De Laurentiis, colpe a Giuntoli: cosa ha detto al pm su plusvalenze e Osimhen

Il presidente del Napoli ha spiegato per quasi 2 ore al pubblico ministero di Roma la sua posizione. C'è attesa per le mosse di Chiné

Sono passati due mesi e mezzo da quando il procuratore della Federcalcio Giuseppe Chiné si è mosso per avere dalla Procura di Roma gli atti dell’inchiesta sul caso Osimhen. Le indagini, arrivate da Napoli nella Capitale per competenza territoriale (a Roma risulta la sede legale della Filmauro che controlla il Napoli), sono state chiuse a metà gennaio con il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini che ha ipotizzato per il presidente De Laurentiis, il Napoli e l’intero Cda, il reato di falso in bilancio in relazione alle presunte plusvalenze fittizie nell’acquisito di Osimhen dal Lille nel 2020 per 76.356.819 euro più bonus.

Chiné, l'attesa e il precedente

L’operazione sarebbe stata realizzata, secondo l’accusa, ricorrendo alla sopravvalutazione fittizia di quattro giocatori (tre dei quali giovani della Primavera) che il Lille aveva contestualmente acquistato per 20 milioni. È possibile che Chiné aspetti l’eventuale rinvio a giudizio prima di intervenire: nel 2022 la giustizia federale prosciolse il Napoli, ma la procura federale potrebbe deferire nuovamente il club, come è accaduto alla Juventus lo scorso anno per il caso plusvalenze, quando venne poi penalizzata di 10 punti. Il nodo sta nella documentazione arrivata dalla Procura: se Chiné dovesse trovare nuovi e probanti elementi, la richiesta di revocazione potrebbe trovare fondamento. Ma resterebbe il nodo irrisolto di dimostrare l’effettività falsità della plusvalenza.

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Caso Osimhen: De Laurentiis dal pm di Roma

Vale la pena ricordare, infatti, che la Juventus venne condannata per il “sistema” di plusvalenze con l’articolo 4. Chiné considererà analoga la situazione del Napoli con le 4 plusvalenze dell’operazione Osimhen? Ieri, intanto, De Laurentiis ha chiesto e ottenuto di essere ascoltato dal pm di Roma, Cascini, un incontro durato quasi due ore e nel quale ha voluto chiarire gli addebiti. Il presidente si sarebbe difeso affermando che il Napoli, alla luce della solidità economica dei suoi conti, non aveva interesse a creare plusvalenze fittizie. Quell’estate, e parliamo del 2020, il Napoli aveva però chiuso il bilancio con un passivo di 19 milioni, che diventerà di 58 milioni l’anno successivo anche per gli effetti del Covid.

De Laurentiis tira in ballo Giuntoli

Davanti al pm, De Laurentiis avrebbe poi tirato in ballo l’ex direttore sportivo Cristiano Giuntoli, ora direttore tecnico della Juventus scaricando di fatto su di lui la responsabilità della trattativa. De Laurentiis avrebbe anche detto di non essere certo di aver mai incontrato il presidente del Lille, né mai sarebbe stato nella città francese. Come del resto Luigi Liguori (4 milioni), Claudio Manzi (4 milioni), Ciro Palmieri (7 milioni) e Orestis Karnezis (5.1 milioni), i quattro giocatori che il Lille ha acquistato (Liguori lo ha raccontato pubblicamente).

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Giuntoli, la posizione e il potere di firma

Sta di fatto, però, che Giuntoli non compare nell’elenco degli indagati perché non aveva potere di firma, in capo proprio a De Laurentiis. E se la Consob contesta alla Juventus le plusvalenze (nel 2020 rappresentano il 4,3% dei ricavi), quella portata a casa dal Napoli nel bilancio 2020-21 pesa per l’8,7% dei ricavi, proprio grazie all’affare Osimhen. Nei prossimi giorni i legali di De Laurentiis presenteranno anche una memoria difensiva per chiedere l’archiviazione e non il rinvio a giudizio.

Juve, il procedimento a Roma

Leggermente più indietro rispetto al procedimento del Napoli, sempre a Roma procede quello legato alla Juventus, l’inchiesta Prisma che si è trasferita nella capitale dopo la sentenza della Cassazione. La notifica di chiusura delle indagine è arrivata a dicembre, ma poi ci sono state alcune istanze perché il fascicolo non era completo. Ora i legali stanno preparando le memorie difensive ed, eventualmente, chiederanno di ascoltare gli indagati. Per sapere se i pm chiederanno il rinvio a giudizio o l’archiviazione occorre attendere l’estate.

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Sono passati due mesi e mezzo da quando il procuratore della Federcalcio Giuseppe Chiné si è mosso per avere dalla Procura di Roma gli atti dell’inchiesta sul caso Osimhen. Le indagini, arrivate da Napoli nella Capitale per competenza territoriale (a Roma risulta la sede legale della Filmauro che controlla il Napoli), sono state chiuse a metà gennaio con il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini che ha ipotizzato per il presidente De Laurentiis, il Napoli e l’intero Cda, il reato di falso in bilancio in relazione alle presunte plusvalenze fittizie nell’acquisito di Osimhen dal Lille nel 2020 per 76.356.819 euro più bonus.

Chiné, l'attesa e il precedente

L’operazione sarebbe stata realizzata, secondo l’accusa, ricorrendo alla sopravvalutazione fittizia di quattro giocatori (tre dei quali giovani della Primavera) che il Lille aveva contestualmente acquistato per 20 milioni. È possibile che Chiné aspetti l’eventuale rinvio a giudizio prima di intervenire: nel 2022 la giustizia federale prosciolse il Napoli, ma la procura federale potrebbe deferire nuovamente il club, come è accaduto alla Juventus lo scorso anno per il caso plusvalenze, quando venne poi penalizzata di 10 punti. Il nodo sta nella documentazione arrivata dalla Procura: se Chiné dovesse trovare nuovi e probanti elementi, la richiesta di revocazione potrebbe trovare fondamento. Ma resterebbe il nodo irrisolto di dimostrare l’effettività falsità della plusvalenza.

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