La difficoltà della Juventus
A rendere più inquietante questo rosario della crisi è la conclusione del percorso con Zaccheroni reggente, vale a dire il settimo posto finale. Che, oggi, ovviamente non garantirebbe la tanto agognata qualificazione alla prossima Champions League. La difficoltà dei bianconeri sta anche dentro i numeri perché alla base di questo calo sta soprattutto l’aver perduto la compattezza difensiva che le aveva permesso di rimanere aggrappata all’Inter. Nelle prime 20 giornate, infatti, la Juventus aveva incassato 12 reti con una media di 0.6 a partita, nelle ultime 12 partite oggetto d’esame ne ha invece incassati 14 con una media di 1.2, praticamente il doppio. Se a questo si aggiunge che l’attacco è il peggiore dagli ultimi 25 anni, capirete che il combinato disposto dei numeri concorre maniera spietata a cristallizzare la crisi. Che, poi, va analizzata dall’interno.
C’è una frase di Sir Winston Churchill che potrebbe attagliarsi perfettamente alla situazione attuale che sta vivendo la società bianconera: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Tutto sta ora a capire quale dei due periodi che compongono l’intera frase sia il più adeguato a spiegare la contingenza. Che il club sia in un periodo di transizione, del resto, lo sanno anche i muri della Continassa e non è nemmeno il caso di ricordare i motivi che hanno portato a tutto questo: si andrebbe lunghi e, comunque, continuare a rimestare nel passato è piuttosto stucchevole oltre che inutile. Di certo è che quella fase ha determinato le scelte della proprietà che ha deciso prioritariamente di affidarsi a funzionari con il compito di rimettere sotto controllo i conti, prima che a “gente di sport”. Con il piccolo dettaglio che in questa azienda del tutto particolare che è il calcio, il miglioramento dei conti non può prescindere dai risultati sportivi.