Ora so perché Jannik Sinner diventerà numero uno. Quando non saprei dire, ma prima o poi ce la farà. E visto il tipo, magari sarà più prima che poi. Non c’entra la vittoria su Djokovic. O meglio, c’entra, perché ha fatto da palcoscenico alle riflessioni, mostrando il meglio dell’uno e un po’ meno dell’altro. E certo, ha aggiunto anche certezze a qualsiasi pretesa di pronostico si possa tentare oggi sul futuro del ragazzo del futuro.
Ma alla fine, è andata come doveva andare la disfida col serbo. In qualche modo l’avevamo detto e scritto. Io e anche altri della lieta compagnia del tennis, cui si stanno aggiungendo, disperati per non averlo fatto prima, molti colleghi blasonati e opinionisti (opinionismo, sostantivo maschile: malattia senile del giornalismo) che una partita di tennis non l’hanno mai giocata e forse nemmeno vista.
L’avevamo scritto in tanti e diversi modi… Misurando centimetro alla mano quanto e come Sinner apparisse sempre più vicino ai padroni del vapore, al Djokovic che a tutti sembra irraggiungibile e in parte lo è. Quella di ieri è appena la sesta sconfitta della stagione: Medvedev, Musetti, Lajovic, Rune, Alcaraz e Sinner il manipolo dei baldi che ce l’hanno fatta. L’avevamo detto come fosse un presagio… Arriverà il giorno (e qui occorre una voce impostata, dunque, leggete calcando sulle vocali…), che un italiano dalle fattezze poco italiane, rosso come un irlandese uscito per sbaglio di casa senza cappello in pieno inverno, batterà per la prima volta chi non aveva mai battuto. E anche come filastrocca, alla Branduardi. E venne un orso, che era russo, sembrava fesso, ma era lesso. E venne un lupo, che era serbo, esaltava il suo io e si chiamava Djo…
Poi è successo davvero ed è stato emozionante. Ciò che non mi aspettavo è che la vittoria di JS, nel suo divenire, aprisse porte a nuove convinzioni. Sarà anche numero uno. Ora so il perché. Volete conoscerlo anche voi?