L'imperdonabile successo di Sinner: se non vi piace almeno lasciatelo stare

Oltre ai tanti ammiratori e tifosi, c'è anche chi critica il tennista altoatesino, primo italiano a vincere l'Australian Open

Forse hanno ragione quelli là. Jannik Sinner non è italiano. Ieri, per esempio, è sembrato più marziano, atterrato a Roma, come in un racconto di Flaiano, con quel tono educato e la dirompente forza della sua trasparenza. La pacata saggezza seminata in parecchie risposte ha poi segnato un solco ancora più profondo fra il ragazzo e certe abitudini italiote. Come quella di provare istintiva antipatia e divorante invidia per quelli che hanno successo.

"Gli italiani ti perdonano tutto, tranne il successo"

Lo aveva scoperto, nel secolo scorso, Enzo Ferrari che aveva sintetizzato tutto nel padre di tutti gli aforismi sul nostro Paese: "Gli italiani ti perdonano tutto, tranne il successo". Guai a riscuoterne troppo, tipo vincendo la Davis o gli Australian Open. Nel momento esatto in cui Sinner si sdraiava dopo il match point, assaporando con la schiena il dolce cemento di Melbourne, c’era già chi temperava il ditino da puntare contro di lui, con l’irrefrenabile tentazione di andare controcorrente per sentirsi un poco più intelligenti della massa. Tutto previsto, ma lascia lo stesso un velo di tristezza assistere alle severe prediche fiscali per la residenza a Montecarlo e, addirittura, ascoltare i dubbi sulla sua italianità per via del nome o dell’abitudine a esprimersi in inglese (che, sì, risulta eccentrico per un popolo così refrattario all’apprendimento delle lingue straniere).

Sinner come Cristiano Ronaldo! Jannik senza sosta: tapis roulant e palestra

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sinner e le polemiche per la residenza a Montecarlo

È indubbio che Sinner tragga vantaggio dalla più morbida tassazione monegasca. Ma insieme al severo richiamo morale (e fiscale) sarebbe onesto spiegare: che i premi, tipo i 2 milioni dell’Australian Open, vengono già tassati dal Paese dove vengono vinti; che intorno a Montecarlo ci sono le strutture più adatte per allenare l’aspirante numero uno del mondo; che uno può andare a vivere dove diavolo gli pare se non viola la legge. Anche perché, stando ai recenti dati dell’Agenzia delle Entrate, se lo stesso afflato censorio venisse usato - per dire - contro le batterie sfortunatamente sempre scariche dei Pos delle attività più allergiche allo scontrino, altro che recuperare il 730 di Sinner!

Perché Sinner fa bene a dire no Sanremo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La verità sulle critiche a Sinner

Che poi, mica è una questione di tasse. Mannò! Il problema è Sinner che ha vinto, che ha successo, che tutti gli vogliono bene, che dice cose intelligenti e che, quindi, ci mostra un esempio difficile da imitare. E questo ci mette in difficoltà, perché fin da piccoli veniamo educati se non proprio all’odio a una cauta diffidenza verso il “primo della classe” e quel semino, gettato nella nostra coscienza bambina, spesso mette radici e, tra le altre cose, ci porta a votare alcuni poderosi cialtroni che poi ci governano. Critichiamo anche loro, ma con maggiore accondiscendenza rispetto a Sinner, perché confrontarci con certi politici è più rassicurante, meno impegnativo è sentirsi alla loro altezza. Sinner non è un santo, non è un padre della patria, né uno scienziato che salva il pianeta, ma è una persona seria, che coltiva con dedizione il suo talento, che lavora sodo e che vince. Se non vi piace, almeno lasciatelo in pace.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Forse hanno ragione quelli là. Jannik Sinner non è italiano. Ieri, per esempio, è sembrato più marziano, atterrato a Roma, come in un racconto di Flaiano, con quel tono educato e la dirompente forza della sua trasparenza. La pacata saggezza seminata in parecchie risposte ha poi segnato un solco ancora più profondo fra il ragazzo e certe abitudini italiote. Come quella di provare istintiva antipatia e divorante invidia per quelli che hanno successo.

"Gli italiani ti perdonano tutto, tranne il successo"

Lo aveva scoperto, nel secolo scorso, Enzo Ferrari che aveva sintetizzato tutto nel padre di tutti gli aforismi sul nostro Paese: "Gli italiani ti perdonano tutto, tranne il successo". Guai a riscuoterne troppo, tipo vincendo la Davis o gli Australian Open. Nel momento esatto in cui Sinner si sdraiava dopo il match point, assaporando con la schiena il dolce cemento di Melbourne, c’era già chi temperava il ditino da puntare contro di lui, con l’irrefrenabile tentazione di andare controcorrente per sentirsi un poco più intelligenti della massa. Tutto previsto, ma lascia lo stesso un velo di tristezza assistere alle severe prediche fiscali per la residenza a Montecarlo e, addirittura, ascoltare i dubbi sulla sua italianità per via del nome o dell’abitudine a esprimersi in inglese (che, sì, risulta eccentrico per un popolo così refrattario all’apprendimento delle lingue straniere).

Sinner come Cristiano Ronaldo! Jannik senza sosta: tapis roulant e palestra

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
L'imperdonabile successo di Sinner: se non vi piace almeno lasciatelo stare
2
Sinner e le polemiche per la residenza a Montecarlo
3
La verità sulle critiche a Sinner