Allegri e la squadra, cosa è cambiato: futuro Juve, quello che nessuno dice

L'incertezza ha tolto serenità all'ambiente bianconero: da una parte i detrattori che non parlano d'altro, dall'altra i pro Max che gli riconoscono alcuni indubbi meriti

Del futuro di Allegri se ne parla da mesi e l’incertezza ha di certo tolto serenità all’ambiente. Eppure è l’argomento di discussione principale nell’universo bianconero. I detrattori non parlano d’altro perché aspettano con ansia il momento del divorzio e forse già lo attendevano l’estate scorsa, dopo una travagliata stagione da “zero tituli”; i sostenitori di Max, che sono sempre meno, ne parlano perché ne evidenziano gli indubbi meriti nell’aver tenuto in piedi la baracca nei momenti più difficili e nell’aver catalizzato su di sé colpe e responsabilità, proteggendo per prima la squadra, ma anche la società.

Allegri e la squadra: cambio di spartito

Ebbene, a Cagliari lo spartito è cambiato e forse non è un caso: il tecnico livornese si è ben guardato dalla solita difesa d’ufficio, mettendo i giocatori di fronte alle loro responsabilità. Un evento più unico che raro, forse un cambio di rotta significativo che aiuta a comprendere come l’ambiente sia sempre più di difficile gestione pure per un ammiraglio abituato a navigare nel mare in tempesta come Allegri.

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Juve-Allegri, capolinea? In una situazione di normalità...

E nell’evidenziare come la squadra, nel primo tempo di Cagliari, abbia deluso, mette nel calderone anche se stesso: «Siamo una squadra che non riesce a stare dentro la partita e non corre come le altre. Nel secondo tempo, loro sono calati e noi abbiamo fatto una gara migliore. Il dato di fatto è che non si possono lasciare questi primi tempi a meno che non sei fortunato e finisce 0-0. Nel primo tempo bisognava che li cambiassi tutti, forse anche io». E in quest’amara riflessione c’è una sensazione di incertezza che non aiuta nessuno.

In una situazione di normalità, il mese di maggio sarebbe il capolinea, anche in caso di conquista della Coppa Italia e dell’agognato quanto indispensabile posto in Champions. Tuttavia la condizione economica impone di non scartare nemmeno la possibilità di una conferma per concludere il contratto che lega Allegri alla Juventus, rimandando così di un altro anno l’apertura di un nuovo ciclo. Ma la Juventus può permettersi di rinviare ancora la rivoluzione tecnica, dopo un’altra stagione di sofferenza? In società sono sempre di più quelli che dicono di no.

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Per una volta il popolo Juve...

Un episodio di Cagliari-Juventus in particolare ha fatto discutere l’opinione pubblica bianconera. E per una volta il popolo non si è diviso. Minuto numero 6 del primo tempo: l’arbitro Piccinini lascia correre di fronte alla gomitata di Mina su Alcaraz, il Var non interviene, l’argentino sanguina sulla fronte e gli verranno poi applicati due punti di sutura in testa. Ciò che colpisce è che nessun giocatore bianconero vada a protestare con energia dall’arbitro, chiedendo l’intervento tecnologico da Lissone e andando anche a difendere il compagno, colpito vistosamente in piena area. I tifosi della Juventus sono abituati a vedere, e spesso hanno anche criticato, le immagini dei calciatori dell’Inter che vanno a circondare l’arbitro, con un atteggiamento che non va certo preso ad esempio ed è assolutamente da censurare.

Però servirebbe una via di mezzo rispetto alla passività dei bianconeri: è una preoccupante spia accesa che evidenzia una squadra non “sul pezzo”, che approccia nel modo sbagliato e che non è consapevole della criticità della situazione e di cosa significhi essere un gruppo. A fine gara è arrivata la solita autocritica di chi sta tradendo le attese. Non si tratta di Danilo in particolare, ma dei senatori in generale: di chi è alla Juventus da più tempo, ma non riesce a trasmetterne lo spirito. Le parole del capitano sono un mesto classico di questa stagione: «Il nostro primo tempo non era all’altezza della Juventus e lo sappiamo tutti. Abbiamo avuto molti alti e bassi: ci sono stati tanti fattori che hanno causato questa situazione, fra cui vedere allontanarsi la vetta della classifica. Abbiamo tanti giovani, che stanno crescendo, dobbiamo restare in silenzio, uniti, lavorare, pensando alle prossime partite e ovviamente a cercare la finale di Coppa Italia».

Frasi di circostanza che non vengono però tradotte nella pratica sul campo. E intanto, facendo spietatamente i conti, emerge che servirebbero almeno dieci volti nuovi, tra acquisti ed elementi di rientro da valutare (Soulé, Huijsen ecc...), per affrontare quattro competizioni (campionato, presumibilmente Champions, Coppa Italia e Mondiale per club) e soprattutto per ridare alla squadra una forma da Juventus vera.

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Del futuro di Allegri se ne parla da mesi e l’incertezza ha di certo tolto serenità all’ambiente. Eppure è l’argomento di discussione principale nell’universo bianconero. I detrattori non parlano d’altro perché aspettano con ansia il momento del divorzio e forse già lo attendevano l’estate scorsa, dopo una travagliata stagione da “zero tituli”; i sostenitori di Max, che sono sempre meno, ne parlano perché ne evidenziano gli indubbi meriti nell’aver tenuto in piedi la baracca nei momenti più difficili e nell’aver catalizzato su di sé colpe e responsabilità, proteggendo per prima la squadra, ma anche la società.

Allegri e la squadra: cambio di spartito

Ebbene, a Cagliari lo spartito è cambiato e forse non è un caso: il tecnico livornese si è ben guardato dalla solita difesa d’ufficio, mettendo i giocatori di fronte alle loro responsabilità. Un evento più unico che raro, forse un cambio di rotta significativo che aiuta a comprendere come l’ambiente sia sempre più di difficile gestione pure per un ammiraglio abituato a navigare nel mare in tempesta come Allegri.

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