attaccano la seconda senza esitazione, non a caso Sinner ha avuto problemi con Shapovalov e Auger-Aliassime, per poi incassare con Alcaraz il primo ko in un match sul cemento in uno Slam dagli US Open 2023. Come hanno fatto capire le sue dichiarazioni, Jannik è pienamente consapevole di quanto conti l’affidabilità della sua prima di servizio e ha già cominciato a lavorarci. Per verificare se avrà trovato una soluzione insieme ai suoi tecnici occorre attendere il 500 di Pechino (25 settembre-1 ottobre, settimana in cui Carlitos giocherà Tokyo) e il successivo 1000 di Shanghai.
