"Se ti menava lo faceva vedere a tutti": nel mondo di Paolo Montero

Un viaggio nella carriera di una leggenda bianconera, oggi allenatore della Primavera, insieme a chi lo ha conosciuto fino al cuore: gli aneddoti di Ferrara, Iuliano, Pessotto e il racconto dei ragazzi

"Sono ansioso, voglio tutto subito. Se mi sveglio male divento insopportabile. Sono come sono: inizio qua e finisco qua". Inizia così Paolo Montero, nel video che la Juventus gli ha dedicato sui suoi canali social. Un documento che attesta il Paolo uomo, oggi allenatore della Primavera (con l'U19 reduce dal pareggio contro l'Inter capolista) ma con un glorioso passato da giocatore, sempre in bianconero. Tanti i compagni di viaggio in questo breve reportage: da chi ha condiviso con lui lo spogliatoio da calciatore fino a chi oggi ha Montero come mister.

Ferrara: "Se Paolo ti menava..."

Montero viene ripreso a cena con alcuni suoi ex compagni alla Juventus, tutti difensori, come lui: Ciro Ferrara, Mark Iuliano e Gianluca Pessotto. Così l'uruguaiano: "Quel gruppo lì era spettacolare per tutto ciò che si era creato a livello umano. Per me, come dico sempre, si era creato il senso di appartenenza, che devi averlo per la maglietta ma soprattutto per il tuo compagno. Per vincere facevo qualsiasi cosa, cose di campo che finiscono lì. Io dico ai miei figli: bisogna avere fair-play nella vita, il calcio è un gioco. Come quando giochi a carte: non le metti scoperte, le tieni coperti. Dici bugie, cerchi di vincere: io l’ho interpretato così". Tocca a Ferrara, che sottolinea: "A noi non penso manchi il campo, quanto lo spogliatoio. Il condividere le difficoltà, le cose belle ma anche i momenti meno belli. E questo ti rimarrà dentro per sempre. Com’era in campo Paolo? Non era quel giocatore che voleva fare fallo senza fartene accorgere: se ti doveva ‘menare’  lo vedevano tutti".

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Iuliano: "Montero come allenatore sempre"

Per Iuliano è "come se non ci fossimo mai lasciati: il gruppo Juve è la famiglia Juve. Paolo è stato per 10 anni nello spogliatoio, io e lui siamo arrivati nello stesso anno. Eravamo tutti single, giovanissimi. Paolo era un ‘criminale’, nel senso che leggeva la persona che aveva di fronte nell’immediato. Io vorrei avere sempre un Paolo Montero come allenatore".

Momento nostalgia per Pessotto: "In un secondo ritorni agli istanti in cui condividevi lo spogliatoio. Paolo è passato più alla storia per il suo modo di vivere, per le espulsioni: per lui o è nero o è bianco, in tutti i sensi. Con le sfumature fa un po’ fatica. Cosa che invece ha imparato facendo l’allenatore, perché non puoi pensare che sia tutto nero o bianco ma devi trovare delle sfumature di grigio".

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Montero e l'approdo alla Juve Primavera

Ma com'è nata l'idea di Montero allenatore? A spiegarlo è Massimo Scaglia, Juventus Head of Academy: "Stavamo valutando quale potesse essere la miglior figura per l’allenatore dell’U19. E quando abbiamo pensato a lui, il primo contatto per capire in quale parte del mondo fosse era Pessotto". Quest'ultimo, oltre ad essere ex compagno di squadra di Montero, oggi è all'interno della Juventus ricoprendo il ruolo di responsabile del settore giovanile.

Così Pessotto ricorda la telefonata che ha portato Montero a diventare allenatore della Primavera:"Quando ho chiamato Paolo per parlargli di questa possibilità c’è stato un attimo di silenzio: secondo me in quell’attimo aveva già fatto i biglietti per venire". Nel ruolo di tecnico, Montero cerca di trasmettere sempre un unico mantra: "Ciò che cerco di far passare è che la maglia e Vinovo son casa tua. Se viene un avversario, casa mia non si tocca: la maglietta è sacra".

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Francisco e Alfonso, il rapporto con i figli

Paolo Montero ha due figli, più o meno della stessa età dei calciatori che allena. Alfonso, che gioca in bianconero, e Francisco: "Lo vedo poco: gioco con lui a golf per passare la mattinata insieme, sennò non condividerei nulla con lui. A golf è più bravo lui, sì: è molto più bravo di me. Se imparo a giocare è meglio, ma lo faccio soprattutto per staccare con la testa. Sei nel verde, cammini, ti distrai: lo faccio per quello. I miei figli hanno la stessa età dei miei giocatori. Uno è del 2004, e l’altro è 2007: sono la stessa generazione, vivono le stesse cose. Siamo noi a educarli sul come affrontare la vita, tante volte la colpa è dell’adulto, che ha meno pazienza e ascolta meno il ragazzo. Dicono che vivono coi cellulari, è vero ma è la loro epoca.

I figli non hanno colpa del fatto che quando mi ha comprato l’Atalanta non esisteva il cellulare, che colpa hanno loro? Io li ascolto tanto e questo mi aiuta ad affrontare i ragazzi della Juventus. L’obiettivo è crescere insieme, io li faccio parlare: spesso quando facciamo le sedute video video la riunione la fanno loro. Scherzando gli dico sempre che nel mio contratto non c’è scritto che l’allenatore sa più di un giocatore".

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Ripani: "Quando il mister mi ha dato ragione"

E a proposito di questo, viene svelato un retroscena da Diego Ripani, centrocampista classe 2005 dell'U19: "Avevamo notato che in una partita non riuscivamo a pressare gli avversari. E ho detto al mister che, magari, pressarli in un altro modo sarebbe stato meglio". Il risultato? Lo svela Montero: "L’ha spiegato indicando i movimenti col laser, siamo andati in campo a provarla. Abbiamo provato prima quello che avevo pensato io, e poi la sua idea. È andata meglio con la sua modalità, e ho detto ‘Facciamo come dice Ripani’.

L’umiltà è fondamentale, ti fa guardare allo specchio e crescere. Lo specchio, se ti guardi bene, non ti dice bugie. Vita e calcio sono semplici, siamo noi a farli difficili: ma l’ho imparato da lì". Una grande emozione per Ripani: "Devo dire la verità, mi son sentito un po’ piccolo. Un campione del genere che accetta un consiglio da un 18enne che gioca ancora nella Primavera, mi ha fatto capire che c’è ancora tanta strada da fare a livello umano e personale più che dentro al campo".

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Montero, Lippi e il clima spogliatoio

Un episodio simile, racconta Montero, è successo anche ai suoi tempo con Marcello Lippi allenatore: "In un allenamento notai che non ci stava riuscendo il pressing. Deschamps e Ferrara hanno spiegato al mister perché non riusciva bene e cosa si poteva fare. Il mister ha avuto l’umiltà, ma anche la sicurezza perché così facendo sei sicuro di non perdere l’autorità o la credibilità con il gruppo". Un concetto sottlineato anche da Ferrara: "Era un allenatore che ascoltava tanto i giocatori, credo che Paolo probabilmente abbia preso anche questo tipo di caratteristica".

E a proposito del rapporto coi giocatori, Montero spiega: "La maggior parte di loro son di fuori Torino o stranieri, vivono nel convitto. Spiego loro che mancano i genitori o i fratelli, la famiglia diventa la sua squadra. Questo è un aspetto che si deve sempre proteggere e curare". Idea che, evidentemente, i suoi calciatori hanno preso alla lettera, come ammesso da Stefano Turco ("Avere un 'fratello' nel gruppo con cui confidarmi e passare i momenti difficili è importante") e Filippo Pagnucco ("Se all’interno del campo hai un rapporto di fratellanza coi tuoi compagni, vai al doppio anche per loro").

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Un altro Montero nella Juve

Il tecnico della Juve Primavera ribadisce quanto siano importanti i comportanti nell'ambito dello spogliatotio, tra allenatore e giocatori o proprio tra compagni di squadra: "Non muovere le braccia davanti all’allenatore, o a un compagno se uno sbaglia: non si fa. Non guardare la moglie o la fidanzata di un compagno: non si fa. Conoscere la vita personale di un compagno per sapere come prenderlo in allenamento o in partita. Tutti, almeno una volta, siamo entrati addormentati in campo. Succedeva nel 1920 e ci saranno nel 2050: sono codici di vita, che bisognerebbe tatuarsi. Il calciatore, con gli occhi, ti fa una risonanza magnetica come diciamo in Uruguay: vedono come tratti il più forte e il meno forte, come tratti titolari e non".

E a proposito di trattamenti, come si comporta Montero con l'altro suo figlio, ovvero Alfonso, difensore del settore giovanile bianconero da qualche tempo promosso proprio nell'U19 di papà Paolo? Il concetto è chiaro: "Cerco di essere il più equilibrato possibile, perché i giocatori ti stanno guardando: vedono come tratti tuo figlio sia quando sbaglia che quando non sbaglia, come gli urli. Allora generalmente, durante la partita, mi comporto come se fosse un altro giocatore. A Vinovo io e lui siamo giocatore e mister, fuori dal campo è mio figlio. ‘Guarda che sei alla Juve, ma non devi sentirti arrivato o sazio', gli dico".

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Il rapporto con il calcio e gli amici bianconeri

Ma dopo una serata tra scherzi, sfottò e ricordi del passato, cosa pensano di Montero i suoi ex compagni di squadra? Per Pessotto "Paolo è cambiato, ma la sua professione è cambiata. Oggi lui dice che ha già dato". Ferrara è conciso: "Paolo non ti tradisce, è un amico vero". Iuliano, infine, scherzando dice: "Paolo Montero ha tutti i difetti del mondo, ma li nasconde talmente bene che non puoi non volergli bene e non dare l’anima per lui".

Un video emozionante, quello pubblicato dal club bianconero sui suoi social, che non può non chiudersi con le riflession del protagonista assoluto, Paolo Montero: "La mia vita è il calcio, se si rompe il pallone non so che fare. Cerco, nel modo migliore, di preparare i miei figli al mondo: il calcio è così crudele che ti lascia. Se mi chiedi se voglio essere allenatore o continuare ad essere calciatore, vorrei continuare a giocare a pallone, ma a causa dell’età il calcio mi ha lasciato da parte purtroppo. È bello l’affetto, il ritrovarsi coi compagni di una volta, con gente che non vedevi da anni. Ho avuto la fortuna di condividere cose con uomini che mi hanno insegnato tanto. L’importante è, come diciamo in spagnolo, ‘plantar una semilla’ (piantare un seme, ndr), dargli l’acqua tutti i giorni perché poi quando smetti la cosa più bella è che gli altri si ricordano di te come una brava persona. Ho vissuto così e non mi pento di niente: ho giocato e mi sono divertito".

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"Sono ansioso, voglio tutto subito. Se mi sveglio male divento insopportabile. Sono come sono: inizio qua e finisco qua". Inizia così Paolo Montero, nel video che la Juventus gli ha dedicato sui suoi canali social. Un documento che attesta il Paolo uomo, oggi allenatore della Primavera (con l'U19 reduce dal pareggio contro l'Inter capolista) ma con un glorioso passato da giocatore, sempre in bianconero. Tanti i compagni di viaggio in questo breve reportage: da chi ha condiviso con lui lo spogliatoio da calciatore fino a chi oggi ha Montero come mister.

Ferrara: "Se Paolo ti menava..."

Montero viene ripreso a cena con alcuni suoi ex compagni alla Juventus, tutti difensori, come lui: Ciro Ferrara, Mark Iuliano e Gianluca Pessotto. Così l'uruguaiano: "Quel gruppo lì era spettacolare per tutto ciò che si era creato a livello umano. Per me, come dico sempre, si era creato il senso di appartenenza, che devi averlo per la maglietta ma soprattutto per il tuo compagno. Per vincere facevo qualsiasi cosa, cose di campo che finiscono lì. Io dico ai miei figli: bisogna avere fair-play nella vita, il calcio è un gioco. Come quando giochi a carte: non le metti scoperte, le tieni coperti. Dici bugie, cerchi di vincere: io l’ho interpretato così". Tocca a Ferrara, che sottolinea: "A noi non penso manchi il campo, quanto lo spogliatoio. Il condividere le difficoltà, le cose belle ma anche i momenti meno belli. E questo ti rimarrà dentro per sempre. Com’era in campo Paolo? Non era quel giocatore che voleva fare fallo senza fartene accorgere: se ti doveva ‘menare’  lo vedevano tutti".

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