Ma è chiusa o no?
Insomma, la Superlega paga, agli occhi dell'avvocato, l'idea di «competizione chiusa» che tanto ha cercato di smontare negli ultimi tre mesi, con il lavoro di Bernd Recihart, amministratore delegato di A22 (la società che contiene il progetto Super League). Alla fine, davanti alla Corte, è prevalsa la prima incarnazione della Superlega, quella presentata nell'aprile 2021, e che prevedeva dei posti preassegnati e solo una piccola parte di accesso aperto. Il nuovo format (aperto e meritocratico) non è passato nel corso del dibattimento e questo ha certamente inciso nel giudizio dell'avvocato che fa sempre riferimento alla Superlega come a una «competizione chiusa».
Lo spiraglio Superlega
In conclusione, la Uefa ne esce fortissima (e infatti festeggia con un tweet) da questo parere e la Superlega prende uno schiaffo abbastanza forte. Un passaggio che può aprire uno spiraglio, tuttavia c'è e si trova verso la fine del documento, quando l'avvocato scrive: «la "responsabilità particolare" che incombe alla UEFA, ai sensi dell’articolo 102 TFUE, risiede proprio nel fatto che essa è tenuta a garantire, allorché esamina le richieste di autorizzazione di nuove competizioni, che i terzi non siano indebitamente privati di un accesso al mercato». L'avvocato lo scrive per autorizzare l'Uefa a vietare la Superlega, in quanto competizione chiusa che priva le squadre escluse di accesso al mercato, ma può anche essere letto al contrario: se il progetto Superlega fosse "aperto" (come è il nuovo format proposto da A22), il monopolio autorizzato dell'Uefa come dovrebbe comportarsi? Ma si tratta di una questione molto interpretabile e il resto del documento è, invece, molto chiaro.
La sentenza della Corte a marzo
Il prossimo passaggio sarà, dunque, la pronuncia della Corte, che avverrà in marzo. La storia dice che l'80% dei casi è coerente con il parere dell'avvocato, a questo punto sarà interessante capire se la Corte prenderà in esame il progetto di Superlega "aperta" per riconsiderare alcuni passaggi dell'avvocato o se rimarrà fedele al concetto che, fin dalla disastrosa presentazione dell'aprile 2021, ha condannato l'idea di una nuova competizione europea.