Chiesa primo cambio Juve, l'altra storia: il nuovo corso e il rapporto con Allegri

Ci si aspetta la scintilla che rappresenti l’epifania di una rinascita, di una continuità di prestazioni che lo facciano diventare indispensabile

Federico Chiesa si trova di fronte alla necessità di ribaltare una realtà deragliata in narrazione a causa della smemorata e superficiale cronistoria che diventa racconto dominante. Perché è un fatto incontestabile che “Fede” abbia spostato gli equilibri in maniera decisiva nella fase finale del campionato Europeo chiuso in trionfo a Wembley, ma è altrettanto vero come, nella fase a gironi, gli sia toccato ancora di diventare il “primo cambio” come da indigesto sfogo nel derby contro il Torino (senza preoccuparsi di mascherare le parole di fronte alle telecamere: una scelta), solo che in quella occasione lo era in ingresso invece che in uscita.

Chiesa nel progetto Juve

Nelle prime due gare del girone eliminatorio (gli azzurri le giocarono tutte e tre all’Olimpico) Mancini lo considerò infatti primo cambio di Insigne quando ormai la partita in questione era indirizzata. Titolare, invece, nell’ultima gara del girone (ormai inutile) con il Galles, ha poi fatto la differenza sempre da subentrato contro l’Austria nella sfida forse più delicata di quella competizione. Ma questa è un’altra storia perché quella che lega i due momenti all’attualità riguarda appunto la “centralità” di Federico Chiesa e la sua capacità di rendersi indispensabile dentro a un progetto di calcio e di rilancio come quello che attende la Juventus.

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La gara contro la Lazio

Così ecco che quella dell’Olimpico diventa un’altra, l’ennesima in stagione, notte in cui da Chiesa ci si aspetta la scintilla che rappresenti l’epifania di una rinascita, di una continuità di prestazioni che lo facciano diventare indispensabile al punto che chi sta in panchina non debba più neppure prendere in considerazione la possibilità di toglierti dal campo per far entrare Yildiz o chi per lui. Casomai si gioca insieme ma Chiesa deve dimostrare a se stesso, prima ancora che agli altri, di essere intoccabile.

Domani sera Fede parte da una posizione di vantaggio perché, oltre ad aver segnato nella gara di andata in coppia con Vlahovic (la resa in coppia della coppia bianconera per eccellenza è la “più clamorosa” chimera della stagione juventina), la dinamica della gara ne dovrebbe esaltare le caratteristiche in virtù degli spazi che la Lazio sarà costretta a concedere. Poi questi son discorsi da divano e conta il campo, conta il modo in cui Chiesa affronterà questa ennesima sfida.

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Il rapporto con Allegri

Giovane, ma non più giovanissimo a 26 anni quando per un calciatore si aprono le porte della maturità agonistica. Poi sì: che il rapporto con Allegri sia tutt’altro che lineare e idilliaco è un fatto più che noto, sebbene tanto il ragazzo quanto il tecnico non abbiano mai derogato da un comportamento professionale, però è chiaro che la situazione di disagio non aiuta. Eppure a inizio stagione Chiesa esaltò il nuovo corso dello staff allegriano che, con l’inserimento di Magnanelli sembrava aver sistemato ogni problema tecnico-fisco-tattico.

Poi, va sapere, mentre Magnanelli continua a far parte dello staff, sono emersi malumori di pari passo al calo di prestazioni e di risultati. Poi sì: è sempre difficile dubitare di se stessi prima che degli altri. Poi neppure il calcio in fondo aiuta a mettersi in discussione: c’è sempre subito un’altra partita a disposizione per ripartire. Come domani, all’Olimpico.

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Federico Chiesa si trova di fronte alla necessità di ribaltare una realtà deragliata in narrazione a causa della smemorata e superficiale cronistoria che diventa racconto dominante. Perché è un fatto incontestabile che “Fede” abbia spostato gli equilibri in maniera decisiva nella fase finale del campionato Europeo chiuso in trionfo a Wembley, ma è altrettanto vero come, nella fase a gironi, gli sia toccato ancora di diventare il “primo cambio” come da indigesto sfogo nel derby contro il Torino (senza preoccuparsi di mascherare le parole di fronte alle telecamere: una scelta), solo che in quella occasione lo era in ingresso invece che in uscita.

Chiesa nel progetto Juve

Nelle prime due gare del girone eliminatorio (gli azzurri le giocarono tutte e tre all’Olimpico) Mancini lo considerò infatti primo cambio di Insigne quando ormai la partita in questione era indirizzata. Titolare, invece, nell’ultima gara del girone (ormai inutile) con il Galles, ha poi fatto la differenza sempre da subentrato contro l’Austria nella sfida forse più delicata di quella competizione. Ma questa è un’altra storia perché quella che lega i due momenti all’attualità riguarda appunto la “centralità” di Federico Chiesa e la sua capacità di rendersi indispensabile dentro a un progetto di calcio e di rilancio come quello che attende la Juventus.

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