La preoccupazione
"Arriva l'allenatore dalla squadra e capisce che la situazione non è proprio delle più rosee. Quando ho sentito il signore dei soccorsi dirmi ‘chiamo il toboga’ gli ho detto ‘no, non posso andare via da Cortina sul toboga’. Allora ho messo gli sci, ma da dove sono caduta fino al traguardo - dove volevo salutare i fan - non mi sentivo le gambe". Sofia decide di arrivare in fondo alla discesa da sola: "Non avevo sensibilità alle ginocchia, non sentivo niente, ero come paralizzata. Mi sono tolta gli scarponi, ho visto che iniziavo a tremare e sapevo di avere qualcosa che non sarebbe stata la classica botta", ha rivelato la Goggia.
Un'ingiusta punizione
Il racconto di Sofia prosegue dicendo: "Il dolore che provi per te stesso lo puoi sopportare, ma vedere le persone che ti amano, con quegli occhi, fa crollare anche te ed è qualcosa che io non sopporto. È quasi patologico dire io per me sopporto una cosa, un dolore allucinante ma per gli altri quasi crollo, quando invece dovresti dire cavolo sono io la persona infortunata. Invece io ho sempre vissuto l'infortunio quasi come un'ingiusta punizione nei confronti miei, ma anche nel dolore inflitto alle persone che amo".