Superlega: l'avvocato della Corte dà ragione all'Uefa

Il parere dell'avvocatura della Corte di Giustizia Europea è fortemente a favore dell'Uefa, pochi spiragli per la Superlega che paga soprattutto l'idea di "competizione chiusa"

L'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Athanasios Rantos ha espresso il suo parere sul tema Superlega ed è nettamente favorevole all'Uefa (e alla Fifa). Il procedimento presso la Corte, che si concluderà a marzo con la pronuncia della Corte stessa, si mette male per il progetto Superlega, perché se è vero che si tratta di un'opinione non vincolante il giudizio finale, nell'ottanta per cento dei casi viene tenuto in ampia considerazione. E in questo caso il parere non ha toni sfumati o interpretabili, ma fissa dei punti piuttosto critici per la A22 e il piano di creare una nuova competizione europea.

Comandano Fifa e Uefa

Perché, sì, potrà nascere una Super League, assolutamente non vietata dalle leggi dell'Unione, ma dovrà essere fuori dal cosiddetto "ecosistema Uefa e Fifa" e queste potranno quindi sanzionare i club o i giocatori che vi partecipano, escludendoli dalle loro competizioni. E questo pone un ostacolo enorme al progetto, perché la sua creazione dovrebbe coincidere con una spaccatura del calcio mondiale al momento non pensabile (Superlega da una parte con i club che accettassero la scissione e Uefa/Fifa dall'altra: al momento è fantascienza).

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Il monopolio buono

Ma in sostanza, cosa dice l'avvocato Rantos? Dice che Uefa e Fifa sono, effettivamente, dei monopoli, ma la loro posizione non va contro gli articoli 101 e 102 del Trattato di Roma, perché viene riconosciuta la specificità dello sport, all'interno del quale i monopoli servono a garantire lo sviluppo. L'applicazione del paragrafo 3 dell'articolo 101 è, quindi, determinante perché riconosce che alcuni accordi restrittivi possono creare benefici economici oggettivi che compensano gli effetti negativi a livello di distorsione della concorrenza, e consente che quegli accordi siano esentati da tali divieti.

Il modello di sport europeo

L'avvocato cita, infatti: «La consacrazione della particolarità dello sport» e «il modello sportivo europeo», che «si basa su una struttura piramidale con, alla base, lo sport dilettantistico e, al vertice, lo sport professionistico. In secondo luogo, tra i suoi obiettivi principali figura quello di promuovere competizioni aperte, accessibili a tutti in virtù di un sistema trasparente nel quale la promozione e la retrocessione mantengono un equilibrio competitivo e privilegiano il merito sportivo, che costituisce a sua volta un elemento essenziale di detto modello. Quest’ultimo si basa, infine, su un regime di solidarietà finanziaria, che consente di ridistribuire e di reinvestire i ricavi generati dagli eventi e dalle attività, dal vertice ai livelli inferiori dello sport».

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Ma è chiusa o no?

Insomma, la Superlega paga, agli occhi dell'avvocato, l'idea di «competizione chiusa» che tanto ha cercato di smontare negli ultimi tre mesi, con il lavoro di Bernd Recihart, amministratore delegato di A22 (la società che contiene il progetto Super League). Alla fine, davanti alla Corte, è prevalsa la prima incarnazione della Superlega, quella presentata nell'aprile 2021, e che prevedeva dei posti preassegnati e solo una piccola parte di accesso aperto. Il nuovo format (aperto e meritocratico) non è passato nel corso del dibattimento e questo ha certamente inciso nel giudizio dell'avvocato che fa sempre riferimento alla Superlega come a una «competizione chiusa».

Lo spiraglio Superlega

In conclusione, la Uefa ne esce fortissima (e infatti festeggia con un tweet) da questo parere e la Superlega prende uno schiaffo abbastanza forte. Un passaggio che può aprire uno spiraglio, tuttavia c'è e si trova verso  la fine del documento, quando l'avvocato scrive: «la "responsabilità particolare" che incombe alla UEFA, ai sensi dell’articolo 102 TFUE, risiede proprio nel fatto che essa è tenuta a garantire, allorché esamina le richieste di autorizzazione di nuove competizioni, che i terzi non siano indebitamente privati di un accesso al mercato». L'avvocato lo scrive per autorizzare l'Uefa a vietare la Superlega, in quanto competizione chiusa che priva le squadre escluse di accesso al mercato, ma può anche essere letto al contrario: se il progetto Superlega fosse "aperto" (come è il nuovo format proposto da A22), il monopolio autorizzato dell'Uefa come dovrebbe comportarsi? Ma si tratta di una questione molto interpretabile e il resto del documento è, invece, molto chiaro.

La sentenza della Corte a marzo

Il prossimo passaggio sarà, dunque, la pronuncia della Corte, che avverrà in marzo. La storia dice che l'80% dei casi è coerente con il parere dell'avvocato, a questo punto sarà interessante capire se la Corte prenderà in esame il progetto di Superlega "aperta" per riconsiderare alcuni passaggi dell'avvocato o se rimarrà fedele al concetto che, fin dalla disastrosa presentazione dell'aprile 2021, ha condannato l'idea di una nuova competizione europea.

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L'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Athanasios Rantos ha espresso il suo parere sul tema Superlega ed è nettamente favorevole all'Uefa (e alla Fifa). Il procedimento presso la Corte, che si concluderà a marzo con la pronuncia della Corte stessa, si mette male per il progetto Superlega, perché se è vero che si tratta di un'opinione non vincolante il giudizio finale, nell'ottanta per cento dei casi viene tenuto in ampia considerazione. E in questo caso il parere non ha toni sfumati o interpretabili, ma fissa dei punti piuttosto critici per la A22 e il piano di creare una nuova competizione europea.

Comandano Fifa e Uefa

Perché, sì, potrà nascere una Super League, assolutamente non vietata dalle leggi dell'Unione, ma dovrà essere fuori dal cosiddetto "ecosistema Uefa e Fifa" e queste potranno quindi sanzionare i club o i giocatori che vi partecipano, escludendoli dalle loro competizioni. E questo pone un ostacolo enorme al progetto, perché la sua creazione dovrebbe coincidere con una spaccatura del calcio mondiale al momento non pensabile (Superlega da una parte con i club che accettassero la scissione e Uefa/Fifa dall'altra: al momento è fantascienza).

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