Juve, vincere è un ordine o un’opinione?

Questione di punti di vista diversi. Mica poco, a questi livelli può risultare pericoloso. Cinque giorni fa, il 6 ottobre, Andrea Agnelli, presidente della Juventus, spediva una lettera agli azionisti in cui comunicava lo stato di salute del club e la visione sul futuro. Non solo: ribadiva che la mission resta competere ad alto livello per la vittoria, ogni giorno e in ogni competizione in quanto “la vittoria è un traguardo cui la Juventus aspira naturalmente a partire dalla stagione in corso”. Ieri, 10 ottobre, nella conferenza stampa pre Maccabi Haifa, Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, inquadrando la situazione in una visione più ampia rispetto alla partita di oggi, ricordava che anche nel calcio, come nella vita, esistono i cicli. Una volta finiti non è così naturale che iniziandone un altro si vinca subito, anche perché, ha sottolineato, gli altri magari sono partiti prima.

A questo punto, pare evidente che se i due sono allineati sulla rotta da seguire per raggiungere la meta del trionfo, altrettanto non si può dire per quanto riguarda la tempistica. E non è proprio un dettaglio. Anzi. Il primo parla al presente, il secondo si prende del margine sposando eventualmente anche il futuro. Una distonia sulla quale si può ricamare la qualunque poiché l’impellenza ossessiva vissuta all’apice non trova la stessa corrispondenza in chi ha il timone della squadra. Difficile pensare che sia un bene.

Perché Allegri non rischia anche se non vince con il Maccabi

 

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